lunedì 14 agosto 2023

i/o - analisi e differenze fra i Mix

Più di un mese di assenza dal blog, sono stato quasi sepolto dai miei impegni. Voglio però lasciare un lumino acceso, l'ascolto e un po' di osservazioni sui mix dell'album I/O che stanno uscendo. Stiamo all'ottava luna piena del 2023 quindi siamo a otto brani usciti. Sono un po' in ritardo ma non c'è nessuna fretta. L'ascolto deve essere un piacere di conseguenza tutto quel che scrivo deve uscire nel momento in cui "sento" di poter dire qualcosa.
Tocca quindi a "i/o", titolo della canzone e dell'album. Mi guardo un po' indietro, rievoco i vecchi album e i vecchi titoli (l'ultimo è uscito vent'anni fa quindi l'aggettivo non è sbagliato). Questa è la seconda volta in cui il titolo dell'album è anche il titolo di una canzone compresa nell'album stesso. "Us" e "i/o". C'è qualcosa in comune? Apparentemente nulla ma scavando nello sporco (diggin' in the dirt) qualcosa lo troviamo.(foto "rubate" dal sito di Tony Levin che sta documentando le prove dell'imminente Tour)

Ci provo:
- entrambi gli album affiancano un'opera d'arte ad ogni brano
- entrambi gli album escono in momenti molto delicati per Peter. "Us" in "zona divorzio", fine di relazione importante e il rapporto lontano e difficile con la figlia ("Come Talk to me"). "i/o" ci porta più avanti, Peter è ormai anziano e trasmette nei suoi testi e nei suoi video una specie di "saggezza", un grande maestro un po' nonno che vuole lasciarci un'importante eredità. Proprio per questo l'uscita di un brano è l'occasione di fare il punto sulla maturazione delle domande (e/o risposte) che hanno fatto parte della sua vita.
- entrambi i testi hanno in comune "l'interconnessione" . In "us", da traduzione, si ricerca un "noi" andato perso ma necessario. "i/o" invece funziona più da sermone, come dicevo sopra Peter è un vecchio saggio pieno di esperienza e vuole trasmetterci quella che probabilmente è la sua visione finale di come vanno le cose. Io sono interconnesso, noi ("us") siamo interconnessi, inconsapevoli parte del tutto.

i/o, input/output

Il titolo dell'album non è un segreto da molti anni, probabilmente l'ho visto scritto (e annunciato) nel corso del "So" tour. In quell'occasione Peter non nascondeva di essere al lavoro a nuove composizioni tanto da portarne un paio in concerto. In pochi probabilmente hanno creduto fino in fondo alla certezza del titolo visti i precedenti. Nessuno probabilmente avrebbe scommesso sulla canzone. 

Peter nel video (che riporto qui sotto per i più pigri) ammette di essere partito dal titolo per scrivere poi tutto il resto: " i/o significa input/output. Lo vedi sul retro di molte apparecchiature elettriche e ha innescato alcune idee sulle cose che mettiamo e tiriamo fuori da noi stessi, in modi fisici e non fisici. Questo è stato il punto di partenza di questa idea e poi ho cercato di parlare dell'interconnessione di tutto".

Ogni uscita viene accompagnata da un artista e un'opera d'arte. Ormai ci siamo abituati e personalmente sono veramente felice di questo modo di presentare ogni brano che, se non ce ne siamo accorti, non è il classico "videoclip" (su cui Peter ha costruito anche un bel po' di successo se ricordate "Sledgehammer"). L'artista di aprile si chiama Olafur Eliasson. "E' un artista straordinario e, per molti versi, credo sia il re della luce. Molte delle sue opere hanno a che fare con la luce e con la natura e sentivo che per questa canzone in particolare sarebbe stato assolutamente perfetto e mi ha reso molto felice il fatto che abbia accettato". L’opera si chiama Colour experiment no. 114, del 2022.
Olafur rappresenta anche il momento "sociale", momento fisso di ogni uscita. Sua è l'organizzazione "Little Sun" che si propone di portare luce a chi non può averla. Un matrimonio tra arte e scienza, Little Sun è stato fondato nel 2012 dall'artista Olafur Eliasson e dall'ingegnere Frederik Ottesen. La loro collaborazione ha prodotto la lampada Little Sun, una piccola luce solare portatile, che è stata inizialmente distribuita alle persone che vivono senza elettricità in Etiopia. La lampada è uno strumento pratico che consente agli studenti di studiare dopo il tramonto, alle madri di prendersi cura dei propri figli di notte e alle famiglie di ridurre gli effetti dei fumi tossici del carburante. La lampada è diventata anche un'icona del futuro delle energie rinnovabili, fondamentale per l'umanità e il mondo naturale.

