mercoledì 30 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 6

Oggi pubblico qualche foto "curiosa" che ho scattato in sala. Vi ricordo che il cd è pronto e a giorni sarà disponibile per la vendita nel sito www.ludomentis.it


Flamiano alle prese con la collocazione del suo ampli, il primo giorno di sala.


....e Luca gli tocca la chitarra....


Fra un brano e l'altro si editava con Andrea. A turno ognuno gli confidava i propri peccati, come in confessionale.


Marco sta scegliendo la percussione da usare in un brano con l'assistenza di Flamiano e Andrea.


La sezione ritmica pronta per il prossimo brano!


Tutti insieme. E la mia smorfia perchè?

lunedì 28 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish mi mangio un pescegatto a colazione

Il tempo è passato e non me ne sono accorto. Ancora tante cose devo scrivere su questo disco ma sabato me lo sono ritrovato fra le mani, pronto. Sarà disponibile, per la vendita, i primi giorni di maggio e non mancherò naturalmente di "festeggiare" l'uscita e riempire di link il blog. Preparate il portafogli, coccolatelo. Nel frattempo godetevi il sito dei Four Fried Fish rimesso a nuovo per l'occasione. E soprattutto, il sito dedicato al cd "Catfish for breakfast" in cui potete già spulciare qualche informazione e ascoltare in anteprima qualche secondo di musica. Il mio consiglio è aspettare l'uscita e ascoltare i brani per intero. Ma io stesso non saprei resistere ad una simile tentazione.....

martedì 22 aprile 2008

Arrivederci Walter

Una brutta notizia purtroppo. Walter Novello, musicista e amico di tante avventure musicali a Venezia e dintorni, è morto sabato notte. "Bara" Walter era una grande persona, onesta, corretta, sempre felice di quello che stava facendo. Per questo voglio rendergli omaggio qui nel blog. Con lui ho fatto tantissime date nel "periodo veneziano" tanti anni fa. Cantava e suonava l'armonica. Ci siamo fatti i ponti assieme, abbiamo suonato in carcere, nelle piazze, nei locali. Ultimamente mi aveva chiamato per qualche data "fuori zona", si ricordava sempre di me. Ed era sempre di buonumore. Fatalità, ci siamo visti le ultime due volte a Venezia per il funerale di Mark Smith (batterista con cui avevamo suonato sempre in quel di Venezia) e successivamente per il concerto in suo onore, e avevamo fatto assieme qualche blues. Poi ci siamo sentiti solo per telefono, lui era sempre uguale. Sincero, pieno di entusiasmo, felice.

Fermo il blog per qualche giorno. Ho pensato di pubblicare questa notizia per far sapere, a chi mi legge, quanto bello è stato averlo conosciuto e quanto mancherà a tante persone la sua positività.

mercoledì 16 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 5


Ci ho preso gusto con le interviste, oggi tocca a Flamiano, co-produttore. Proprio per questo motivo l'intervista è più articolata e, a mio parere, più interessante. Attenzione, viene data qualche anticipazione sui brani del cd....

Fabio - Ebbene, Flamiano, cominciamo con la classica domanda per riscaldare l'atmosfera. Parlami della strumentazione usata in studio, senza tralasciare i particolari.

Flamiano - La strumentazione usata in sala è la seguente: Gibson ES-335 Dot con corde Gibson Vintage Reissue 0,10/0,46 Ampli Weber su schema 5E5A Fender Pro (Narrow Panel Tweed) con cono 15" Weber Alnico. Su 2 pezzi (Rollin Stone e Three cool cats) ho usato un tremolo della BOSS mod. TR2 .

Fa - Ottimo. Questa strumentazione ti è servita per avere un suono ben preciso?

