sabato 29 dicembre 2007

Gran Galà del Blues - fase 3: ecco i video!

Finalmente sono disponibili i video dell'appuntamento del 26 dicembre. La qualità video è discreta ma rende l'idea della serata e del calore con cui il pubblico ci ha accolto.
Il primo video è il brano di apertura, "Funny Bone" di Freddie King.



Il secondo brano invece è un nostro classico, "poor boy blues", scritto e arrangiato dai due pesci fritti Flamiano e Fabio (cioè io).


Tutti i video sono disponibili nella "Musical blog TV", il link è alla vostra destra, è disponibile la mini preview oppure, più sotto, tutti i video a dimensione naturale. Con un click li potete guardare tutti di seguito, comodamente seduti davanti al pc (o al televisore) proprio come in una classica TV.

Manca un video all'appello, e verrà pubblicato nei prossimi giorni.

Un ringraziamento personale a Giampaolo Zago, pianista di Oracle King blues band, che mi ha fatto trovare il piano elettrico, e a Marco Della Casa che ha effettuato le riprese della serata.

giovedì 27 dicembre 2007

Gran galà del Blues - fase 2

La sbornia musicale di ieri sera mi ha reso incapace di scrivere qualcosa dal cellulare-blog-mobile.
Come già scritto, il nostro set è stato molto apprezzato, tanto da meritare un "premio speciale del pubblico 2007", ritirato verso le 22.00. Poi siamo ripartiti con un bel nebbione per tornare alle nostre amate case.

Il concerto è stato ripreso e sto preparando i brani da pubblicare su youtube e quindi sulla musical blog TV. L'attesa non sarà lunga, intanto consolatevi con queste belle foto dei pesci stra-fritti !

Il sottoscritto:

Flamiano "oh, il Nanni.." Mazzaron:

Giuseppe nella sua visuale standard:

Marco il batterista senza trucco:


Ermanno, lo sguardo di uno che la sa lunga:


Lo scatenato Gastone, una tromba dalle grandi prestazioni:

mercoledì 26 dicembre 2007

Bene!

Finito! Le impressioni sono ottime e... Forse c'è una sorpresa... Stay tuned.

Gran galà fase 1

Ci siamo! Due ore di viaggio ed eccoci a san Prospero, Modena. Confermo i musicisti : io al piano, Nanni Mazzaron alla chitarra, Giuseppe Girardello al basso, Marco Carlesso alla batteria, Ermanno Zuccato al sax e Gastone Bortoloso alla tromba. Prossimo post al dopo concerto.

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Natale

In questo periodo sono di "corsa". Quando dico "sto correndo" o "sono di corsa" significa che ho tante cose a cui star dietro, così tante che quasi non ce la faccio. Tante cose che la notte faccio fatica a prender sonno per pensarci, tante cose che mi pare di non aver tempo.
Spesso quando dico "corro, ho corso" a qualcuno non faccio a meno di notare qualche punto interrogativo "ma come, se qui fermo come fai a correre??". Non sembra, ma corro anche quando son fermo. E se non c'è un motivo per correre me ne creo uno ... son fatto così.

Ma questi cinque minuti mi fermo. Mi fermo ed auguro a tutti un Buon Natale. Che per me sarà "in corsa".... ma è tutto normale.

Ricambio gli auguri pubblici di Gremus, e ringrazio chi sta cercando di migliorare la situazione artistico-musicale qui in Italia. Ieri facendo un giretto con il mio bimbo di 2 anni son capitato dentro la chiesa del mio paese. Un coro di 50 elementi + orchestra provavano il concerto della sera. Ci siamo seduti ed in silenzio spiegavo al bimbo "quello è il maestro che spiega ai musicisti come far bene, quello è il piano, quelli sono i violini, quelli sono i tamburi".
Fra una prova e l'altra Lorenzo ha detto "ancora ancora" a voce alta attirando l'attenzione di tutti.

Anch'io oggi dico a tutti "ancora ancora". Non smettiamo di fare quello che ci piace, continuiamo a suonare. Di solito a fine anno si fanno anche questi auguri....

Vi ricordo che il 26 dicembre sarò a Modena per il Gran Galà del Blues. Purtroppo non sono riuscito ad accedere al blog mobile ... comunque cercherò di documentare il più possibile. Avrò telecamera e telefonino e qualche post in diretta non ve lo toglie nessuno!

Auguri ancora !

lunedì 17 dicembre 2007

Enrico, l'uomo "elettronico"


Ci sono delle persone che ammiro profondamente senza che esista una profonda amicizia. Sono quelle che "fanno da sé" . Quelle persone che indipendentemente dalla moda o dalle richieste del mercato preferiscono coltivare passioni piuttosto che morire davanti alla TV. A volte tutto questo resta chiuso in casa. Altre volte invece si prova ad "esportare" il proprio prodotto. Ritengo che le due scelte, la coltivazione casalinga e la presentazione al pubblico, abbiano pari dignità. Ma è vero anche che nel momento in cui qualcuno decide di presentare i propri lavori, musicali o artistici, succede un qualcosa che io chiamo "comunicazione". Se dentro i miei brani ci sono solo io (senza influenze nazional-commerciali) significa che tu ascolti un qualcosa di me. Nel bene o nel male che vi piaccia o no ascoltando i brani pubblicati in questo blog potete avere una parte di me, pregi e limiti inclusi. E se in questi brani ci sono io, sicuramente c'è il mio Io che vuole dire qualcosa. Comunicazione quindi.

Non voglio parlare di me stesso però. Certo mi ammiro come "persona che fa da sè". Ma mi piacerebbe presentarvi altre persone che fanno da sè. Non ho un database e solitamente seguo questo metodo scientifico dell' "andare a caso". Oggi ascoltavo l'ultimo lavoro del caro Enrico Bassi (la copertina è nella foto in alto) ed ho pensato che era venuto il momento di presentarlo. Da anni ai nostri incontri parlavamo di tastiere e di sintetizzatori. Io li ho visti sempre in foto, alcuni li ho suonati ma poi ho preferito pianoforte ed Hammond e ultimamente i plug in per PC. Invece Enrico li ha inseguiti, li ha trovati, se li è portati a casa. E, cosa ancora più bella, li ha fatti suonare, non li ha lasciati a marcire.
Non voglio fare una recensione di questa sua opera, vi lascio un link al suo sito in modo che possiate farvene un'idea. Certo è che durante l'ascolto ci si ritrova da un'altra parte. Nel futuro? Nel passato? No, da un'altra parte. E' così lontano da quello che ascoltiamo di solito che non vale la pena di avere dei riferimenti conosciuti, bisogna inventarne di nuovi, in libertà.
Ma non è tutto, navigando nel sito di Enrico abbiamo la possibilità di conoscere il museo Crumar, o di scoprire la strumentazione usata nei cd con tanto di foto e descrizione. E pensare che ho cominciato ad appassionarmi al suono dell'Hammond ricercandolo nell'organetto Crumar modello "Toccata" ...rivederlo in foto fa un certo effetto. Da oggi Enrico è presente in questo blog fra i link, e non mancherò di farlo parlare direttamente, in un futuro molto vicino.

venerdì 14 dicembre 2007

A presto Elsa!

La brava e volenterosa traduttrice di questo blog è da oggi neo-mamma quindi per un po' di tempo non potrà dare il suo importantissimo apporto. Sono felicissimo per lei e nello stesso tempo mi spiace per il tono "provinciale" che assumerà il mio diario musicale per qualche settimana. Cercherò di rimediare, nel frattempo amici del mondo munitevi di un bel dizionario di italiano e di tanta pazienza!

A dire la verità dovrei tradurre anche questo avviso... un bel problema. Va beh, risolverò.

Intanto colgo l'occasione per ringraziare ancora Elsa per tutto il lavoro svolto finora, mentre il pargoletto lo vedrò fra poco, questione di ore.

Ps: per chi si chiede che fine ho fatto....... sto lavorando per voi!!!!

mercoledì 5 dicembre 2007

Depht

Title : Depth -- Author, arrangements & performance : Fabio Ranghiero Type of file : mp3 -- size : 8520 kb

L'esperienza di "endless ocean" accanto ad alcuni suggerimenti ed idee ricevute mi han convinto a replicare con "depth", un altro episodio musicale che ben potrebbe sposare il già citato videogame "Endless ocean". Un brano sicuramente più scontato del precedente ma più adatto allo scopo che si prefigge. 

I’ve received some suggestions about the experience of “endless ocean” that have convinced me to repeat such an experience with another musical episode “depth”. This episode can go well with the videogame already mentioned entitled “Endless ocean”. “Depth” is a more expected track than the previous but more suitable to the goal I’ve set myself.

martedì 4 dicembre 2007

Tutto

Deutshe Grammophon

Grazie Paolo per questa bella notizia.

