martedì 30 dicembre 2008

Catfish for Breakfast, un'interessante "nota durante l'ascolto"

In questi ultimi mesi ho avuto modo di "captare" numerosi feedbacks riguardanti il CD "Catfish for Breakfast". Molti di questi sono positivi, diciamo pure la maggior parte. In molti casi si è trattato di un'analisi abbastanza sintetica. Quello che vado a proporvi è un interessantissimo "hands on", una serie di osservazioni fatte durante uno dei primissimi ascolti. Non una recensione quindi, ed è questa la cosa interessante, pensieri raccolti da Fabrizio Catalano. Perchè Fabrizio Catalano?
Semplice, è una delle persone che ho conosciuto recentemente e che mi ha colpito per la sua passione e la sua sensibilità nei confronti della musica. Forse ha influito anche il fatto di essere coetanei, forse ci lega l'amore per il "rock sinfonico" o il "progressive" degli anni '70 (Genesis fra tutti). O forse perchè su molte cose ci ritroviamo d'accordo. O forse perchè Fabrizio non si occupa del genere che suono in questo disco, per capire cosa intendo basta visitare il sito che cura, www.proghifi.it o gli altri suoi progetti come il Progawards (anche su myspace). Fra tutte le impressioni avute questa è forse quella che più maggiormente si avvicina alla mia . Buona lettura.


Si parte con "So Long", melodica ballata in stile blues con ottima presenza dell'armonica. E' il classico pezzo che predispone l'ascoltatore a ciò che seguirà nel resto dell'album. Efficaci le variazioni di Fabio al piano dove si nota la più che discreta capacità di dare sonorità blues ad un modo di suonare che forse è più debitore ad altri stili. Gli ottoni e la base ritmica forniscono quel pizzico di effervescenza che permette al brano di non essere dinamicamente noioso e ripetitivo. Insomma, non siamo proprio nel campo del blues elettrico alla B.B. King o alla Clapton ma sicuramente Mazzaron riesce a fornire interessanti emozioni anche in questo contesto.

La successiva "Homeway Blues" si avvicina maggiormente allo spirito più tradizionale del blues nero. Nonostante la struttura musicale sia abbastanza rigida (il blues quello è...) bisogna dire che gli interventi degli ottoni e lo stesso cantato di Mazzaron risultano interessanti e piacevoli da ascoltare.

Stranamente, nella successiva "Blues For Mr. G.", al contrario di quanto possa far pensare il titolo, le inclinazioni jazzistiche della band escono alla luce del sole. Andamento "swingato" per una composizione che sembra esulare dal contesto generale del disco. Gli squarci flautistici del bravissimo Zuccato mi fanno venire in mente ben altri stili (Ian, grande Ian...) ma poi ci pensa il buon Fabio a far rientrare nei "ranghi" l'intera composizione. E' interessante far notare come Fabio tenda, nei suoi assoli, a spaziare tra scale e fraseggi dinamici senza mai cadere nel fraseggio noioso e ripetitivo. Bravo davvero.

"Rollin' Stone", storico pezzo di Muddy Waters (di cui mio padre è un grande fan), è stato una piacevole sorpresa per entrambi. L'interpretazione è interessante soprattuto per l'uso che fa Pandolfi dell'armonica. Fabio qui si è limitato a fare il suo compito senza strafare.

Facciamo una breve pausa per prenderci un caffé ed ecco che parte "Making Love". Ci ritroviamo in ambito rhythm 'n' blues senza che ce ne accorgiamo nemmeno. Piacevole è l'arrangiamento e la prova di Mazzaron ma è il duetto Ranghiero/Zulian ad emozionarmi (peccato che dura poco). Brano piacevolissimo che induce l'ascoltatore a ripetere più volte la riproduzione.

"Honey and Bread" inizia e qui, sia io e che mio padre, ci viene in mente lo stesso artista: Eric Clapton anzi, per l'esattezza, alcuni brani in particolare del mitico allievo di John Mayall. Qui bisogna dire che Mazzaron mi ha sorpreso: su una struttura creata apposta per sfoderare assoli su assoli, lui preferisce la strada meno virtuosa e più musicale e, per giunta, lascia spazio anche a Fabio e agli altri componenti della band di esprimersi in maniera adeguata. Soprattutto Fabio ha impressionato mio padre per l'ottima musicalità espressiva. Davvero una prova di classe da parte del duo Mazzaron/Ranghiero.

"H5N1" ci fa ritornare in ambito rhythm 'n' blues dove stavolta gli ottoni recitano un ruolo da protagonisti. Pezzo strumentale con risvolti fusion che risulta essere dinamicamente effervescente e mai ripetitivo.

Quando sembra che il disco ci abbia detto tutto quello che poteva dire ecco che "Three Cool Cats" ci sorprende piacevolmente. Dalla ritmica tipicamente latina all'intepretazione sensuale di Tiziana Guerra, il brano scorre via secondo linee debitrici al jazz che bene s'incastrano con gli interventi degli ottoni.

Il penultimo brano "Monkey Blues" si rifà, a mio parere, a determinate sonorità del grande John Lee Hooker. Non so perché ma questo brano mi ha fatto venire in mente il film "The Blues Brothers", davvero non sfigurerebbe affatto se fosse inserito nella colonna sonora. Vecchi e tradizionali brividi musicali che riaffiorano nella memoria di un appassionato di blues (mio padre) che ha costretto il figlio, per decenni, ad ascoltare la storia di questo genere...

L'ultimo brano "Maybe a Man" è una bellissima ballata dominata dall'armonica, con sottofondo di Hammond, che ci riporta alle sterminate pianure americane dove le strade si perdono all'orizzonte e dove il silenzio dell'anima fa più rumore di un temporale. Il finale è sicuramente emozionante con Pandolfi che mi ha fatto venire davvero i brividi...

Fabrizio Catalano




Ps: tempo fa ho chiesto a Fabrizio di scrivere per questo blog (una sorta di collaborazione) con l'obbiettivo di allargarne la "portata". Purtroppo i troppi impegni gli impediscono di dare una risposta positiva. Però sono riuscito a "strappargli" un post in cui ci parlerà proprio del suo settore. Stay tuned!

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