Fla - Il suono utilizzato è quello usato solitamente dal vivo. Chitarra diretta sull'ampli senza nessun effetto intermedio (ad esclusione del tremolo sui pezzi sopra indicati). Si è scelto di non utilizzare l'unità reverbero esterna Fender (che di solito uso nei live) per lasciare il suono più pulito possibile e riprendere il reverbero naturale della stanza..anche se poi nella seconda giornata è stato spostato l'ampli in una ISOBOTH per evitare rientri nei microfoni del piano avendo così anche la possibilità di alzare leggermente il volume per avere proprio il suono potente usato di solito nei live.

Fa - Beh vorrei chiarire a tutti i lettori che non solo il piano nella seconda giornata non rientrava nei microfoni della chitarra ma anche la chitarra non entrava nei microfoni del piano....

Fla - E' una tua verità... in realtà il suono del piano era fastidioso.

Fa - Anche quello della chitarra, l'ho anche detto al tecnico che ha registrato questa dichiarazione per i posteri.

Fla - Eheheh......

Fa - Scherzi a parte, dietro a questo cd c'è stato molto lavoro sia per i singoli che per il gruppo. Ho avuto modo di scrivere qualcosa ma penso sarebbe bello avere una tua descrizione.

Fla - Dal punto di vista strettamente musicale mi sono preparato con uno studio sugli accompagnamenti e sui soli fatto per conto proprio per poi sentire se il tutto "suonava" in sala prove con il gruppo. I soli sono stati in linea di massima improvvisati seguendo una linea generale che ho sentito funzionare bene dal vivo... C'è stata molta improvvisazione nei soli (...e credo si possa anche sentire nel disco) perchè non credo sia cosa buona imparare perfettamente un solo dall'inizio alla fine... Io sono più attento al suono, alle pause, alla dinamica piuttosto che all'esecuzione dal punto di vista tecnico.Sono più attento che il gruppo mi segua e capisca cosa stò suonando piuttosto di concentrarmi su un fraseggio ipertecnico ma con il "vuoto" sotto.
Mi pongo sempre dal punto di vista dell'ascoltatore che vuole godere della musica nella sua totalità e non dell'esibizione del chitarrista virtuoso di turno.

Fa - Su questo sono pienamente d'accordo, in troppi dischi ascoltati si percepisce la voglia dei musicisti di eccellere. Alla fine nonostante la bravura ci si stanca. Ti sei occupato solo delle tue parti o anche di altro?

Fla - Oltre alla chitarra mi sono occupato delle canzoni sia dal punto di vista dei testi che delle musiche e arrangiamenti (in stretta collaborazione con Fabio). Alcune canzoni erano in cantiere da anni aspettando solo di uscire allo scoperto, (vedi ad esempio Maybe a Man...) altre erano state suonate molte volte dal vivo per cui il groove si sente. Certe altre sono state "aggiustate" proprio per il disco. L'apporto di Fabio dal punto di vista musicale è stato a dir poco dirompente. Il mio approccio nello scrivere musica è totalmente istintivo e virato per la maggior parte al blues. Fabio aggiunge quella parte di "pazzia" e di miscela jazz - pop - funk che caratterizza proprio lo stile della band. Mi sono occupato anche dell'aspetto grafico del progetto, realizzando copertina e libretto sentendomi e confrontandomi spesso con Fabio e con le persone che mi sono vicine ogni giorno.
Questo perchè volevo che questo disco fosse tutto nostro. Credo che alla fine anche da questo punto di vista sia stato fatto un ottimo lavoro.

Fa - Il bello è questo, il prodotto finale è, plastica a parte, stato deciso interamente da noi anche grazie a Marco (Lincetto) che ci ha lasciato carta bianca in questo senso (a parte qualche giusto consiglio). Com'è andata poi in studio?

