martedì 4 aprile 2023

Playing for Time - analisi e differenze fra i Mix

Siamo arrivati al terzo appuntamento, alla terza Luna piena (e alla controparte luna nuova). Peter ci consegna una nuova canzone e due mix diversi da scegliere: il bright mix ed il dark mix. Pochi sono gli artisti che possono permettersi questo (a proposito, ce ne sono altri?). Pochi gli artisti che ci hanno pensato. E' una cosa utile? Per chi ascolta a fondo avere la possibilità di scegliere il mix più adatto (e non l'unico scelto dall'artista, se mai avesse avuto modo di scegliere) è sicuramente un tesoro. 

Se ne può fare a meno? Certo, ma devo dire che una volta avuta la possibilità se ne potrebbe sentire il bisogno anche in altre occasioni. Tralasciamo queste "voglie" visto che difficilmente altri artisti lo faranno. Peter è unico, soprattutto in questo.

Un po' di storia

Doveva arrivare prima o poi. Facciamo il riassunto degli ultimi 10 anni. Tour 2014, Peter festeggia l'uscita di "So" con una serie di date. Il concerto si apre con un brano che - dice - è in lavorazione ed entrerà di diritto nel nuovo album che uscirà a breve (sappiamo ora che non sarà così). Il titolo è "O but", testo del figlio più piccolo in continua elaborazione. Una versione che si pensa definitiva la troviamo nel film del concerto con il titolo "Daddy long legs". Definitiva? No, dell'album perdiamo le tracce dopo il 2017 ed il brano cade nel dimenticatoio. 
2023, la promessa è mantenuta, il brano è presente nel nuovo album ed ora possiamo finalmente ascoltarlo nella versione finale. Poco è cambiato nell'armonizzazione e  nella composizione originaria di Peter mentre sono state fatte delle simpatiche aggiunte che portano il brano ad essere il più lungo fra quelli finora usciti (6 min e 18 sec). Ottimo.
Il titolo è ora "playing for time" e Peter ne parla nella sua puntuale uscita di presentazione (Youtube, trovate il video qui sotto, comodo). Ci racconta che il testo è molto personale, parla del tempo che passa quindi del diventare vecchio, delle memorie: questo ci rende prigionieri o ci possiamo permettere delle libertà?

Ogni brano viene accompagnato da un'opera d'arte e dal link di una ONG che Peter ci vuole far conoscere. L'artista di questa Luna piena è Annette Messager mentre l'associazione che ci invita a conoscere è The long Now Foundation, persone che cercano di creare, studiare, seminare e coltivare una cultura che possa dare utilità per molto tempo.

PLAYING FOR TIME

Peter ha rilasciato alcune dichiarazioni che riguardano la composizione di questo brano, abbastanza interessanti. E' partito da uno "studio" sulla scala cromatica, cercando una serie di accordi possibilmente in sintonia con il brano che aveva in mente. Peter sottolinea che il metodo è sicuramente tradizionale (nulla di nuovo) ma ricorda anche quanto detto da Kubrick: "se vuoi che il futuro sia credibile includi anche il passato".
Potremmo definire questo brano come una "classica ballata" alla Peter Gabriel, queste progressioni sono comuni in brani come "Family snapshot" o "washing of the water" anche se senza dubbio in "playing..." c'è un lavoro musicale più profondo. Si conferma la presenza dell'orchestra anche se per questo brano non troviamo Metcalfe agli arrangiamenti ma Ed Shearmur

Si comincia, prima la struttura come sempre

Il brano non presente sorprese nella geometria, si tratta di una canzone quindi strofa e ritornello sono al loro posto mentre nel finale troviamo un "tutti" aggiunto (se pensiamo alla prima versione) forse un po' forzato ma che piacerà a tutti, sicuramente. Quindi, volendo giocare alle letterine ci troviamo di fronte ad un

intro - A - B - A - B - minibridge - C 

Per tutta la prima parte troviamo quattro strumenti: Peter (voce),Tom Cawley (pianoforte), Tony Levin (basso) e l'orchestra. La batteria appare nella più movimentata "C" che, a dirla tutta, vedo come un classico "fan service". 
Ma scriverò le mie impressioni più avanti, quando tutti i brani saranno usciti. E' il momento di analizzare i due mix. Ci sono differenze? Ebbene si, chiarisco subito che trovano conferme le due differenti "filosofie" che oramai possiamo dire di conoscere bene. Tchad Blake (dark mix) non ama molto compressione e stereofonia inoltre maltratta un po' troppo l'orchestra (ma lo farà anche qui?). Direi che i suoi mix sono ROCK vintage. Mark "Spike" Stent (bright mix) invece crea dei mix aperti, molto solari e con un'equalizzazione che sacrifica un po' i medi. I suoi sono mix POP. Blake azzarda di più sporcando molto, Stent invece cerca maggiormente di non disturbare il nostro apparato uditivo.

