domenica 11 settembre 2022

Will of the people, Muse

Essere prigionieri. In una prigione senza sbarre, con la possibilità di andare ovunque e non avere limiti imposti da altri. Eppure, in prigione. Sentirsi imprigionati dalle aspettative degli altri o addirittura obbligati dal business, dalla scarsa voglia di innovarsi o - peggio - dalla mancanza totale di obiettivi.
Ancora peggio: obiettivi che non si riescono a trovare, che non si vogliono trovare perchè manca la voglia di mettersi in viaggio (mentale).
La sto facendo brutta e cattiva eppure questo è quello che penso quando - in campo musicale - mi trovo di fronte alla ripetizione continua di uno standard sicuro a discapito della ricerca di altre forme ritmico-espressive.

Non c'è l'obbligo di essere sempre in prima linea - per carità - così come è bello sentirsi appagati anche per molto tempo dalle proprie conquiste. Nulla da dire se non che chi usufruisce dell'arte dovrebbe essere sempre alla ricerca del nuovo premiando la crescita e punendo o facendo notare eventuali situazioni stagnanti. Forse sono stato troppo cattivo e i Muse - oggetto della mia recensione di oggi - probabilmente non meritano tutto questo. Ma purtroppo - per loro - siamo in una giornata così.

Muse - Will of the people. Non sono mai stato un simpatizzante dei Muse, nascono negli anni '90 che per me è un periodo di proposte musicali non eccellenti. Qualche vibrazione me l'hanno data a dire la verità e non solo nei primi album. Siamo però nel 2022 e questa loro canalizzazione ostinata nella fusione di atteggiamenti progressive, sinfonici e generalmente eclettici purtroppo non la digerisco. La mancanza principale in "Will of the people" è un lavoro di composizione e arrangiamento dei brani che finiscono per essere copie della peggior copia dei loro ultimi brani (che non sono fra i migliori). Se manca la composizione significa che siamo a corto di idee (o non vogliono uscire, o non le vogliono fare uscire fate voi) e tutto ricade poi sugli arrangiamenti che hanno l'unico scopo di provino per spingere ancora di più i concerti (tanto a chi li va a vedere probabilmente bastano le tonnellate di effetti e di watt assicurati ad ogni prestazione). C'è ben poco, veramente, che si possa ascoltare con gusto in quanto è proprio il gusto a non essere al suo posto. 
Voto 5: i Muse fanno molto bene il loro mestiere e sicuramente si torna esaltati dai loro concerti ma un po' di ricerca a questo punto è necessaria. Provate a rimpicciolire i suoni, a cambiarli, fate urlare di meno la musica trovando nuove geometrie compositive e perchè no, negli arrangiamenti (che poi se volete il progressive dovrebbero essere il piatto forte). Se poi volete sparare al massimo il vostro impianto per godere della spazialità di ogni traccia qui si va sul sicuro.

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