Fla - L'esperienza in sala è stata fantastica. Sono stato aiutato dalla grande esperienza di tutti quanti, tecnici e musicisti.E soprattutto nei viaggi di andata e ritorno dalle chiacchierate con Marco (che non ringrazierò mai abbastanza) (Marco Carlesso, il batterista ndr) che mi tranquillizzava sulle mie ansie e paure. Marco e Luca sono stati solidi come una roccia...e suonare con loro di base è stato semplice. Altra nota di super merito la devo spendere a favore di Andrea Valtrè che è riuscito a farci lavorare in un clima di assoluto relax e simpatia e mi ha seguito in modo fantastico anche sul canto. Non posso scordare ovviamente il producer, nonchè "mago del suono" Marco Lincetto che ha creduto in me, in noi... fin dal primo incontro quando si è parlato per la prima volta del disco. Credo che Marco e Andrea siano un'accoppiata vincente, sia dal punto di vista puramente tecnico ma anche in quello filosofico (mi riferisco proprio alla filosofia Velut Luna...).

Fa - Sono pienamente d'accordo. Abbiamo solo parlato degli aspetti tecnici. Il divertimento, le battute e tutto il resto sono difficili da rendere e da riportare. Ma vorrei che ci raccontassi un aneddoto...qualcosa che è rimasto indelebile di quei giorni!

Fla - Aneddoti vari...eh,eh,eh...tu vuoi che ti parli della Pandora !!!!!
Il secondo giorno di sala, nel viaggio di andata verso Preganziol io e Marco ci siamo fermati in un panifico con l'idea di prendere una focaccia (eravamo in pieno periodo pasquale) da mangiare tutti assieme nel pomeriggio. Entriamo in un piccolo negozio nei pressi di Istrana e ci serve una ragazza (carina) che da dietro il banco ci indica il piccolo scaffale con i dolci pasquali. Viste le nostre facce sperdute decide di venire vicino ed illustraci meglio le tre tipologie di prodotti: a) la focaccia b) la colomba e per terzo LA PANDORA. Io e Marco ci guardiamo in faccia ed insieme esclamiamo ridacchiando "LA PANDORAAAA" e lei ribatte "lo sapevo che avreste scelto quella". E noi "..perchè lo sapevi?"... "Perchè la pandora è al femminile e a voi piacciono quelle cose che finiscono con la A". Poi, durante tutta la giornata, i commenti si sono sprecati!
Ah...a dover di cronaca la PANDORA è buonissima !!!!! Ovviamente....è al femminile e finisce per A.. eh,eh,eh.

Fa - Ricordo benissimo. E l'abbiamo mangiata sabato, alla fine delle registrazioni del gruppo. Buonissima. E finisce per A ovviamente. Anche "buonissima" finisce per A. Grazie per questa intervista, spero vivamente che questo CD venga apprezzato da tante persone.

Fla - Certo. Solo un paio di cose... un grazie agli ospiti di questo cd. Marco Pandolfi che ha suonato divinamente l'armonica in tre pezzi, Tiziana Guerra, stupenda voce su Three Cool Cats ed il grande Chinito Teremoto con la sua Farfisa sempre sul medesimo pezzo. Un grazie ovviamente anche a tutti gli altri musicisti (Marco, Luca, Ermanno, Gastone e Luca). Marco Lincetto di Velut Luna ed Andrea Valfrè dell'Areamagister Studio. Ultimo grazie a Michele Giacomazzi che ha reso possibile tutto questo.

Fa - Giusti i ringraziamenti. Ringrazio anch'io tutte queste persone, e avrò modo di farlo ancora nei prossimi appuntamenti di questa FAQ. Senza volerlo hai accennato alla nostra "scoperta", quel musicista eccezionale che risponde al nome di Chinito....

Fla - E' vero. Per ora solo il nome... Il resto al momento giusto!


venerdì 11 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 4


Anche in questo appuntamente con le FAQ pubblico una chiacchierata con Luca Zulian, il bassista. Luca è proprio un bassista, concreto, bada al sodo, al groove. E questa intervista lo dimostra. Come Marco è stato una roccia in sala d'incisione.... pochi errori e tanto divertimento.

Fabio - Luca, l'ho chiesto a Marco che aveva bisogno di rompere il ghiaccio, ora lo chiedo a te. Come sei entrato in sala, con quali strumenti?