Non so se avete idea della vastità e dell'importanza di questi archivi ora in mp3 a 320 kbps.
Il prezzo è buono? Non è buono?

Ancora non lo so dire, da un'ora sono bloccato nella Home della Deutshe Grammophon incredulo, pietrificato.

Da dove parto?

giovedì 29 novembre 2007

Gran galà del Blues a Modena



I four fried fish non sono stati attivissimi quest'anno, per vari motivi. I pochi concerti fatti però son stati memorabili grazie al repertorio, all'esecuzione e all'amore per il blues. Proprio di amore per il Blues si parla quando si scrive "Gran galà del Blues", ogni anno organizzato dalla Kaiman Records. Per il secondo anno consecutivo i quattro pesci fritti saranno presenti in quanto invitati, con la bella novità dei fiati volanti. La formazione quasi confermata sarà:
Fabio Ranghiero - piano
Flamiano Mazzaron - chitarra
Giuseppe Girardello - basso
Marco Carlesso - batteria
Ermanno Zuccato - sax
+ una tromba ancora in "forse".

Sarà una splendida serata e probabilmente documenterò tutto qui nel blog quasi in diretta. Venite, non ci sarò solo io (attrazione della serata come di consueto) ma la crema del blues in Italia.... scaricate il volantino e fissate la data: 26 dicembre 2007 al BATARD si San Prospero (Modena). I four fried fish si esibiranno verso le 19 . 00 circa. Lo show comincia alle 16.00 per finire......molto molto tardi.

Locandina della manifestazione - link.

Come arrivare:




martedì 20 novembre 2007

Endless Ocean su Nintendarea

Segnalo un post degli amici di Nintendarea che prontamente hanno parlato del mio ultimo brano. Interessanti anche i commenti! Ringrazio lo staff, non mancherò di creare nuovamente qualche sonorità adatta ai videogames.

Nintendarea & the Musical blog

lunedì 19 novembre 2007

Endless Ocean

Title : Endless Ocean -- Author, arrangements & performance : Fabio Ranghiero
Type of file : mp3 -- size : 11587 kb

Ho sempre rimandato la pubblicazione di qualche post che riguardasse la musica nel mondo dei videogames. No, questo non è un post sui videogiochi....ancora non ho deciso cosa e come scrivere. Ho semplicemente realizzato un brano che potrebbe fare da sottofondo ad un videogioco, "Endless Ocean" , uscito in questi giorni per console Nintendo Wii. Si tratta di fare una cosa molto semplice, immergersi nell'Oceano ed entrare in contatto con i vari pesci che popolano questo meraviglioso ambiente. Il gioco da' la possibilità di ascoltare un mp3 alternativo alla colonna sonora ufficiale (piacevolissima fra l'altro). Ecco: questa è la mia umile offerta. I’ve always delayed the publication of some posts dealing with the music into the world of videogames. Well, no this is not a post on videogames … I’ve not decided yet what and how to write. I’ve simply realized a track that can be the background of a videogame, “Endless ocean”, published in these days for console Nintendo Wii. It’s a simple thing, you have to plunge into the ocean and touch the various fishes that inhabited this marvellous environment. Through the game you can listen to a mp3 alternates to the official soundtrack (very nice!) . Here is my humble offer.

mercoledì 14 novembre 2007

Apre il sito di Giò Giò


Se ben ricordate alla fine dell'anno scorso ho pubblicato una serie di brani che dovevano fare da "colonna sonora" a dei cartoni animati. Ero stato abbastanza vago in quanto il progetto era ancora ...segreto. Oggi questo progetto si mostra al pubblico di internet. Del cartone animato (che è finito) ancora non c'è traccia, ma il sito ufficiale godrà di corposi aggiornamenti nei prossimi mesi.
In breve, si tratta di un progetto di Marisa Battaglini che riguarda l'insegnamento del nuoto ai bambini. Oltre al contatto con l'acqua è previsto il materiale didattico per i più piccoli (sotto forma di racconti e, appunto, cartoni animati) e quello per gli insegnanti.
Da poco ho avuto conferma che dovrò occuparmi del sottofondo musicale del DVD dedicato agli adulti quindi AL LAVORO !

Di seguito il link al sito (che entrerà a far parte dei miei links permanenti) e alla nuova etichetta del blog "Giò Giò" che raccoglierà tutta la musica che scrivo appositamente per questo progetto.

Dimenticavo.... il cartone animato è stato realizzato dalla bravissima Elena (Mizu) !

Tutte le musiche sono rilasciate con la licenza Creative Commons, l'uso commerciale delle stesse è licenziato IN VIA ESCLUSIVA a Marisa Battaglini.

IL SITO DI GIO GIO

ETICHETTA "GIO' GIO' " DEL BLOG


At the end of last year I published a series of tracks that must be the soundtracks of cartoons. Do you remember that? Well I was vague because the project was secret. Today this project appears to the internet public. There’s no trace of the cartoon right now, but in the next months I will update the official site.
Shortly, it’s a project made by Marisa Battaglini dealing with how to teach the swimming to children. Besides the contact with the water it is expected also the teaching equipment for the youngest (such as stories and of course cartoons) and for the teachers.
Since few days I’ve had the confirmation that I will be involved in the background music of the DVD dedicated to the adults. So LET’S SET TO WORK!

Here is the link to the site (one of my lasting links) and the new blog tag “Giò Giò” that will collect all the music I’m going to write expressly for this project.

I forgot to tell you… the cartoon has been realized by the greatest Elena (Mizu)!

All the music is under Commons Creative License, Marisa Battaglini is the only authorized agent for its commercial use.

WEB SITE

GIO' GIO' LABEL

giovedì 8 novembre 2007

Non sono pigro !

Un breve post per farvi capire a cosa sta pensando il vostro caro, assente su queste pagine da troppo tempo. Il titolo del post non è totalmente veritiero e vuol essere solo un modo di dire che comunque qualcosa sto facendo.....
Dopo la pubblicazione delle famose interviste, che mi ha dato molte soddisfazioni, ho avuto un periodo di meditazione, ho riorganizzato le idee predisponendo i prossimi lavori da fare. Divido quel che sto facendo in due categorie:

PRO MUSICAL BLOG:
- sto cercando di definire qualche brano da pubblicare entro la fine dell'anno, visti i nuovi acquisti hardware spero di fare un buon lavoro
- scriverò ancora qualche novità sul we7
- ho intenzione di far partire la blog-tv entro fine anno...ma la vedo dura visti i numerosi imprevisti quotidiani di questo periodo

W IL CAZZEGGIO:
- mi sto divertendo a guidare la mia nuova auto...non mi era mai successo ma poter controllare i consumi per me è come un gioco (quindi mi diverto)
- dopo l'ennesima "influenza da Pokemon" di agosto - settembre, son tornato a giocare seriamente, e questo (è solo momentaneo, fidatevi) toglie ancora tempo a quello che dovrei fare.

Che dire, in ottobre novembre vado in letargo. A dicembre mi tiro su e a gennaio ricomincio con i nuovi propositi! Per me è sempre stato così.

E comunque:

BUON COMPLEANNO MUSICAL BLOG !

L'anno scorso partiva la mia avventura ufficiale nel mondo dei blog (veramente son partito nel giugno 2005 all'interno di ranghieronline.com ma quella è un'altra storia). Un breve passo falso con aruba e poi eccomi a gennaio su blogger. Ma comunque un anno. Grazie a tutti i visitatori, penso di essere solo all'inizio di questa avventura, tanti sono i progetti che ho in testa.

Grazie a tutti!


Here is a short post in which I want to tell you what I’m actually thinking because I was quite away from these pages for two much time. The title is not all true, it means only that I’m actually doing something…
After the publication of the famous and rewarding interviews, I had a period of meditation in which I reorganized the ideas about my future plans. I want to divide my work into two categories:

PRO MUSICAL BLOG:

- I’m trying to define some new tracks within the year also thanks to the new hardware programmes I recently bought,
- I’m going to write news on we7,
- I’m going to start the blog-tv within the year… circumstances permitting

HURRAH FOR THE SWEET IDLENESS:

- I’m actually involved in driving my new car… it’s a joke for me to check the fuel consumption, it has never happened to me before!
- after the Pokemon influence in August and September, I’m now playing seriously and this (but trust in me, it’s just temporary) steal time to what I should do.

Well, the fact is that in autumn and winter I fall into a state of lethargy. In December I feel better and in January I carry out my design. I always do it like that.

However:

HAPPY BIRTHDAY MUSICAL BLOG !
Last year I started my official adventure into the world of the blog (I started exactly in June 2005 inside ranghieronline.com but that was another matter). I took a false step with aruba and then in January I was on blogger. Thanks to all the visitors, I think I’m only at the beginning of this adventure, I’ve got so many ideas in my mind.

