lunedì 17 dicembre 2007

Enrico, l'uomo "elettronico"


Ci sono delle persone che ammiro profondamente senza che esista una profonda amicizia. Sono quelle che "fanno da sé" . Quelle persone che indipendentemente dalla moda o dalle richieste del mercato preferiscono coltivare passioni piuttosto che morire davanti alla TV. A volte tutto questo resta chiuso in casa. Altre volte invece si prova ad "esportare" il proprio prodotto. Ritengo che le due scelte, la coltivazione casalinga e la presentazione al pubblico, abbiano pari dignità. Ma è vero anche che nel momento in cui qualcuno decide di presentare i propri lavori, musicali o artistici, succede un qualcosa che io chiamo "comunicazione". Se dentro i miei brani ci sono solo io (senza influenze nazional-commerciali) significa che tu ascolti un qualcosa di me. Nel bene o nel male che vi piaccia o no ascoltando i brani pubblicati in questo blog potete avere una parte di me, pregi e limiti inclusi. E se in questi brani ci sono io, sicuramente c'è il mio Io che vuole dire qualcosa. Comunicazione quindi.

Non voglio parlare di me stesso però. Certo mi ammiro come "persona che fa da sè". Ma mi piacerebbe presentarvi altre persone che fanno da sè. Non ho un database e solitamente seguo questo metodo scientifico dell' "andare a caso". Oggi ascoltavo l'ultimo lavoro del caro Enrico Bassi (la copertina è nella foto in alto) ed ho pensato che era venuto il momento di presentarlo. Da anni ai nostri incontri parlavamo di tastiere e di sintetizzatori. Io li ho visti sempre in foto, alcuni li ho suonati ma poi ho preferito pianoforte ed Hammond e ultimamente i plug in per PC. Invece Enrico li ha inseguiti, li ha trovati, se li è portati a casa. E, cosa ancora più bella, li ha fatti suonare, non li ha lasciati a marcire.
Non voglio fare una recensione di questa sua opera, vi lascio un link al suo sito in modo che possiate farvene un'idea. Certo è che durante l'ascolto ci si ritrova da un'altra parte. Nel futuro? Nel passato? No, da un'altra parte. E' così lontano da quello che ascoltiamo di solito che non vale la pena di avere dei riferimenti conosciuti, bisogna inventarne di nuovi, in libertà.
Ma non è tutto, navigando nel sito di Enrico abbiamo la possibilità di conoscere il museo Crumar, o di scoprire la strumentazione usata nei cd con tanto di foto e descrizione. E pensare che ho cominciato ad appassionarmi al suono dell'Hammond ricercandolo nell'organetto Crumar modello "Toccata" ...rivederlo in foto fa un certo effetto. Da oggi Enrico è presente in questo blog fra i link, e non mancherò di farlo parlare direttamente, in un futuro molto vicino.

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