Ascoltare / non ascoltare

L'ho già detto nelle precedenti occasioni, avere a disposizione di un "doppio mix"  è una ghiotta opportunità per ascoltare più a fondo un brano e capire come la percezione di piccole differenze può aiutarci in una maggiore sensibilità generale. L'udito fa solo da "unità di misura" il resto è un'elaborazione che avviene dentro di noi e può coinvolgere, se vogliamo, tutte le nostre capacità critiche e interpretative. 
i/o è un brano pop dalla classica struttura - canzone. Nulla di più semplice, aggiungiamoci pure la durata, meno di 4 minuti, che piazza il brano come il più corto almeno fra quelli finora usciti. 
Piccola annotazione: riascoltando gli altri (brani) mi accorgo di ulteriori differenze e di qualche imprecisione, è un buon segno significa che si può approfondire ancora di più (e magari alla fine farò una piccola ma doverosa revisione.

0 - 22 secondi, Peter e pianoforte: il darkmix ci presenta un piano più corposo rispetto al bright mix con le frequenze basse in evidenza. Anche la voce presenta piccole ma sostanziose differenze, il brightmix come visto negli altri brani sottrae un po' di frequenze medie, noto anche le "s" più sibilanti (o magari il dark mix ha utilizzato maggiormente il de-esser). Mi fermo un attimo per criticare un po', in generale, quel che leggo in rete: troppi commenti affrettati del tipo "non cambia nulla" o "inutilità dei due mix". No, dietro piccole differenze ci stanno grandi scelte e diversi modi di lavorare dei tecnici del suono. Le piccole differenze diventano, mano a mano che si ascolta, sempre più "letali" per il nostro ascolto. Il fatto è che noi, semmai, se non ce ne accorgiamo tendiamo a "subire incoscientemente". Senza poter scegliere.

22 - 37 secondi, basso e....:  arriva la prima sorpresa, il brightmix ci fa ascoltare una traccia di armonici (con delay) verso sinistra  (chitarra? campione?) che il darkmix - rendendo onore al proprio nome - oscura letteralmente. Non preoccupiamoci, arriveranno. Grazie al dark mix resta maggiormente in evidenza la percussione, sempre sulla sinistra. C'è anche il basso, ben definito nel darkmix che ci lascia ascoltare un po' di "corda" mentre il bright insiste sulla profondità delle frequenze basse lasciando meno evidente tutto quello che "sta sopra".

38 sec - 1min 08 odio-amore per il rullante: come promesso entra quel suono di "armonici" nel darkmix, più definiti (meno effetti) rispetto al bright. In questo brano le differenze sono molto sottili e difficili da identificare,  diventa quindi appagante la scoperta continua. Andate al secondo 58, nel dark mix la voce di Gabriel si sdoppia (enancher) mentre nel bright resta bella, centrale e sibilante. Amo la capacità di Blake (darkmix) nel continuare a capovolgere i mix (più esplorazione, più apertura mentale) contrariamente a Stent (bright) che è più regolare e ligio ai propri principi sonori.  Perchè odio-amore per il rullante? In generale non mi piace il suono di batteria un po' in tutti i brani, qui si peggiora ulteriormente. Nel bright mix è proprio "terribile", non ho altri termini ad oggi mentre per fortuna il dark mix (che per ora apprezzo maggiormente) ce la salva un po'. Giù sui medi il rullante del brighmix, mi ricorda il suono di Bobby Z. (Prince) degli anni 80. Decisamente più utile la grancassa nel darkmix, insomma come dicevo qui sopra il caro Blake è molto attento a dare una dimensione corretta ed originale in ogni brano. 