Thanks to all of you !

domenica 28 ottobre 2007

The answer on the grass

Title : The answer on the grass -- Author, arrangements & performance : Fabio Ranghiero Type of file : mp3 -- size : 4578 kb

Ho cercato tante risposte guardando in alto. In molti casi era sufficiente osservare attentamente più in basso. I’ve tried to find a lot of answers looking upwards. In many cases it was enough if I looked carefully further down.

lunedì 22 ottobre 2007

Off topic automobilistico

La settimana scorsa ho cambiato auto. Una notizia che, in questo blog, non dovrebbe nemmeno essere data...anche conoscendo quelle che sono le mie passioni. Ma è una notizia utile a tutti i musicisti che vorrebbero.... andare in meglio. Il mio nuovo acquisto si chiama TOYOTA PRIUS, e dovrebbe interessare i musicisti per quattro motivi:
- comodità nella guida: grazie al cambio automatico arriverete molto più rilassati al luogo del concerto
- economia nei consumi: grazie ad un computer di bordo che organizzerà il lavoro dei due motori (uno elettrico l'altro a benzina) arriverete a consumare meno benzina, quindi a dover sborsare meno per i vostri viaggi
- spazi nella norma: al contrario di quel che sembra, prius è abbastanza spaziosa per contenere tastiere, chitarre e amplificatori
- ecologia: il musicista DEVE essere una persona attaccata all'ambiente, ecco che Prius abbatte in modo serio il problema dell'inquinamento grazie al motore elettrico che permette emissioni zero, grazie al 90% degli interni in plastica biodegradabile; non solo, anche l'inquinamento acustico.... a motore elettrico funzionante Prius è praticamente silenziosa.

Non è l'auto del futuro (a parte il fatto che è un'astronave) ma è una delle auto che indica il futuro.

Ora spazio a qualche foto:


Ampli, carrello veneziano tastiera cavalletto e sgabello. Tenete presente che il carrello è fastidio allo stato puro. Ho provato a toglierlo e ci stavano, in aggiunta, 2 valigie con mixer e cavi, un altro amplificatore, il piano elettrico, due cavalletti per casse + due casse Lem dell'impianto (piccole). Insomma, tutto quel che serve per suonare in un locale. E tenendo presente che ho abbassato solo 2/3 dei sedili.
Altra foto per capire il fastidio del carrello:

Faccio notare una cosa, anche sotto i sedili c'è molto spazio per mettere valigie e valigette.

Vi lascio a 3 immagini della mia auto scattate qualche ora fa. Non ho mai amato le auto, con questa mi sa che dovrò ricredermi......



Per ogni altra informazione e per avere delle foto migliori, visitate con calma il sito della Toyota.

Ps: non sono stato pagato per questa pubblicità....tutto gratis!

lunedì 15 ottobre 2007

Le interviste del blog, ecco il file pdf stampabile!

Il primo ciclo di interviste è terminato. Tanti sono gli argomenti interessanti affrontati, gli intervistati sono stati all'altezza della situazione e non hanno deluso le aspettative . Non avete ancora letto nulla? Aspettavate di leggere il tutto con calma alla "vecchia maniera" ?
Ecco, in formato pdf, tutte le interviste in italiano ed in inglese. Spero che l'esperienza sia piaciuta, perchè ho intenzione, periodicamente, di ripeterla.

Interviste - the musical blog - 2007 - file pdf in italiano
Interview - the musical blog - 2007 - file pdf english text

venerdì 12 ottobre 2007

Interview to Enrico Crivellaro

Enrico, you’ve been playing the blues all over the world for quite some time now. With your own bands, but also as a sideman for many great musicians. You are well known also because you embody a dream, something that can be reached thanks to determination and talent. It is time to make an assessment…what are you proud of, and what is that you aren’t pleased about?

Thank you for the question, and for using the word “dream”. In fact, I believe that life is made of dreams, and that the steps towards the unknown that we make in order to fulfill our aspirations are the juice of life. We can decide to live our life in a more conventional way, or we can decide to try our luck and pursue a lifestyle that is somewhat alternative. The latter vision entails major gambles, for instance the risk of spending years investing in something that eventually doesn’t bear any fruits. A more “normal” lifestyle probably doesn’t involve as many risks, nonetheless it brings about as many difficulties, and I have a great deal of respect for those who, unlike me, have chosen this other road. Having said this, since I was a kid my desire was to be fully involved in the music world, and I knew that playing the guitar in a band wasn’t enough—I had to understand more of the cultural substratum in which music is embedded. Music cannot be detached from culture, history and society, and these are the components that determine the birth and the development of distinctive musical genres in different geographical areas. Because of this, and given that I was a Blues lover since my teen years, at some point I felt that it was necessary for me to pack my things and go to the United States, in order to understand more about the Blues by becoming familiar with its cultural bedrock.
I can probably answer your question by saying that what I am most proud of, looking back at what has happened in these years, is the courage that I displayed when I got on that plane without knowing what I would have done, where I would have ended up living, when and if I would have returned home. The trip, which no doubt started with a huge dose of recklessness, has turned into my life’s most poignant adventure, and is not yet over. In the meantime the trip has become more of a metaphysical journey. I definitely had the chance to learn extensively about American culture and about the kind of music that I loved, but especially I started a journey towards my inner self, discovering resources that I didn’t know I had, facing ideas, beliefs and points of view that were new to me, learning to appreciate not only music, but rather people. I developed the mindset of recognizing the value of diversity as the source of cultural fertility, and as the basis for new ideas and new music. Jazz wouldn’t have been born without the cultural cross-pollination that came about in America, just like Bossa Nova wouldn’t exist without the Brazilian melting pot. The key to understanding music, and to making new music, lies in appreciating cultural diversity—not in being suspicious of it.
I could speak for hours about things I am proud of (having played with many of my idols, my studies and my degrees, the recordings I’ve made, etc), and also about the difficult times (the sacrifices, being myself the stranger/immigrant, working in a niche musical genre, the crisis of recorded music, and so on), yet if I am to assess what has happened during these years, I can only be grateful to the courage that I had when I made the decision of chasing my dream. Even though aspirations change over time, the habit of always taking the bull by the horns, of facing up to the challenge when we are faced with risky decisions, is the mental trait that I acquired from my first trip to the roots of Blues music.

You appear on several CD’s, you are a true showman, you have a few CD’s under your name and recently you have started a record label that promotes excellent musicians from different areas of the world. Which one is your real dimension, and especially which is the dimension of a bluesman nowadays? Does it make sense to still talk about the “bluesman”?

I am a big music lover, and I try not to confine myself to one single dimension. The musical universe is made up of two main worlds, the artistic and the business ones. Both of them comprise many faces, which sooner or later professional musicians end up exploring to a large extent. I have always been attracted by the artistic side, and I have never been comfortable on the business side. I like to go and listen to a good band, I like to play, I like to record and produce, while I simply can’t stand many of the professional musician’s tasks—like selling CD’s, talking about money, and self-promotion. I am not good at all at these jobs, and I think they do undermine the integrity of musicians, who end up doing commerce instead of art. To me being a musician means, simply, making music. This can be done in many ways—live, in the studio, and by producing other artists and helping them give their best. I never changed my mind, what’s important to me is the emotional side of music, and whatever I do I want this to come out. A concert, a solo, a record, a song must move the listeners. This is my conviction, which permeates everything I do with music. After all, I have one single point of view—I try to make the best, most emotional music I can with the resources I have.
Regarding the figure of the bluesman in 2007, the situation is quite multifaceted. Although it is a niche genre, and is not as commercial as other genres, the Blues has a large and international audience. I travel a lot and I meet many hard-core blues fans in Canada, in Brazil, in Australia, in Belgium, in Malaysia and even in the Caribbean. Just to mention some random places…but it is like this all over the world. Blues fans may not be millions in each country, but when you put them all together and sum up the numbers you realize that a bluesman has a much more sizeable audience than any Italian popstar, who is limited by the language to an Italian-only audience, or almost. Paradoxically someone like Magic Slim, who performs at festivals and in clubs all over the world, has a bigger market than Vasco Rossi, who sells out stadiums, but only in Italy. A modern bluesman should realize this, and operate with an international mindset. He or she may never play in huge stadiums (although people like Buddy Guy or B.B. King do!), but will will perform worldwide in a more-than-respectable circuit of clubs and festivals. There are several Italian jazz musicians, among them Paolo Fresu, Stefano Bollani, Stefano Di Battista, who have been able to rise above the local scene and join with full dignity the international circuit, even recording for Blue Note. In the Italian blues scene this has happened only in very rare cases, however nowadays I see several musicians who have the skills to achieve international recognition, just like several colleagues from Denmark, Holland, France and Belgium have already done.

Back to Italy. How are things here, comparing them with the situation abroad? Are things worse, like everybody is saying, or are they not that bad after all?