Luca - Allora, come strumenti ho usato due bassi e più precisamente due Fender Precision bass. Il primo è uno strumento che ho "customizzato" io, è del 1977 ed ho installato due pick up Seimour Duncan, uno Pb e uno Jazz Bass al ponte. L'ho usato nelle parti più funky delle registrazioni e in una ballad. L'altro basso...eh l'altro è il "mio basso" pure James Jamerson style: Precision bass del 1963 rigorosamente sunbust con corde slick Labella. Basta ascoltare le registrazioni, senza dire in quale brano lo uso...si riconosce dalla sua inconfondibile voce.

F - Mi piace il vostro amore per la precisione... Marco ha sottolineato che la batteria è gialla, tu mi dici che le corde sono Slick Labella.

L- Ehehe...

F - Eehehe... Parlami un po' della tua esperienza in sala, il tuo punto di vista. Come ti sei preparato e quanto hai influito sul prodotto finale?

L - Ti posso dire che ho cercato di preparare i pezzi da registrare nel miglior modo possibile avendo capito fin da subito che in questo cd potevo suonare e non eseguire semplicemente degli ordini...ok? Il suono che ne è uscito mi piace molto (in questi giorni stiamo ascoltando il cd in pre-mastering - ndr) . Sono riusciti (Marco e Andrea - ndr) a far sentire il Precision. Cazzo ( lascio il francesismo ci sta bene - ndr) non è poco !!! Nelle esecuzioni invece ho tentato di capire cosa volevate sentire dal basso te e Flamiano ed ho cercato di farlo. Naturalmente a modo mio!

F - Siamo stati troppo oppressivi? E' stata una buona esperienza o c'è qualcosa che non è andato per il verso giusto?

L - E' andato tutto bene. Cosa non mi è piaciuto? Il tempo, sempre troppo poco! a tuo piacere. Ciao a presto!

F - Ciao Luca, avremo modo molto presto di presentare questo cd anche dal vivo.


Bassisti di tutto il mondo, potete raggiungere Luca Zulian tramite il suo sito. E non mi resta che darvi appuntamento per la puntata n. 5 delle FAQ.

martedì 8 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 3



Nella Faq di oggi chiedo qualcosa al batterista che ha lavorato con i Four Fried Fish, Marco Carlesso. Preciso, ordinato, bravo, puntuale e generoso, si è calato subito nei brani e ha dato il meglio.

Fabio - Ciao Marco. Dunque è fatta, ora siamo qui tranquilli e spensierati ad aspettare l'uscita del cd. Io ho già detto la mia ma sicuramente qualcuno vorrà avere l'opinione di tutti i membri del gruppo. Iniziamo con qualcosa di facile: cosa hai portato in sala?

Marco - In sala, per questo cd, ho usato una batteria Pearl Maple Shell (gialla) - cassa da 20", tom da12",timpano da 15", un rullante in legno Gretsch da 14" e piatti Zildijan.

F. - La batteria era gialla? Sai che non me n'ero accorto..... Ascolta... io e Flamiano abbiamo lavorato molto in preproduzione cercando di presentare, a te e Luca, delle idee ben precise su quello che volevamo. Come hai affrontato questa esperienza? Cosa c'è stato di differente dai tuoi altri lavori (Marco lavora moltissimo in studio di registrazione - ndr)?

M. - Ho avuto la fortuna di lavorare parecchio in vari studi di registrazione, quindi l'approccio con il click o il balance dei vari groove non mi è così difficile. Con il tecnico dello studio Andrea Valfrè avevo già lavorato. Lui è molto bravo a metterti a tuo agio e sa fare il suo lavoro con professionalità. I pezzi di questo cd erano di varia estrazione, certi sono risultati impegnativi per i tanti stacchi e variazioni, altri erano basati su groove più continui, quindi un pò più semplici. Ogni volta che si registra in studio è sempre un bel godimento, perchè si deve per forza suonare bene e quando vai in regia ad ascoltare la tua performance si è sempre molto emozionati, si spera di aver dato il massimo delle proprie possibilità.