1min 08 - 1min 31sec, la Sardegna! i/o si pronuncia "aiò aiò", non ha una casa ad Arzachena il signor Gabriel? In i/o si fondono suoni e significati, a pensarlo si commette peccato. Questo refrain è un momento difficile, è un "tutti" quindi i suoni singoli vengono un po' schiacciati. Il Brightmix se la cava bene con un'apertura stereofonica maggiore infatti si distinguono bene il basso, il piano, qualche synth e chitarre. Voce di Gabriel quasi sdoppiata. Il Darkmix non rispetta questo magic-moment e delude un po' lasciando tutti i suoni quasi centrali a parte la batteria, i/o diventa più percussiva e meno imponente oppure - mi riservo di fare altre prove - è studiata per essere più efficace ad alti volumi o su impianti più "high".

1min 32sec - 2min 10sec, torniamo alla dimensione iniziale, non ci sono differenze se non un "rumore" percepibile nel brightmix al minuto 1 e 34sec. Cos'è? Una semplice strisciata della chitarra o una percussione? Non riesco a definirlo. 

2min 11sec - 3min 17sec : un mini-bridge caratterizzato dal suono di flauto suonato da Richard Evans, lasciato in entrambi i mix molto lontano, quasi un eco con gli strumenti tutti attorno a colorare. Il brightmix presenta una batteria invasiva (ascoltate kick e i colpi rullo-piatto al minuto 2 e 17sec), il darkmix mostra più "rispetto" per il momento più intimo la grancassa molto delicata e il famoso rullo-piatto diventa un ancora più delicato piatto. Scelte dinamiche importanti che influiscono anche sulle emozioni di chi ascolta. Infatti, come si voleva dimostrare, dal minuto 2 e 26sec torna nel darkmix una batteria "d'attacco", il brightmix resta più piatto nella dinamica lasciando al minibridge un ruolo meno importante. Lo stesso discorso vale per il basso di Levin con il risultato che poi nel refrain "i/o" la situazione si capovolge: gli spazi aperti del brightmix lo rendono più piacevole e solare all'ascolto. Potremmo pensare, a questo punto, che tutti gli sforzi del brighmix sono rivolti a soddisfarci durante il refrain. Ruffiano?ù

3min 18sec - finale. Si ripete il refrain solo strumentale ed entra un solo di Rhodes e successivamente il Soweto Gospel choir. La centralità del darkmix toglie non poco all'imponenza del coro sicuramente più in evidenza nel brightmix, la chitarra di Rhodes invece ne guadagna in presenza. Volendo entrare nel significato del brano, il brightmix è riuscito ad essere "parte del tutto" grazie ad un trattamento più equo (anche se nazional-popolare) del refrain. 




- CREDITS -

Words and Music Peter Gabriel
Engineering by Oli Jacobs, Katie May
Additional engineering by Dom Shaw
Assistant engineering by Faye Dolle, Dom Shaw
Pre-production engineering by Richard Chappell
Produced by Peter Gabriel
Mixed by Mark ‘Spike’ Stent
Mastered by Matt Colton at Metropolis
Recorded at Real World Studios, Bath, The Beehive, High Seas Studios, South Africa

Cover image: Colour experiment no. 114, 2022 by Olafur Eliasson
Oil on canvas, ø Diameter 80 cm
Courtesy of the artist; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles; neugerriemschneider, Berlin
Photo: Jens Ziehe

Drums: Manu Katché
Rhythm Programming: Peter Gabriel, Oli Jacobs
Percussion: Katie May
Bass: Tony Levin
Electric Guitars: David Rhodes
Rickenbacker Guitar: Katie May
Acoustic Guitar: Katie May
Piano: Peter Gabriel
Synths: Peter Gabriel
Additional Synths: Katie May, Oli Jacobs
D Whistle: Richard Evans
BVs: David Rhodes, Peter Gabriel
Choir: Soweto Gospel Choir
Soprano: Linda Sambo, Nobuhle Dhlamini, Phello Jiyane, Victoria Sithole, Alto Maserame Ndindwa, Phumla Nkhumeleni, Zanele Ngwenya, Duduzile Ngomane
Tenor: George Kaudi, Vusimuzi Shabalala, Xolani Ntombela, Victor Makhathini
Bass: Thabang Mkhwanazi, Goodwill Modawu, Warren Mahlangu, Fanizile Nzuza
Musical Director / Vocal Arranger: Bongani (Honey) Ncube
Choir Engineer: Jacques Du Plessis
LVs: Peter Gabriel

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