I don’t mean to be at all cost judgmental, but I must recognize that the state of affairs is much nicer in other countries. Particularly in Anglo-Saxon areas, but also in many other countries. A few months ago I was lucky enough to play in Puerto Escondido, Mexico—such a wonderful place. The owner of the club where we were performing came to me saying “it’s so nice when you guys are here. I would love to have live music every night, unfortunately we don’t have enough bands around here and I need to get a DJ”. Nice anecdote, isn’t it!
There are multiple causes for the Italian anomaly. Many clubs are outdated, there’s no circuit of radios that promote independent music, indie labels have almost disappeared, the management and distribution of royalties through SIAE does not help musicians nor promoters. Besides, for some reason the notion that live music is a business has never been imported into Italy. Anywhere in the world the band is used to draw patrons to a club, and ultimately to make the venue increase the profit. It just takes a trip to Dublin, Singapore, Cape Town…anywhere in the world, clubs with live music are filled with customers who often pay hefty cover charges, whereas clubs with no music are definitely not as active and lively. In Italy, conversely, live music is considered a useless cost, an extra expense with no return. As a result, Italian musicians—who are underpaid, forced to do music on the side, with low self-esteem, and who find themselves in an environment that doesn’t allow for exchange of ideas and growth—become mediocre when compared to their Northern-European, American and Asian colleagues. Mediocrity has, in general, been affecting the Italian music scene, and obviously this doesn’t help those who want to make music their profession. Being a professional musician, outside of Italy, is a full-time job. Italy unfortunately has slipped towards an amateur scenario, in which the fee for a live gig is the sole source of income for the musician. This doesn’t allow to make a living off music—in fact, money is generally somewhere else, not in fees for live gigs. For instance, when we tour Australia it is quite common that in the afternoon, before every concert, we appear on a national radio show. Radio and TV appearances help the musicians, both at the economic level via the royalties that are accrued, and at the image/status level. In turn this helps the radios, which certainly do not lack music, interviews and shows of the highest caliber, it helps clubs and promoters, and at the end of the day it helps nurturing a knowledgeable and up-to-date audience. This synergy is what Italy lacks, and regrettably so far I can’t see any signs that things will get better.

The opinions represent the authors, and even in the freedom given to all who want to read and take the contents, no changes must be justified only if it is authorized by the subscriber.

giovedì 11 ottobre 2007

Dal sito di Paolo Attivissimo

Oggi voglio riportare le belle parole scritte da Paolo Attivissimo sulla musica:

Non c'è che dire: assistere a un evento del genere, e alla partecipazione in massa del pubblico, non fa che confermare che l'era del disco come elemento chiave del meccanismo commerciale è finita o perlomeno è bene che finisca. La pirateria musicale ha il pregio di far capire, nel modo più efficace (all'altezza del portafogli) che gli artisti (o presunti tali) non possono più starsene comodi in studio a registrare con roba ipertecnologica che corregge i loro errori e fa sembrare un virtuoso qualunque personaggio di cartone confezionato dai discografici. Devono andar fuori a suonare, dal vivo, e mettersi in gioco, dimostrando il proprio talento (se ne hanno). Perché l'atmosfera di un concerto, l'ebbrezza di esserci, non si può duplicare e non si può piratare. E per queste emozioni la gente è disposta a pagare.

Condivido quasi tutto. Preciso che è bello lavorare in studio soprattutto se si è musicisti genuini. Ancora più bello è portare quanto "scoperto" in studio fuori, per farlo ascoltare alla gente dal vivo. Qui il post completo.

This post will not be translated.

mercoledì 10 ottobre 2007

Intervista ad Enrico Crivellaro

Enrico Crivellaro è un chitarrista blues da tempo affermato a livello internazionale. Dopo un'esperienza durata 4 anni negli Stati Uniti (prima Boston poi Los Angeles) è entrato nelle grazie del blues mondiale suonando con i migliori artisti. La lista è lunghissima e va letta nel sito ufficiale, www.enricocrivellaro.com

Enrico, da diverso tempo ormai suoni il blues in ogni parte del mondo. Con gruppi che portano il tuo nome ma anche con tanti altri bravi musicisti. E’ impossibile non conoscerti anche perchè rappresenti una specie di sogno, ovvero un qualcosa che sarebbe bello raggiungere con la volontà e la bravura. E’ il momento di fare un piccolo bilancio.... di cosa vai orgoglioso e invece cosa non ti è piaciuto?


Ti ringrazio per la domanda, e mi piace che ti sia servito della parola “sogno” per formularla. Credo che la vita sia fatta di sogni, e che la poesia della vita sia tutta racchiusa nei passi verso l’ignoto che si fanno per realizzare le proprie aspirazioni. Possiamo scegliere di vivere la nostra vita in un modo più conservativo, oppure di tentare la sorte ed inseguire dei modelli di vita in qualche modo alternativi. Questa seconda visione sottintende dei rischi non trascurabili, ad esempio quello di passare degli anni ad investire in qualcosa che poi non porta i frutti sperati. Scegliere un modello di vita più “normale” ha forse meno rischi, ma certo non meno difficoltà, e ho un grandissimo rispetto per chi diversamente da me ha scelto quest’altra strada. Detto questo, la mia vocazione sin da giovane era quella di vivere da dentro il mondo della musica, quindi non soltanto suonare la chitarra in una band, ma anche cercare di capire il substrato culturale che sottintende la musica stessa. La musica è imprescindibile dalla cultura, dalla storia e dalla società, e sono queste componenti che determinano la nascita e lo sviluppo di diversi generi musicali in diverse zone geografiche. Dal momento che sin da molto giovane mi sono appassionato al Blues, ho sentito ad un certo punto l’esigenza e il desiderio di andare negli Stati Uniti a cercare di capirne di più.
Credo di potere rispondere alla domanda dicendo che probabilmente ciò di cui vado più orgoglioso, dopo questi anni, è il coraggio che ho avuto nel salire su quell’aereo senza sapere che cosa avrei fatto, dove avrei vissuto, quando e se sarei ritornato. Il viaggio, iniziato con questa incoscienza, è poi diventata l’avventura più pregnante della mia vita, ed è ancora in corso. E’ un viaggio più metafisico che terreno, in realtà. Ho senz’altro conosciuto a fondo la cultura americana e la musica che mi appassionava, ma soprattutto ho fatto un viaggio dentro me stesso, imparando a scoprire risorse che non pensavo di avere, a confrontarmi con idee, principi e visioni a me prima sconosciute, ad apprezzare non solo la musica, ma piuttosto le persone. Ho sviluppato l’abito mentale di apprezzare la diversità e di considerarla la fonte della ricchezza culturale, e il motore che muove le idee e la musica. Il Jazz non sarebbe nato senza l’incrocio di culture che è avvenuto in America, come pure la Bossa Nova è figlia del melting pot brasiliano. Apprezzare le culture e le loro diversità, e non diffidarne, è la chiave per capire la musica e per crearne di nuova.
Potrei parlare per ore di molte cose di cui vado orgoglioso (l’avere suonato con molti dei miei idoli di gioventù, l’avere completato gli studi, i dischi registrati, ecc), e anche dei momenti di difficoltà (i sacrifici, l’essere io il “diverso” e l’immigrato, l’avere scelto un genere musicale di nicchia, la crisi della musica registrata, e via così), ma se devo fare un bilancio di questi anni, non posso che ringraziare il giorno in cui ho deciso di inseguire quel mio sogno. Anche se in seguito le aspirazioni cambiano, l’abitudine a provarci, e ad andare all’arrembaggio quando la vita impone delle scelte rischiose, rimane il tratto intellettuale che il primo viaggio alle radici del Blues mi ha insegnato.

Hai all'attivo la partecipazione in diversi Cd, sei un "animale da concerto", hai qualche Cd uscito con il tuo nome ed ultimamente sei partito con un'etichetta discografica attenta ai bravi musicisti che stanno nel mondo. Qual'è la tua vera dimensione e soprattutto qual' è la giusta dimensione di un bluesman al giorno d'oggi? Si può ancora parlare di “uomo del blues”?