F. - Te e Luca siete stati due rocce! Quanto spazio hai avuto nei brani? Io e Flamiano siamo stati oppressivi o hai potuto dire la tua?

M. - Ogni musicista quando suona (specialmente in studio di reg.) mette il proprio talento, la propria storia musicale e quindi la propria esperienza. Flamiano e Fabio che si conoscono e collaborano da una vita, pur avendo delle chiare radici blues, hanno avuto l'esigenza di svincolarsi dai canoni abituali del blues stesso, cercando altri mondi musicali presi dal funk, e dal latin. Il risultato penso sia positivo e quindi mi auguro che continuiate a scrivere pezzi sempre più in questa direzione.

F. - Ti ringrazio. Completo io la tua risposta. Il tuo apporto è stato importantissimo anche sui pezzi che, sulla carta, erano già decisi. Ed è stata importante la tua notevole esperienza che ci ha aiutato a tenere i nervi saldi. Fare tutti quei brani in due giorni senza molte possibilità di edit potrebbe fare impazzire più di un musicista... Hai qualche bel ricordo? O qualche nota negativa?

M. - Mi è piaciuto il clima rilassato che si è respirato in sala e la determinazione di ognuno di noi per raggiungere un buon risultato. Penso che non ci siano cose negative da ricordare.

Grazie Marco. Sicuramente qualche batterista avrà molte altre domande da fare, non mancherò di girartele. Oppure fate visita al sito www.marcocarlesso.com per tenere sott'occhio le attività di questo grande musicista.

venerdì 4 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 2

Continua il mio ed il vostro viaggio nei "segreti" della produzione di "... (titolo top secret)...", cd dei Four Fried Fish in uscita a fine mese. Oggi vi parlo di me, di come ho vissuto tutta l'esperienza in relazione di quello che dovevo fare per il cd. Cominciamo con una mia bella foto con Andrea Valfrè. Andrea è una persona dai poteri soprannaturali. Si mette a tua disposizione e nello stesso tempo dirige tutto quello che fai. E' il quinto elemento del gruppo.


Le mie mansioni

La mia occupazione principale, nel cd, è stata suonare il pianoforte e arrangiare qualche brano per i fiati. Su quasi tutto il resto mi sentivo quotidianamente via Skype con Flamiano (copertina, compensi, brani, prove, imprevisti.....tutto). Ho suonato pochissimo l'Hammond per arricchire qualche track ed ho fatto un "coretto". Non ho passato tutto il tempo sopra il pianoforte insomma...anzi. Avrei voluto avere molto più tempo a disposizione ma ci sono state alcune cose che dovevano essere assolutamente fatte e ve le elenco:

- la preproduzione: io e Flamiano abbiamo occupato diversi pomeriggi, nel mio piccolo studio, a suonare "virtualmente" i brani su cubase, in modo da consegnare ai musicisti che poi avrebbero suonato una traccia attendibile da ascoltare. Io ho poi scritto le parti nel dettaglio, non spartiti ma successione di accordi, appunti ecc. ecc. . Non è esistito, e non esisterà mai, un arrangiamento per il quartetto essendo l'improvvisazione un elemento fondamentale del nostro genere. Ci sono state delle proposte discusse in prova, delle indicazioni di Flamiano e delle indicazioni mie che sono state rispettate durante la registrazione finale. Alcuni brani, già suonati live, erano praticamente pronti. Altri sono nati proprio per questa occasione. Questa fase di pre-produzione è stata molto positiva, e in caso di bis (ovvero la pubblicazione di un altro cd) verrà potenziata. Più si hanno le idee chiare quando si entra in sala, più si vive serenamente e con sicurezza la registrazione.
- l'arrangiamento per i fiati: la parte per me più dura non avendo nessuna esperienza di questo tipo. Non è stato semplicissimo e ho proprio sudato. Si trattava prima di tutto di mettere sullo spartito quello che già era stato fatto, aggiungere un trombone, provare, correggere. Una volta stabilito che l'arrangiamento funzionava riscrivevo tutto in bella copia sul Pc e creavo quattro tipologie di spartito, la prima per il sottoscritto che comprendeva tutti i fiati (3 righi), la seconda per la tromba (trasportata), la terza per il sax (trasportata) e la quarta per il trombone. Non finiva qui, successivamente c'è stato il lavoro di correzione di ogni spartito (gli errori son sempre in agguato) che è stato risuonato al piano o al sinth con il suono più adatto. Sicuramente in questi tre mesi sono migliorato e alla fine era tutto più naturale, ma posso quantificare in 6-7 ore a brano questo lavoro. Il numero dei brani che ho arrangiato per i fiati non posso dirlo, supera il 5.
- lo studio al pianoforte dei brani: è stata la parte più semplice alla fine. Alcuni brani li sapevo già e ho dovuto ripassarli e decidere come comportarmi con gli eventuali soli. Quelli nuovi li ho studiati da zero. In linea di massima ho studiato veramente al pianoforte sei settimane, due ore al giorno di media che ho alzato a quattro ore i giorni antecedenti alle registrazioni. Vi sembrerà strano ma ho studiato poco i soli. Essendo fuori allenamento da diverso tempo mi sono concentrato tantissimo sulle scale, sui pochi brani di classica che sapevo (Bach e Chopin) e sul groove del brano. Alcuni soli sono stati rifiniti proprio in sala di registrazione, durante il sound check o in altri momenti di pausa.....


Io e Mr. Steinway

Tutta la mia preparazione aveva l'obiettivo di immaginare come avrebbe suonato il pianoforte della sala di registrazione. Le poche volte che ho avuto modo di suonare un pianoforte a coda live c'erano problemi di vario tipo. Accordatura, suono, monitor, amplificazione. Nessuno di questi problemi si è presentato in sala. L'accordatura era perfetta e potevo ascoltarmi in cuffia perfettamente. La cosa che mi ha spiazzato (pur essendo pronto) è stata, dalla prima nota e oltre la bellezza e versatilità del suono, la profondità dei bassi e la ricchezza degli alti. Son rimasto tanto impressionato che ho deciso, sul momento, di cambiare qualcosina anche sul modo in cui avrei suonato. Tante le cose da dire:

- il pianoforte è all'altezza della sua fama, si è adattato perfettamente al suono che volevo avere (bluesy) e mi ha addirittura dato una mano sugli alti, punto debole di tutti i pianoforti medi.
- rispetto a tutti i pianoforti provati posso affermare che la tastiera è molto più sensibile e pesante. Anche rispetto al mio verticale che è pesantissimo. Anche a causa della temperatura non elevata ho avuto qualche problema di raffreddamento delle mani, in quei momenti pareva tutto ancora più pesante......
- i bassi sono qualcosa di incredibile
- finalmente ho usato il pedale con intelligenza, proprio grazie al piano che non nascondeva nulla di quello che succedeva al suo interno. Purtroppo non sarà facile ascoltare queste finezze a causa del genere e della potenza del suono del quartetto, ma io mi son divertito !


E gli edit?

Come ho già avuto modo di scrivere, pochissimi edit. Voglio rimarcarlo. A ripensarci sono anche stati troppi... la prossima volta darò ancora di più per evitarli, tanta è la soddisfazione di suonare un brano e non vederlo modificare. Qualche stacco, una nota, una breve parte di solo che era sicuramente venuta meglio in una track precedente. Grande comunque lavoro di Andrea e Marco nel contenimento delle nostre richieste che a volte erano eccessive e fin troppo paranoiche ("quella notina li non ci sta", " cancella quello" , "fammelo rifare" ). Questo a riprova del fatto che tendiamo troppo leggermente ad entrare meno concentrati di come invece si dovrebbe essere. L'edit si può fare, ma non bisogna tenerne conto. Si sta meglio senza.