Le differenze sono molto marcate anche in "Playing for time", la struttura ed il carattere più intimo questa volta mi permette di essere molto semplice e sintetico nella descrizione:

- PRIMA PARTE - (piano-basso-voce-orchestra)

Entra subito il pianoforte, da solo, occasione per analizzarne le differenze: nel darkmix è centralissimo e apparentemente lontano, quasi monofonico (così come il reverbero) mentre il brighmix lo vuole più stereofonico. La differenza scompare con l'arrivo del basso (contrabbasso) di Levin, quasi "primadonna" nel brightmix, alla "pari" con il piano nel dark mix (si nota bene, per esempio, ad 1min e 40 sec). Il darkmix si rivela ancora una volta vincente per la voce di Gabriel, appare infatti più ruvida quindi reale. Il brightmix invece tende ad ammorbidirla forse un po' troppo togliendo molti medi, alzando l'asticella del compressore con il risultato di far perdere un po' di mordente (per carità, niente da essere passivo di denuncia). Per capire meglio, posizionatevi a 2min 5sec e ditemi se non ho ragione. Sempre sulla voce noto ora più reverbero e più distribuzione dello stesso nel brighmix. Anche l'orchestra si fa notare subito (40 secondi circa). Devo dire che il darkmix in questo brano ci regala un'orchestra piena di particolari probabilmente perchè ha utilizzato in modo intelligente anche i microfoni più vicini agli strumenti, cosa che il brightmix evita. Ascoltiamo ad esempio dal minuto 2 e 50 sec, si riescono a distinguere i primi violini (si distingue bene la corda che suona) tanto da sembrare quasi un quartetto, cosa impossibile nel bright mix che privilegia l'insieme. Ritengo che in questo caso la ricerca del particolare regali al brano una marcia in più, lo rende evocativo e più vicino all'anima di Gabriel. Proposta artistica: non sarebbe stato più indovinato un quartetto d'archi?

Siamo alla fine della prima parte, a 3min 50sec la voce di Peter si "perde" subito nel reverbero (brightmix), più tardi nel darkmix.

SECONDA PARTE, quello che non ti aspetti

Troppo facile scovare le differenze, orchestra dominante (prevedibile) nel brightmix ma moltissima compressione e medi molto schiacciati, batteria leggera e pianoforte invisibile. Il darkmix vince a mani basse, una bella batteria, la voce di Gabriel più viva e vera, un piano cattivissimo e l'orchestra in secondo piano. Il tutto schiacciato al centro (wall of sound) molto molto sporco, piacevole contrasto con la prima parte.

"Playing for time" è un brano privo di synth, campionamenti, effetti. L'ascolto è quindi molto più semplice e - permettetemi il termine - più orizzontale. Le differenze - soprattutto nella filosofia - fra i due mix trovano comunque conferma. Ruvido e ricercato per Blake (fatto apposta per piacere meno alle masse), ruffiano ma elegante per Spike. 

La curiosità e la voglia di scoprire e confrontare però sale. E siamo con ogni probabilità all'inizio.

6 aprile prossima luna nuova, prepariamo cuffie e impianto.

-CREDITS-

Words and Music by Peter Gabriel

Engineering by Oli Jacobs and Katie May

Assistant engineering by Faye Dolle, Dom Shaw

Orchestral engineering by Lewis Jones

Orchestral assistant engineering by Tom Coath, Luie Stylianou

Pre-production engineering by Richard Chappell

Produced by Peter Gabriel

Mixed by Tchad Blake

Mastered by Matt Colton at Metropolis

Recorded at Real World Studios, Bath, The Beehive, London and British Grove, London.

Cover image: Mes voeux (avec nos cheveux) by Annette Messager


Drums: Manu Katché

Bass: Tony Levin

Piano: Tom Cawley

Synths: Peter Gabriel, Oli Jacobs

BVs: Peter Gabriel

LVs: Peter Gabriel


Orchestral Arrangement by Ed Shearmur

Violins: Everton Nelson, Ian Humphries, Louisa Fuller, Charles Mutter, Cathy Thompson, Natalia Bonner, Richard George, Marianne Haynes, Martin Burgess, Clare Hayes, Debbie Widdup, Odile Ollagnon

Violas: Bruce White, Fiona Bonds, Peter Lale, Rachel Roberts

Cellos: Ian Burdge, Chris Worsey, Caroline Dale, William Schofield, Tony Woollard, Chris Allan

French Horn: David Pyatt, Richard Bissil

Tenor Trombone/Euphonium: Andy Wood

Tenor Trombone: Tracy Holloway

Bass Trombone: Richard Henry

Tuba: David Powell

Orchestra Conductor: John Metcalfe

Orchestra Leader: Everton Nelson

Sheet Music Supervisor: Dave Foster

Orchestra Contractor: Lucy Whalley and Susie Gillis for Isobel Griffiths Ltd

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