Sono un grande appassionato di musica, e cerco di non esaurire il mio interesse in una sola dimensione. L’universo musicale è fatto di due grandi mondi, quello artistico e quello del business. Entrambi racchiudono tantissime sfaccettature, e chi fa il musicista finisce spesso per esplorare molte di queste facce. Io sono sempre stato attratto dal lato artistico, e sono sempre stato poco a mio agio nel versante del business. Mi piace ascoltare una buona band, mi piace suonare, mi piace registrare e produrre dischi. Dovere pensare a come vendere i CD, trattare di soldi, e auto-promuoversi sono alcune delle mansioni dei musicisti professionisti, e onestamente non le sopporto. Primo perché non ci sono per niente tagliato, secondo perché le considero cose che in qualche modo rovinano l’integrità dei musicisti, che da artisti diventano commercianti.
Per me fare il musicista significa, semplicemente, creare della musica. Questo può essere fatto sia suonando dal vivo, sia in studio, sia producendo altri artisti, aiutandoli a tirare fuori quanto di meglio possono dare. Non ho mai cambiato idea e continuo a privilegiare il lato emozionale della musica, e in tutti i contesti in cui opero cerco di non perdere mai di vista questa convinzione. Un concerto, un assolo, un disco, una canzone devono dare delle emozioni forti agli ascoltatori. In questo senso reputo che tutto quello che faccio in ambito musicale sia riconducibile ad una singola visione, quella di fare della buona musica con i mezzi di cui dispongo.
Quanto al ruolo del bluesman nel 2007, la situazione è piuttosto complessa ed articolata. Per quanto sia musica di nicchia e meno commerciale di altri generi, il Blues rimane pur sempre uno stile che ha un pubblico vasto e internazionale. Viaggio spesso e incontro appassionati sfegatati di Blues in Canada, in Brasile, in Australia, in Belgio, in Malesia e anche ai Caraibi. Tanto per citare alcuni posti, ma in tutto il mondo è così. Magari in ciascun Paese gli appassionati non sono milioni, ma quando li metti tutti insieme e fai la somma, scopri che un bluesman ha un pubblico più ampio di quello che può avere qualsiasi popstar italiana, che è limitata dalla lingua a cantare prevalentemente per il pubblico italiano. Paradossalmente ha un mercato più grande Magic Slim, che suona ai festival blues e nei club di tutto il mondo, di quanto ne abbia Vasco Rossi, che sì riempe gli stadi, ma soltanto in Italia. Fare il bluesman oggi significa rendersi conto di tutto questo, e operare con una mentalità internazionale. Non si suonerà mai nei mega-stadi (anche se alcuni bluesmen, Buddy Guy e B.B. King sono soltanto due esempi, gli stadi li riempiono!), ma si gira in tutto il mondo in un circuito più che dignitoso di club, locali e festival.
In Italia già da molti anni ci sono musicisti jazz, cito tra molti altri Paolo Fresu, Stefano Bollani, Stefano Di Battista, che si sono sdoganati dalla realtà locale e sono entrati con piena dignità nel circuito internazionale, addirittura registrando per la Blue Note. Nel Blues italiano questo è successo in rarissimi casi, ma vedo molti musicisti che hanno la possibilità di fare il salto, come già hanno fatto altri colleghi bluesmen danesi, olandesi, francesi e belgi.

Torniamo in Italia. Vista la situazione all'estero, cosa puoi dire di come stanno le cose qui da noi? E' tanto peggio come tutti dicono o in fondo non va tanto male?

Non voglio a tutti i costi fare l’esterofilo, ma devo riconoscere che in altri Paesi la situazione è molto migliore. Particolarmente nei Paesi di cultura anglosassone, ma anche da tante altre parti. Qualche mese fa ho avuto la fortuna di suonare a Puerto Escondido, in Messico, un posto meraviglioso. La responsabile del locale in cui suonavamo mi si è rivolta dicendo “che bello quando venite voi. Io vorrei fare musica dal vivo ogni sera, purtroppo qui non abbiamo abbastanza gruppi e devo chiamare il DJ”. Un aneddoto che la dice lunga!
Le cause dell’anomalia italiana sono molteplici. Molti club non sono al passo con i tempi, non esiste un circuito di radio che promuovono la musica indipendente, le etichette discografiche indipendenti sono rarissime, la gestione e la distribuzione delle royalties attraverso la SIAE non aiuta i musicisti ne’ gli organizzatori di concerti. Oltre a tutto questo, per qualche motivo non è mai stata importata in Italia l’idea che la musica dal vivo è un business. In tutto il mondo la band serve ad attirare gente, e a fare guadagnare un locale ben più di quanto guadagnerebbe senza la band. Basta fare un giro a Dublino, Singapore, Città Del Capo…dovunque nel mondo, i club con musica dal vivo sono quasi sempre strapieni di gente che paga delle cifre anche cospicue per l’ingresso, quelli senza musica sono mezzi vuoti. In Italia, invece, la musica dal vivo è vista come un costo extra, come un voce di spesa sicuramente in perdita. Come risultato, anche i musicisti italiani—sottopagati, costretti al dilettantismo, sfiduciati e in un ambiente che non fornisce occasioni di scambio, confronto e crescita—si ritrovano a diventare mediocri a livello di musica, immagine e spettacolo, se confrontati con i loro colleghi nord-europei, americani, e asiatici.
Si è quindi nel tempo creata un’incrostazione di mediocrità nel panorama della musica dal vivo italiana, che certo non aiuta le sorti di chi vuole fare della musica la propria professione. Fare il musicista professionista all’estero è un lavoro a tempo pieno. In Italia purtroppo si è da tempo scivolati verso una impostazione amatoriale, in cui l’unica fonte di guadagno del musicista è il cachet della serata. Certo questo non permette di vivere di sola musica—le occasioni di guadagno infatti sono generalmente in tutt’altre direzioni. Nei vari tour che faccio in Australia è normale che nel pomeriggio, prima di ogni concerto, si facciano una o due interviste/apparizioni promozionali alle radio nazionali. Le royalties di quelle apparizioni sono spesso ben più consistenti dei proventi della serata. Questo aiuta i musicisti sia a livello di profitto che di immagine e status, ma aiuta anche le stesse radio, che possono fare una programmazione ricchissima di musica di ottima qualità, aiuta i club e gli organizzatori dei concerti, e in definitiva aiuta la maturazione di un pubblico informato, colto e preparato.
Ciò che in Italia manca è proprio questa sinergia, e purtroppo non vedo ancora nessun segnale di svolta.

Le opinioni rappresentano gli autori, e pur nella libertà concessa a chiunque di leggere e riprendere i contenuti, nessuna modifica può essere giustificata se non quando autorizzata dal firmatario.

lunedì 8 ottobre 2007

Interview to Bruno Italiano

Bruno Italiano is the author and promoter of Gremus. He’s also a writer, en educator and a musician. He’s interested in education with particular attention to the aspects concerning arts, communication, social relations, and to the management and marketing techniques concerning the artistic and show training. He’s also an orchestra conductor and music divulger. He’s the director of the artistic training and production centre “Musica in Lemine”.

Hi Bruno. First of all thank you for having allowed me a little time for this interview. I have known you for some times visiting your blog. I’ve soon understood that “Gremus” is an high-quality blog, one of the most interesting and useful Italian musical blogs on Internet. Why did you create it? What are the aims?

First of all thank you for your gratifying compliments. The ambitious plan of Gremus is to make music and musical culture as a common good, receiving the spirit of human knowledge that moves the Web 2.0. Almost by chance, near music I’ve added social and cultural themes that have allowed people to understand an important phenomenon. It’s necessary to be broad-minded to meet other audience, to divulge and let be known our art and thought. The human knowledge cannot be divided in sections or in a book of one subject. Moreover, music has never been an exclusive expression. It has always flourished even in the religious, political, social and historical contaminations.

You found the web power as I did. Today should a musician visit internet towards a blog (as a vivid and elastic site) or a classic and “static” web site? How much do the musicians believe on Internet opportunities?

It depends on what you expect to obtain by the web. A popular musician can choose to create a static site adding winning drawings, e –commerce and forum systems in contact with his public. For a novice the aim should be to climb rapidly the “rank” of search engines and the best way to do that is to create a dynamic site, the blog. Obviously the musicians must feed their blogs every day and update them with new contents, ideas or comments. Internet doesn’t offer concrete and predictable possibilities but it allows every musicians to sound out and test a new level of communication. In this period the communication is essential for those who want to take part in the social life, so Internet must extend the field of communication making it global and across the cultures. Internet is a powerful media for the distribution of music and its universal importance. I think that musicians will not have any chance. Internet will take great part of their life.

You talked about expert musicians who probably want to create a static web-site and musicians in search of success who should create a more dynamic one. I think that this division is economically correct, but I’m quite worried about it. Is this the way of an expert musician “to rest on his laurels”? If the musician reaches a good result with a dynamic site in which he presents music, thoughts etc… why should he give up that way? Probably because he wants to capitalize what he has done and work less! How should people who has followed him till that moment take it? Should this, beyond the real changes of opinion, be a betrayal? Let me explain in a better way… how much pleasant should be if we find a musical blog about expert musicians like Guccini or Dalla, that exploit in a detailed way the power of Internet?