Ho vuotato il sacco, e continuerò a vuotarlo nei prossimi giorni. Tante le sorprese per voi. Chiedete e avrete la risposta !

mercoledì 2 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 1

Da oggi il Glass Master è al lavoro, il suo compito sarà stampare in tantissimi CD il frutto del lavoro dei Four Fried Fish di questi ultimi tre mesi. Renderò dolce l'attesa con una serie di post che vi accompagneranno durante il pre-lancio fino all'uscita (prevista per fine aprile) e, ancora più avanti, nei giorni dell'ascolto da parte mia e vostra (spero). Intitolo questi post "FAQ", domande frequenti, in cui cercherò di parlarvi di come ho affrontato questa avventura e di cosa è successo. Con molte sorprese naturalmente. Chiedete tutto quello che volete, sarò ben felice di rispondere a tutto ad esclusione degli argomenti TOP SECRET che saranno rivelati al momento opportuno ( numero di brani, genere, testi, libretto ecc ecc). Buona attesa!


Arrivo e primo impatto con lo studio

Le prime sessioni di registrazioni si sono svolte il 7, l'8 e il 9 marzo a Preganziol, presso lo STUDIO AREA MAGISTER (nella foto l'imponente mixer della sala regia). Non sto a spiegarvi le meraviglie tecniche delle sale, sono ben descritte (in modo sintetico) nel sito. Il mio consiglio è di seguire il link e immergervi nella lettura. Al mio arrivo ho scoperto che il tecnico Andrea Valfrè e il producer Marco Lincetto erano già attivi dal primo mattino per sistemare i primi microfoni. Il pianoforte, uno Steinway Gran Coda del 1930, era già pronto accordato e piazzato sul fondo della SALA GIALLA mentre accanto un tappeto rosso era pronto ad accogliere le chitarre di Flamiano. La Sala Gialla è veramente grande, vi si accede attraverso due porte di firewall (che come ci ricorda Andrea devono sempre essere chiuse), non ci sono finestre ad altezza d'uomo questo per garantire un reverbero naturale che viene mantenuto in registrazione. A seconda di dove ci si piazza all'interno della sala è possibile ricreare un reverbero diverso. E' stata la prima cosa che ho provato, questa cosa mi incuriosiva. Mentre Marco montava la sua batteria e Flamiano controllava che l'amplificatore fosse ben piazzato, mi sono messo alla tastiera e mi sono scaldato. Batteria e basso erano piazzati nella SALA BIANCA , più piccolina e con un reverbero più leggero. L'ampli del basso è stato piazzato in una delle ISO BOOTH (quella dietro al mixer) mentre quello della chitarra era nella sala gialla il primo giorno, nella ISO BOOTH della sala di VELUT LUNA il secondo (per avere un suono più cattivo). L'impressione personale è che tutta la sala, tecnici compresi, fosse ai nostri piedi per farci avere il miglior suono possibile. Miglior suono significa miglior riuscita dei brani e meno lavoro per i tecnici durante l'editing. Una volta sistemati tutti i piccoli problemi (rumori, suoni, volumi) abbiamo fatto una prova generale. Erano le 13, e siamo andati a mangiare qualche buon panino. Al ritorno abbiamo cominciato le registrazioni.




Questa foto da l'idea di come eravamo piazzati io e Flamiano. Il contatto con la sala bianca era garantito da una telecamera e monitor mentre con la sala di regia comunicavamo tramite i microfoni.

