venerdì 11 gennaio 2008

Le interviste del Blog: Enrico Bassi

Mi è venuto spontaneo intervistarlo, anche grazie alla vicinanza e alla sua disponibilità. Purtroppo, per motivi che conoscete, non sarà possibile una traduzione in inglese immediata che arriverà più avanti. Buona lettura.

Fabio – Ciao Enrico finalmente troviamo il tempo per scambiare quattro chiacchiere. Ho già scritto di te nel blog ma solitamente preferisco che siano le persone a parlare dei propri progetti (musicali). La mia curiosità fa il resto! Allora la prima domanda riguarda il tuo nuovo cd. So che non fai le cose a caso quindi ti chiedo cosa significa la foto della copertina e soprattutto il titolo.

Enrico - Vuoi proprio sapere la storia di questa copertina? A tal proposito, un po’ di casualità c’é… Innanzi tutto non è la prima volta che la uso; a dire il vero era stata utilizzata già nel 2004 come foto di copertina per una raccolta di brani, alcuni utilizzati come commento sonoro per un documentario che si chiama Scandinavia. Alla fine decisi di non pubblicare quella raccolta di brani, almeno in maniera ufficiale, e così la copertina mi sembrava buona per questo. Eravamo in Finlandia, a me piace molto la fotografia anche se non sono di certo un professionista. Ritraggo soprattutto paesaggi naturali, niente ritratti, quelli li odio. Poi mi piace parecchio andare a fotografare i treni; qui apro una parentesi, io adoro fotografare i treni e forse saprai che un altro dei miei interessi è la storia dell’evoluzione dei trasporti su rotaia, curioso vero? Ma questa è un’altra storia… Comunque ti dicevo, eravamo in Finlandia, era l’estate del 2004 ed ero sdraiato sotto a quel fusto tronco che si vede e pensavo a come cambia il cielo in base a dove ti trovi geograficamente. Il cielo dei paesi scandinavi è così immenso in confronto al nostro. Poi c’era quel raggio di luce che usciva dalla punta del tronco, ho preso la mia vecchia reflex a pellicola e ho scattato. Dopo lo sviluppo mi sono accorto che era stata immortalata nella foto anche una vespa o un calabrone, non so bene cosa fosse… logicamente la cosa non era voluta, sarebbe stato impossibile. Vedi, “in questo caso centra il caso” e al di la del gioco di parole è stato un po’ come vincere alla lotteria. Se avessi aspettato un giorno intero che un calabrone passasse davanti all’obbiettivo sarebbe sicuramente successo, ma non avrei avuto la prontezza di riflessi per immortalarlo. Sono legato a questa foto perché la reputo fortunata, ecco si, è una foto fortunata. Così ho deciso di pubblicarla in maniera ufficiale nel mio ultimo album. Per quanto riguarda il titolo la spiegazione è più semplice e riassume il contenuto del CD: è l’esperienza del mistero suonata in maniera elettronica. L’album è liberamente ispirato ai saggi “Percezioni di realtà” e “I misteri eleusini” di Albert Hofmann, libri che parlano di un mistero affascinante legato ai miti dell’Antica Grecia. Ho consigliato di leggerli ascoltando la mia musica, funziona sai…


Fabio – Ne sono sicuro, spesso la lettura di una frase, di un pensiero o di un libro può stimolare moltissimo la creatività musicale. Hai usato particolari tecniche di registrazione? Lo studio è tuo e come è organizzato?