A dynamic site is useful both for the amateur and the expert musician mainly because it creates a direct contact with the public. The popular artist ignores such an experience because through his popularity he can sell his experience, his “know how”, his stories and his advice. He can do that by writing books, making interviews or TV programmes etc. I’m going to say something provocative. Web 2.0, the sharable knowledge is an extraordinary way of communication but only for those people who cannot access to a more popular and direct media levels. Who can access at those levels, hardly renounces. The power of those levels that distribute direct income to whom sell his art or his knowledge is decreasing more and more. So it will happen that also the stars should take part of the shared web.

So… at the end we always think of nothing but making money, do we? What do you really think humanly speaking? Let’s think only about music. What are the artists driving at? Why should an artist break off his relations with fans under less direct ways of communication and on behalf of making even more money?

The history of art and the mankind can answer this question. If Bach, Mozart, Verdi or Pavarotti made music without thinking of having money, should they offer to mankind the same music as they did? All these musicians made art for living. Let’s not demonize the art-money combination. The artists were driven very often by necessity to overdo themselves.

I beg your pardon. I think I put it very badly. I agree that money is very important. When I talk about “making money” I mean pursuing it at all costs. I mean that particular moment in which the artist forgets why he does something only thinking at making money. Art becomes a way not the end of making money.

We must analyze the situation from an ethic view. This means that an artist is considered first of all a man with its values. I don’t like very much the ethical generalizations because I think that the most strenuous moralists are often the most intolerant. Even Mozart used to seek rich customers and was subject to their wishes. All the musicians used to move in aristocratic salons instead of taverns. Even Beethoven preached freedom but lived on private income and donations given by the aristocratic fled the revolutionary Paris. Verdi created “The Lombards on the first Crusade” with a sense of the Risorgimento and he dedicated the score to Maria Luigia, the Duchess of Parma, ex-wife of Napoleon. Verdi was to describe that period of operas and dedications as his “galley years”. History is full of that curiosity. I have chosen to be a musician and a writer for a living. I based my choice on values far from the pursuit of money. But if one day someone comes and tells me that he would buy Gremus for a pretty penny, well… I will probably stop and think about it.

Mmmm… I can’t imagine you without your site. By the way… let’s talk about the author’s rights. One time they didn’t exist but there were musicians like Bach, Beethoven, Mozart, Chopin, Depussy, Vivaldi, Scarlatti and many others. When the author’s rights were born, there were Lucio Battisti, the Beatles and The Rolling Stones, drug, sex and rock’ n roll. What kind of legislation should be for the future?

The first musician who was recognized as an artist was Giuseppe Verdi. Before him the musician used to sell his score to a private customer or an editor without enjoying the author’s rights. Verdi, as an expert financier as he was, realized that he could earn more not on the sell of the scores but on their use. Then came the age of disks, and the musicians earned more on the sold copies and radio passages. The system was perfect but the problem was that the disks cost too much to the final customer. The coming of Internet has broken off the system based on the copies’ rights. The work of the author was little by little depreciated not only as regards music but also literature, screenplay, photography and video. The good artist should live with nothing. I dare say that the system of author’s rights should be adapted to this new background to function again. This is impossible, I think! The author’s rights are practically dead. There is nobody who protect it with incisiveness. What should be done? I think that the author must return to produce to order, inventing additional services like production or professional advice and creating their own networks to contact directly the public and acting without intermediaries or brokers. The author must seek its public by his own, and he must be paid by them. Internet will soon become the heart of the “peer to peer” value. Internet has broken the author’s rights but it has given an alternative. It will not be easy, but for now I can’t see better ways.

The opinions represent the authors, and even in the freedom given to all who want to read and take the contents, no changes must be justified only if it is authorized by the subscriber.

venerdì 5 ottobre 2007

Intervista a Bruno Italiano

Bruno Italiano (1962), fondatore e curatore di Gremus, è scrittore, formatore e musicista. Si occupa di formazione con particolare attenzione agli aspetti legati alle arti, alla comunicazione, alle relazioni sociali, alle nuove tecniche di management e marketing legate alla formazione artistica e dallo spettacolo. E' anche direttore d'orchestra e divulgatore musicale. E' direttore del centro di formazione e produzione artistica “musica in Lemine”.


Ciao Bruno, intanto grazie per avermi concesso parte del tuo tempo per questa breve intervista. Ti ho conosciuto qualche mese fa attraverso il tuo blog. Da subito ho capito l'alta qualità di “gremus”, che è oggi uno dei blog musicali italiani più interessanti e utili nell'attuale panorama del web. Con quali motivazioni è nato e, se ci sono, con quali obiettivi?

Innanzi tutto ti ringrazio per il giudizio lusinghiero che hai espresso per Gremus.it. Gremus è nato con l'ambizioso proposito di fare della musica e della cultura musicale un bene comune, accogliendo lo spirito del sapere condiviso che anima il cosiddetto Web 2.0. Alla musica, quasi per caso, si sono aggiunte tematiche culturali e sociali le quali, comunque, hanno permesso di comprendere un fenomeno importante: per incontrare nuovo pubblico, per divulgare e far conoscere a più persone la propria arte o il proprio pensiero, è necessario "nuotare" anche in acque apparentemente lontane dall'area di riferimento. Il sapere condiviso non può essere ridotto a scomparti, non può essere ridotto a libri monotematici. Del resto la musica non è mai stata un'espressione esclusiva. Ha sempre prosperato nelle contaminazioni religiose, politiche, sociali e storiche. Oggi non lo è di meno.

Come me hai scoperto le potenzialità del web. Oggi un musicista dovrebbe affacciarsi in internet attraverso un blog (visto come sito elastico, vivo) o con il classico sito web "statico" ? E più in generale quanto dobbiamo credere nelle opportunità di internet (noi musicisti) ?

Dipende da ciò che ci si propone di ottenere dal web. Un musicista già affermato può scegliere una soluzione statica, magari implementando grafiche accattivanti, sistemi di e.commerce o forum di contatto con il proprio pubblico. Per un musicista che deve ancora emergere l'obiettivo è risalire rapidamente il "rank" dei motori di ricerca e per ottenere questo il sito dinamico, il blog, è il mezzo tecnico migliore. Ovviamente un blog va alimentato giornalmente, aggiornandolo con nuovi contenuti, spunti e riflessioni. Internet non offre possibilità concrete e prevedibili ma permette a ciascuno di sondare e sperimentare un nuovo livello di comunicazione. In un'epoca dove la comunicazione è fondamentale per chiunque desideri "partecipare" alla vita sociale, internet non può che estendere il raggio comunicativo, rendendolo globale e transculturale. La musica e la sua portata universale hanno già trovato nella rete un mezzo di diffusione potentissimo. Credo che i musicisti non avranno molta scelta: internet sarà sempre più la maggior parte di ciò che sta dopo il loro microfono o strumento che sia.

Hai parlato di musicisti affermati che magari possono pensare ad una soluzione web "statica" e musicisti in cerca di successo che magari dovrebbero pensare ad una cosa più dinamica. Economicamente la soluzione è giusta, ma la divisione che hai fatto mi spaventa. Non è che così si motiva il musicista affermato a "riposare sugli allori"? Se il musicista raggiunge un buon risultato con un sito dinamico in cui presenta musica, pensieri ecc. ecc. perchè dovrebbe abbandonare questa strada? Per capitalizzare quanto fatto e lavorare meno ? Come la prenderebbe chi lo ha seguito fino a quel momento? Non sarebbe, al di là di effettivi cambi di opinione che avvengono nel tempo, un "tradimento alla causa" ? Mi spiego meglio... quanto piacevole potrebbe essere trovare un blog musicale di Guccini, o di Dalla, musicisti affermati, che sfrutta in modo capillare le potenzialità della rete?

Un sito dinamico, che poi serve ad instaurare un colloquio diretto con il proprio pubblico, è sicuramente utile sia al novellino sia al musicista affermato. Il motivo per cui l'artista popolare finisce col trascurare una esperienza del genere è che grazie alla sua popolarità può "vendere" la sua esperienza, il suo "know how" le sue storie ed i suoi consigli. Lo può fare attraverso libri, interviste, programmi televisivi e via dicendo. Dirò una cosa che forse suona come provocatoria: il web 2.0, il sapere condiviso è ancora visto come uno strumento straordinario di comunicazione ma solo per chi non può accedere ai livelli mediatici più popolari ed immediati (e redditizi). Chi accede a quei livelli difficilmente vi rinuncia. In prospettiva la potenzialità del livelli che distribuiscono reddito immediato a chi vende il proprio sapere o la propria arte sta diminuendo sempre più.
E allora succederà che anche le star dovranno diventare partecipi del Web condiviso.

Quindi alla fine si parla sempre di...soldi, giusto? Si va dove si prende. Ma mettiamola sul piano umano e dimmi cosa pensi veramente. Pensiamo alla musica e basta. Con gli artisti che vanno dove "c'è la pagnotta".... dove andrà a finire la musica? E' umanamente sensato che un artista che ha curato il rapporto con i fans della prima ora vi rinunci in virtù di forme meno dirette di comunicazione, in nome del maggior guadagno?