Organizzazione delle giornate

Pensavo che tre giorni non bastassero... Effettivamente avere a disposizione più giorni offre diversi vantaggi. Ma tre giorni ci son bastati (inconvenienti compresi) per ultimare il prodotto al meglio. Lo "stile" di lavoro è tanto semplice quanto efficace e si avvicina molto a "come si faceva una volta". Per ogni brano (salvo qualche eccezione) sono state suonate due o tre tracks (brano eseguito completamente, dall'inizio alla fine con voce guida). In alcuni casi c'è stata la necessità di una quarta track. La terza track, nella maggior parte delle volte, era la più riuscita ( andando oltre ho notato un calo di prestazioni personali ma anche del gruppo) . A quel punto si andava tutti in regia, si riascoltava ed ognuno dava le impressioni generali. L'editaggio quindi veniva fatto subito dopo l'esecuzione, a caldo, e null'altro veniva più modificato successivamente. In pratica il pezzo dopo essere stato suonato veniva ripulito ed era già pronto per il missaggio. Orgoglio del gruppo, devo dire che gli edit (gli interventi fatti dal tecnico per aggiustare degli errori, a volte prendendo piccole parti venute meglio da altre tracks e incollate) sono stati pochissimi. Nulli per la maggior parte dei brani. Errori gravi non ce ne sono stati durante l'esecuzione, e quelli meno gravi (sempre pochi) sono stati lasciati anche per volontà del produttore che esige una registrazione più live possibile. Questo, lo ascolterete, rende più vivo il brano anche se non tutto è tarato alla perfezione. La maggior parte dei CD oggi viene corretta fino ad essere perfetta, con il risultato che quello che era stato suonato in origine viene snaturato. Non si ascolta più il musicista che suona ma una serie di interventi fatti su qualcuno che suonava. Torno a ripetermi (perchè è una cosa che mi piace), con VELUT LUNA gli interventi successivi all'esecuzione sono edit ridotto all'osso (possibilmente nullo), poca equalizzazione (il suono arriva già perfetto fin dai primi momenti, questa è la filosofia) e "live groove". Cosa rara, penso. Tanto per fare un esempio, in un brano Marco (batterista) aveva dimenticato di dare un accento sul piatto (non me ne voglia Marco, fra tutti è stato il più preciso in assoluto). Ebbene, bastava ritornare in sala e sovraincidere il piatto sopra l'esecuzione . Due secondi e si risolveva tutto. Niente, non è stato possibile. Non si è fatto così, quel piatto non lo sentirete mai nel cd. C'è stata solo un'eccezione che riguarda il piano. Nel finale di un pezzo ho anticipato un Si bemolle, di poco, cosa aggiustabile con un edit di tre secondi. L'edit non riusciva , non si poteva fare.... unica soluzione cancellare la nota con PROTOOLS e incidere sopra un nuovo Si bemolle. Discussione di mezzora. Non si poteva fare. Alla fine, dopo aver tranquillizzato il producer (Marco Lincetto) che sarebbe stata la sola volta in tutta la nostra carriera, sono andato al piano, ho eseguito un bellissimo Si bemolle, e tutto è stato aggiustato. E parliamo di un FINALE di brano, dove queste cose possono anche starci (nel senso che effettivamente potevamo lasciar stare). Alla fine questo modo di lavoro mi è entrato nella testa e sono arrivato non solo ad apprezzarlo, ma ad adorarlo. E' il metodo di lavoro giusto e rispettoso per un musicista.

Umore e simpatia

Una cosa che ricorderò sempre di quei giorni. Accanto alla professionalità di tutti, anche mia e di Flamiano che professionisti non siamo, soprattutto dei tecnici, son stati momenti di gioia. Non ci sono stati momenti di tensione, la battuta era sempre dietro l'angolo anche quando avevamo le cuffie ed eravamo pronti a partire con un nuovo brano. Lo rifarei domani, se non fosse per il lavoro duro (ne parlerò domani) fatto sul pianoforte e sugli spartiti. E' difficile descrivere a parole tutto questo, lo riporto per dovere di cronaca e vi do appuntamento con la FAQ n. 2 che pubblicherò venerdi o sabato.

Nel frattempo, se avete altre domande, fatele! Risponderò subito ai commenti e, se sarà necessario un approfondimento, dedicherò a questo un post.