mercoledì 10 dicembre 2008

Le interviste del blog: CESARE PEGORARO

Da quasi 20 anni Cesare Pegoraro cura la trasmissione “around the blues” su RADIO SHERWOOD, storica radio di Padova. La sua passione e il suo amore per la musica ne han fatto una trasmissione culto per tutti gli ascoltatori nonché un ritrovo obbligato per tutti i musicisti.

The musical blog: ciao Cesare! L'appuntamento settimanale con la tua trasmissione blues su Radio Sherwood è un piacevole ritrovo per tutti gli amanti del genere e non. Non è un programma nato ieri anzi da parecchi anni ci tiene compagnia. Quando è cominciata la programmazione ?

Cesare Pegoraro: il programma è nato nella prima metà degli anni 90 da un’esigenza di cambiamento, trasmettevo da Radio Sherwood quasi da 10 anni occupandomi di musica rock in generale; questo genere stava vivendo un remake che lo riportava a sonorità (di sicuro gradite) degli anni 70, per me un dejà vu. Per cui ho deciso di dedicarmi alla musica che ha sempre avuto un posto privilegiato nel mio cuore: il Blues. Di sicuro la trasmissione è per gli addetti ai lavori ma certamente non sono i privilegiati, io spero di avere ascoltatori giovani e che attraverso il Blues possano capire sicuramente meglio anche il Rock o il Jazz. Dico sempre che la formazione musicale ce la facciamo ascoltando tutta la musica non bisogna mai ragionare a compartimenti stagni. Negli anni il programma è molto cambiato, sono passato da far ascoltare brani al proporre direttamente l’artista in studio che esegue i suoi brani in diretta, sono nate collaborazioni come quella con Paolo Ganz che partecipa mensilmente al programma o a quella con Giorgio Fairsoni che ha scritto e interpretato la nuova sigla.


TMB: Ottimi collaboratori direi! Il momento live nelle tue trasmissioni è sempre emozionante. Mi piacerebbe sapere come si comportano i musicisti in queste occasioni. Sono sempre preparati alla situazione o ci sono sorprese dell'ultima ora , tipo mancano i cavi, gli strumenti ecc ecc. Inoltre, quanto soddisfatto sei personalmente di questo momento? E' un angolino che proponi malvolentieri o un appuntamento che regala emozioni anche a te?

C.P: I musicisti nel live hanno sempre onorato con la loro presenza la trasmissione, qualcuno di sbadato, è vero, c'è anche stato ma in generale tutto si è sempre svolto nel migliore dei modi. Amo molto avere ospiti, vivacizza la trasmissione, c'è la possibilità di far ascoltare musica dal vivo, serve a farti crescere, se vogliamo dire, dal punto di vista professionale, inoltre per gli artisti è un modo per farsi conoscere, si raccontano, cosa che non sempre hanno il tempo di fare durante i concerti.


TMB: La tua attività è strettamente legata alla radio. Si diceva (anche in una canzone) che il video avrebbe ucciso le star della radio. Oggi non è proprio così anzi le radio resistono e non solo, dicono la loro con una programmazione invidiata. Dove si può si approfondisce molto più che in televisione. Certo si vorrebbe (e vorrei) ancora di più ma non possiamo lamentarci soprattutto con la possibilità di farla ascoltare in tutto il mondo, attraverso la rete. Cosa ne pensi? E' un media ancora così importante? E restando nell'ambito del Blues...troverà sempre un piccolo spazio tutto suo?

C.P.: Penso che la radio non morirà mai, magari cambierà la forma (vedi internet) ma la sostanza rimarrà sicuramente inalterata. Come dice la canzone di Finardi con la radio si può scrivere, leggere e cucinare….Soprattutto da la possibilità alla fantasia di volare, tu ascolti e ti fai le immagini a tuo piacimento questo la rende di sicuro differente e vincente rispetto alla tv. Certo ci sono radio e radio ma c’è ancora la possibilità di scegliere. Il ruolo forte il Blues c’è l’ha e ce l’avrà sempre, il fatto stesso che noi stiamo qui a parlarne, ne è una dimostrazione; io sono arrivato al Blues ascoltando il Rock e ho fatto il percorso a ritroso, ho scoperto di non essere stato l’unico. Di sicuro non bisogna chiudersi, bisogna dialogare con le varie influenze musicali, il Blues moderno è quello che non ha paura di farsi contaminare.


TMB: mi piace quest'ultima frase “il blues moderno è quello che non ha paura di farsi contaminare”. Nel nostro ultimo Cd non abbiamo avuto paura di “uscire” dal canone infatti. Ma volevo fare un'osservazione: il blues è stato il “motore” della maggior parte della musica moderna (rock'n roll, jazz, rock, pop). Insomma, la musica moderna si è fatta contaminare spesso e volentieri. Ora, generalizzando, dovrebbe essere il contrario? E questa apertura (più che giusta) potrebbe, nel tempo, portare ad un nuovo genere ? Il blues, nella sua essenza, potrà essere ancora motore o deve aprirsi per sopravvivere?

C.P.: Quello che penso in primis è che i vari generi consolidati non moriranno mai,detto e assodato questo ritengo che il Blues sarà comunque sempre motore e come buon motore per andare avanti e rendere al meglio ha bisogno di carburante. Per cui ben vengano l'abilità e la fantasia di tutti quei musicisti ed artisti che hanno voglia di contaminarlo.

TMB: sei stato vicino al blues non solo con la tua trasmissione ma anche andando ai concerti, parlando con tutti i musicisti (anche prima e dopo la trasmissione quando è il momento di cenare o bere qualcosa). Devo dire che la tua presenza è stata importante per tutti noi perchè ci hai sempre garantito una certa visibilità. Ma è anche vero che è un'isola felice... com'è la realtà?

C.P: In Italia la lotta, se così possiamo definirla, non è per la sopravvivenza, è difficile sicuramente, ma devo dire che la qualità delle nostre proposte è molto buona. La Band di cui fai parte ne è un esempio. Una cosa è triste nel nostro paese, manca nella scuola un’educazione all’ascolto musicale. Di sicuro se questo fosse curato e considerato ci sarebbero molti più appassionati anche per il Blues.

TMB: Scuola.... caschiamo a fagiolo perchè in queste settimane se ne parla molto. Soprattutto per la musica, non è una novità, i fondi sono sempre meno. E una società senza musica, senza cultura, è destinata in un certo senso a morire. Senza parlare della gestione attuale, cosa si è sbagliato negli ultimi 20 anni? Solo soldi o anche programmi, ore di musica, stimoli....

C.P.: Forse per darti una risposta precisa sugli ultimi 20 anni non sono molto adatto, quello che so per certo è che alla musica non sono mai state dedicate tante risorse (quando andavo a scuola io poi erano praticamente inesistenti ). Di sicuro adesso, con i nuovi provvedimenti, andremo ancora peggio. Invece di tagliare le spese militari si tagliano i fondi all'istruzione pubblica, alla ricerca che sono la linfa per uno stato democratico. A mio avviso bisognerebbe inserire un corso di musica in
qualsiasi grado e tipo di scuola anche professionale e tecnica, non tanto per imparare a suonare, ma ad ascoltare far conoscere i vari generi. E poi maggiore attenzione da parte dei genitori verso i figli e fare ascoltare loro musica fin da piccolissimi.

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