A questa domanda risponde l'intera storia dell'arte e forse dell'umanità. Se Bach, o Mozart o Verdi o anche Pavarotti avessero potuto produrre arte senza doverla legare alla pagnotta avrebbero ugualmente offerto all'umanità ciò che hanno offerto? La realtà è che ciascuno di questi faceva arte per vivere e nella storia sono rarissimi i casi contrari. Non bisogna sempre demonizzare il binomio arte-danaro. E' il bisogno che molto spesso ha spinto gli artisti a superare se stessi.

Scusa mi sono espresso male, anzi malissimo. Chiaro che i soldi per vivere devono arrivare. Quando dico "fare soldi" intendo "perseguirli (quasi) con ogni mezzo, metterli in prima posizione (do per scontato che l'artista debba vivere ). Intendo quel momento in cui ci si dimentica perchè si fa una cosa e si comincia a pensare solo all'arricchimento. L'arte in quel momento non diventa più il fine (con il quale guadagnare) bensì un mezzo.

La questione da artistico-filosofico-sociale diventa etica. In questa accezione prima dell'artista viene l'uomo e la sua personale lista di valori prioritari. A me non piacciono molto le generalizzazioni etiche, perché poi chissà perché i più strenui moralisti sono spesso i più intolleranti. Anche Mozart cercava committenti ricchi e soggiaceva ai loro gusti; e se poi vai a vedere scopri che tutti i musicisti hanno sempre frequentato più volentieri i salotti aristocratici che le bettole. Persino Beethoven predicava la libertà ma viveva delle rendite e delle offerte ottenute dai nobili scappati dalla Parigi rivoluzionaria. Verdi scriveva i "Lombardi alla prima crociata" cavalcando il sentimento risorgimentale e dedicava la partitura alla Duchessa di Parma Maria Luigia ex moglie di Napoleone. E ha poi nominato quegli anni di opere e dediche "studiate ad hoc" i suoi Anni di galera (e di tanti quattrini). La storia è piena di queste curiosità.Io ho scelto di fare il musicista e lo scrittore (e un po' di altre cosucce che devo fare per campare). Questa scelta si fonda su valori che ovviamente non mettono la ricerca del denaro a qualunque costo ai primi posti. Ma se un giorno un tizio mi dicesse: "se mi vendi Gremus ti offro parecchi quattrini (tanti quattrini)" be'...ti confesso che mi fermerei a pensarci sopra.

Mmmm...non ti vedo senza il tuo “gremus”. A proposito....diritti d'autore. Una volta non c'erano e abbiamo avuto Bach Beethoven e Mozart, Chopin Debussy Shumann, Vivaldi Scarlatti e....aggiungici chi vuoi. Poi sono arrivati e abbiamo avuto Lucio Battisti i Beatles ed i Rolling Stones la droga il sesso ed il rock'n roll. Quale potrebbe essere la legislazione ideale per il futuro?

Il primo a pretendere il riconoscimento dei diritti d'autore fu Giuseppe Verdi. Prima di lui il compositore vendeva la partitura ad un committente (un privato od un editore) senza godere di alcun diritto sulle rappresentazioni. Verdi, da esperto finanziare quale era, intuì che i guadagni più cospicui potevano essere fatti non sulla vendita della partitura ma sull'utilizzazione della partitura stessa. Poi venne l'era dei dischi, e dai guadagni sulle rappresentazioni si passò a quelli sulle copie vendute o sui passaggi
radiofonici. Il sistema sembrava perfetto ma il problema è che i dischi costavano troppo al consumatore finale. L'avvento di internet è giunto come una mannaia ed ha stroncato il sistema dei diritti sulle copie. Il lavoro dell'autore è stato progressivamente svalorizzato, non solo nella musica, ma anche nella letteratura, nelle sceneggiatura, nella fotografia o nel video. In buona sostanza l'autore dovrebbe campar d'aria. Verrebbe perciò da dire che il sistema dei diritti d'autore dovrebbe essere adattato a questo nuovo scenario per ritrovare funzionalità. Ma ciò è impossibile! Il diritto d'autore è praticamente morto. Legalmente non c'è quasi più nessuno in grado di tutelarlo o difenderlo con efficacia. Che fare allora? Secondo me l'autore oggi deve farsi "impresa" ritornando a produrre su commissione, inventando servizi accessori (produzione consulenza ecc.) e creandosi dei propri network di contatto diretto con il pubblico, bypassando intermediari e operatori di mercato. Il valore, nella nostra società interconnessa, deve andare ad incontrare altro valore direttamente: l'autore deve cercarsi direttamente il suo pubblico, facendosi pagare direttamente da questo. Internet diverrà presto il cuore di questo "peer to peer" del valore. Internet ha azzoppato il diritto d'autore ma offre anche l'alternativa. Non sarà facile, ma per ora strade migliori non se ne vedo.

Le opinioni rappresentano gli autori, e pur nella libertà concessa a chiunque di leggere e riprendere i contenuti, nessuna modifica può essere giustificata se non quando autorizzata dal firmatario.

giovedì 4 ottobre 2007

Interview to Sandro Pasqual

Sandro Pasqual has got a diploma in cello and has graduated in modern history. He’s an expert on music economics and he’s taking an active part in the divulgation of the main problems that torment the professional musicians. He has published several articles and volumes, such as a manual of music economics entitled “Make music”. He writes for the monthly “Music Paper”, the bimonthly “World Music Magazine” and he’s a partner of the broadcaster “Classic Radio”. He teaches “Entertainment Law” at the Conservatory of Ferrara.

Hi Sandro. Thank You for having allowed me a little time for this interview. I’ve just read your book and I loved it because it has been written for all people, also for the non-musicians, as you call them. How did you start to write it? And why? Did you find difficulties on its publication or have you already got an editor?

According to the recent reform of the Conservatory, even the classical musicians can complete their course of studies with a biennial specialized degree. Besides music, they must study other complementary matters such as “Entertainment Law”. When I was called to teach this matter I realized that the first problem was how to find an intermediate language between the sophistry of law and bureaucracy and what the musicians really need. The editor Gianni Rugginenti who is very solicitous to the music needs asked me to publish my notes for students into the manual “Make music”. The aim of the book is to permit a double reading. As a manual is useful for those who are searching for immediate answers about the specific problems of the professional musicians (but they also regard the fans). As a lesson for those who want to test their strength against the three fields of music that I conventionally identify with genius, business and market.

You are also one of the promoters of “Note legali” that makes internet a successful source. The association is young but it has already achieved important goals. This is because when it was born you had precise ideas about the services you could offer. What is the future? Have you got other projects in mind or unfulfilled dreams? How can this association improve the music panorama?

You must talk with the very active man Andrea Marco Ricci, the president of the association, who will be very happy to answer to all questions. As an enthusiastic member of the association I dare say that there are two important aspects explaining the presence of the association. The first consists of passing from an amateur beginning to music to a more expert and professional level. Our society is convinced that the musicians are satisfied only by their love for music and so that they can’t have other rights. Unfortunately people usually thinks that the musician doesn’t live by his work. By the slogan of “Note legali” that is “we know your worth” we want to render explicit the economic intent of the association. The second is that we think that politicians, managers and business men are mostly indifferent to the world of music. That’s why we need persons to “cross the bridge” between music and politics. This people live daily the needs of music and musicians, and at the same time they speak the same language of politicians, managers and business men and they can translate it.

That’s a straight answer. I also declare the freedom of music but inside a specific, clear and recognized rule. On this subject let’s talk about an important theme for both, probably for opposite reasons, the author’s rights. Dutch SIAE has already recognized the Creative Commons licences (http//linux-club.org/nodel/2484). This means two things. The first is that the partners of the association will have major freedom of decision on their rights. The second is that these new half-free licenses are becoming more important. What do you think about it and what are the probabilities of some changes in Italy?

My answer will be very long, so that I must simplify my thought. I think that music must move economically in two or three directions, that of market laws or state finances (or as a third hypothesis both the directions). I beg the pardon of whom doesn’t think like me but I don’t want to consider the hypothesis of a music world made only by amateur musicians (as in the old societies).
In these last days the state finances have been very important for the survival of some music fields. But it’s quite hard that politics will continue in this direction. We must follow the choice of the market laws - a market in which the audience must be expert on “music listening” - . Even if the “Creative Commons” licenses are considered as an incomplete and not generalized answer to the absence of rules, they represent a progress towards other impracticable schemes of “cultural anarchy” recently supported. But I’m afraid that the attention on these new horizons must be too concentrated on particular aspects (commercial music, internet distribution) that cannot represent the whole world of music.

The C.C. were born even to cross the world of editors/producers that has taken away from the artists and has made a market from itself. Probably the artists let themselves to be bought. The C.C. don’t want to be only a renounce of all rights, but of a part of them. The author can choose the licences to grant. Why don’t we acknowledge them inside the SIAE?

I’m quite agree with this experiment, but I always recommend not to precipitate things. The aim is to change “a certain way to do the editor/producer” and not to question the importance and the benefits of the great editors that must be necessary for the music. This point is stressed in my book several times in order to avoid a disastrous mistake. As you tell (this is my secret dream, the objective I want to reach) the problem could be solved with a major participation by the artists, they must stop to be passive or puppet in people’s hands. That’s why on one hand I’m suspicious of “Creative Commons”. They are technically a way of distribution, but in my global view of music that considers everyday life, every segments of population and every way of communication their effectiveness is limited. We need other actions to transform our society. But on the other hand I’m quite happy because the Creative Commons have established a system of rules (as Linux has already done) in which we can and must make progress. The Creative Commons can solve a little part in the direction of rights on Internet for an author who enter the SIAE. He’s free to manage the direction of the rights on Internet.

The opinions represent the authors, and even in the freedom given to all who want to read and take the contents, no changes must be justified only if it is authorized by the subscriber.

martedì 2 ottobre 2007

Intervista a Sandro Pasqual

Sandro Pasqual è diplomato in violoncello e laureato in storia. Esperto in economia della musica è da tempo attivo nella divulgazione dei principali problemi che assillano la professione del musicista. Ha pubblicato numerosi articoli e volumi e fra questi il manuale di economia della musica “fare musica”. Collabora con il mensile “il giornale della Musica”, il bimestrale “world music magazine” e l'emittente “radio classica”. Tiene il corso di “Diritto e legislazione dello spettacolo” presso il conservatorio di Ferrara.


Ciao Sandro, grazie per avermi concesso un po' di tempo per questa intervista. Ho da poco finito di leggere il tuo libro, mi è piaciuto in quanto scritto per tutti, anche per i “non musicisti”, come li chiami tu. Come è nato il libro, con quali motivazioni l'hai scritto? Hai trovato difficoltà a pubblicarlo o avevi già un editore?

Con la recente riforma dei Conservatori, anche i musicisti classici possono completare il loro corso di studi con una laurea specialistica biennale, che prevede oltre allo studio della musica anche importanti materie complementari, come “diritto dello spettacolo”. Chiamato ad insegnare questa materia, mi sono reso conto che il primo problema è trovare un “linguaggio” intermedio tra i sofismi della giurisprudenza e della burocrazia, e le “necessità” quotidiane dei musicisti (di tutti i musicisti, ovviamente, non solo di quelli classici). Dai miei appunti destinati agli studenti è nato “Fare musica”, come richiesta di un editore molto attento ai bisogni della musica come è Gianni Rugginenti. L’obiettivo del libro è quello di consentire una “doppia” lettura: come manuale, per chi abbia bisogno di risposte immediate a specifici problemi che si possono incontrare nella professione (ma che riguardano spesso anche i semplici “appassionati”); e come primo indirizzo per chi voglia cimentarsi nei tre grandi settori dell’economia musicale (che convenzionalmente individuo come creatività, attività professionale, attività commerciale).

Sei anche fra i soci fondatori e promotori di “note legali” che ha fatto di internet un'arma vincente. L'associazione è giovane ma ha già raggiunto importanti traguardi. Questo perchè sicuramente quando è nata avevate idee ben precise sui servizi da offrire. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Ci sono progetti che dovete ancora annunciare o sogni nel cassetto? Come può migliorare il panorama musicale italiano questa associazione?

Per parlare di Note Legali è bene contattare l’attivissimo presidente della associazione, Andrea Marco Ricci, che sarà felicissimo di rispondere ad ogni domanda. Da parte mia, che ho partecipato alla nascita di Note Legali e ne sostengo con entusiasmo la diffusione, posso dire che ci sono due aspetti essenziali che giustificano la presenza dell'associazione. Primo, l’esigenza di passare da un approccio dilettantistico verso la musica, ad un atteggiamento competente e professionale. La convinzione che un musicista debba essere già appagato dal piacere della musica, e non abbia altri diritti, è una tara diffusissima nella nostra società. La battuta diffusa “Che mestiere fai? Il musicista! Ho capito, ma per vivere, che mestiere fai?” è purtroppo uno specchio della mentalità comune. Lo slogan di “Note legali”, “noi sappiamo quanto vali”, esplicita subito la direzione “economica” dell’impegno dell’associazione. Secondo, la sensazione che chi tira le fila della vita collettiva (politici, amministratori, imprenditori) sia in genere molto distante dal mondo della musica. Questo rende necessario costituire un “ponte” che superi questa distanza, e questo ponte può essere rappresentato solo da un gruppo di persone che vivono quotidianamente i bisogni della musica e dei musicisti, ma che nello stesso tempo parlano il linguaggio di quei politici, amministratori ed imprenditori, e lo sanno “tradurre”.

Sei stato chiarissimo, io stesso proclamo la libertà di musica, ma all'interno di una legislazione precisa, chiara e possibilmente riconosciuta. A questo proposito parliamo di un tema a noi caro per motivi opposti probabilmente. I diritti d'autore. La "siae olandese" ha da poco integrato le Creative Commons (news su linux). Questo significa due cose: che gli associati avranno maggiore libertà di decisione sui propri diritti e che queste nuove licenze "semilibere" stanno crescendo in importanza. Qual'è la tua personale opinione e soprattutto che probabilità ci sono di cambiamento in Italia?

Lunghissima la risposta completa, cosicchè provo a sintetizzare il mio pensiero. Due (o tre) sono i percorsi economici che la musica può intraprendere per sopravvivere: le leggi del mercato o “l’ombrello” dello Stato (oppure, terza ipotesi, l’uno e l’altro). Mi perdoni chi non la pensa come me, ma non voglio nemmeno valutare l’ipotesi di un mondo musicale fatto di soli dilettanti (come nelle società primitive). L’ombrello statale è una soluzione interessante, che in questi ultimi tempi si è rivelata essenziale per la sopravvivenza di certi settori della musica; ma è difficile da mantenere entro limiti di oggettività ed equilibrio che non sono comuni nella politica. Il mercato –specie un mercato in cui possa iniettare nel pubblico una più consistente dose di “competenza all’ascolto”- sembra l’alternativa più percorribile, ma richiede regole certe per potersi sviluppare. Le “Creative Commons” sono una risposta all’assenza di regole, una risposta per ora incompleta e non generalizzabile, ma costituiscono indubbiamente un progresso rispetto a certi improbabili progetti di “anarchia culturale” propugnati recentemente. Temo solo che l’attenzione di questi nuovi orizzonti sia troppo concentrata su particolari aspetti (musica commerciale, distribuzione via internet) che non possono rappresentare l’intero mondo della musica.

Le C.C. Nascono anche per contrastare il mondo degli editori/produttori che si è staccato un pochino troppo dagli artisti ed ha fatto un mercato a sé. Forse anche per colpa degli artisti stessi che si sono lasciati comprare. Però C.C. Non vuole solo essere una rinuncia a tutti diritti, ma ad una parte di essi, dando libertà all'autore di decidere quali rilasciare. Perchè non recepirle, all'interno della nostra SIAE?

In linea generale sono d’accordo sull’esperimento, ma mi raccomando sempre di non buttare via con l’acqua sporca anche il bambino che c’è dentro. L’obiettivo è quello di cambiare “un certo modo di fare l’editore/produttore”, e non di mettere in discussione l’importanza, l’utilità dei bravi editori e produttori, che sono necessari, fondamentali nella musica. Questo nel mio libro è più volte ribadito, per evitare un errore che sarebbe disastroso. Come dici tu (e questo è il mio sogno segreto, il fine per cui combatto), il problema si potrebbe risolvere con un maggiore coinvolgimento degli artisti, che smettano di essere gingilli passivi (e, spesso, un po’ cretini) nelle mani degli altri. Da qui discende anche la mia residua diffidenza sulle “Creative Commons”: tecnicamente sono principalmente un sistema di distribuzione, e quindi la loro efficacia è limitata nella mia visione della musica, che è “globale” e vuole comprendere ogni momento della vita quotidiana, ogni fascia di popolazione, ogni mezzo di comunicazione. Ben altri, e più ampi interventi, sarebbero necessari per trasformare la nostra società. Però sono contento, come ti ho scritto, perché con loro si afferma un “sistema delle regole” (come già era con Linux) entro il quale si può e si deve progredire. Per un autore iscritto alla SIAE le “Creative Commons” possono “risolvere” una piccola sfera di gestione dei diritti, quelli su Internet: la possibilità è stata già “recepita” dalla SIAE, che nel recente statuto ha introdotto una “libertà” per l’associato nella gestione dei diritti su Internet.

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