Enrico - Le registrazioni si sono svolte in più riprese, alcuni brani erano già pronti nel 2001, altri pezzi sono venuti più di recente; in origine alcune parti (poi omesse) si volevano recitate da una voce fuori campo. Mi sarebbe piaciuto che fosse lo stesso Hofmann la mia voce fuori campo; poi alla fine non sono riuscito a rintracciarlo, è così assillato dai curiosi di tutto il mondo che non tiene il numero in elenco. Sono stato anche in Svizzera per cercarlo, ma al paese dove vive tutti rispettano la sua privacy. Ho provato con altre voci, nessun narratore mi ha entusiasmato e così le parti narrate sono state tolte ed è rimasto un album interamente strumentale. Le registrazioni definitive si sono svolte da settembre 2006 a Gennaio 2007, l’album è stato pubblicato già nel febbraio del 2007. I mezzi per registrare sono stati un po’ di fortuna, registratori multi-traccia digitali; la strumentazione veramente variegata, sintetizzatori analogici, digitali, pianoforte, organo elettrico, chitarra elettrica ed acustica, percussioni varie, certi effetti sono stati ricavati giocando con i nastri magnetici, niente computer, da nessuna parte.

Fabio – Molto interessante, sicuramente aggiunge valore all'ascolto ! Ora ti faccio una domanda che riguarda la materia “a me cara”: i tuoi brani sono registrati presso la Siae? Se si, non hai mai pensato di usare le Creative Commons come faccio io?

Enrico – Tutti i brani che sono stati pubblicati dalla mia edizioni musicali che si chiama Atlas Eclipticalis, nome assunto in omaggio a John Cage, ed in seguito stampati dalla Novalia Records, sono tutti depositati alla SIAE. E’ molto onerose essere iscritti alla società italiana di tutela artistica e dell’ingegno. So che ci sono sistemi molto più economici come i Creative Commons, tuttavia i miei ultimi CD sono stati venduti in più parti nel mondo e quindi mi sembrava giusto farli tutelare in maniera completa. Poi, pur non inseguendo il successo o la brama di arrivare da qualche parte, tramite la tutela siae/biem in qualunque parte del globo, chi dovesse utilizzare le musiche per filmati, trasmissioni radiofoniche, ecc, è tenuto al pagamento dei diritti. Certo che noi compositori underground non otteniamo quasi mai soldi tramite la politica siae, l’anno scorso mi sono arrivati 5 euro. Tuttavia avrò qualche cosa da lasciare in eredità ai miei figli… dei diritti d’autore. Forse non varranno nulla, forse si rivaluteranno come le sterline d’oro… chi lo sa…

Fabio – Certo, la tua è una scelta motivata. Tornando al cd e più generalmente al tuo “genere”. Nel tuo sito si parla di musica cosmica....brevemente mi spieghi di cosa si tratta?

Enrico – E’ un argomento abbastanza vasto, nel mio sito trovi molte delucidazioni su questo strano genere musicale. La musica cosmica è nata e morta in Germania durante gli anni ’70; è la musica degli spazi siderali. Nasce dall’esigenza d’oltrepassare il dualismo dell’essere umano, nella sua forma più pura (quella meno commerciale) è musica per ascendere, un po’ come la droga con la differenza che non fa male. Ma questa non è droga per tutti, infatti la vera cosmic music la suonavano in pochi e l’ascoltavano in altrettanto pochi; poi è divenuta una moda (quasi uno stile di vita) e anche le grosse major si sono interessate alla cosa, vedi la Virgin che mise sotto contratto Tangerine Dream, Ash ra Tempel ed altri collettivi della prima ora. Durante gli anni ’80 c’è stata una riscoperta in seguito al diffondersi delle discipline new age, che a dire il vero nulla avrebbero a che spartire con questa musica. Adesso è ritornata nuovamente in auge e l’ascolti anche ai raduni afro, ma ribadisco che la vera musica cosmica è per pochi. Vuoi alcuni nomi di gruppi che facevano vera musica cosmica: Limbus3, i primi Popol Vuh, i primi Tangerine Dream, Agitation Free, Ash Ra Tempel, Cosmic Jokers, e ce ne sarebbero tanti altri. La mente del fenomeno, cioè colui che portò la musica cosmica underground alla ribalta, non fu quella di un musicista ma di un produttore e critico musica, Rolf-Ulrich Kaiser. Era una grande personalità che purtroppo è stata demolita dalla stampa corrotta dell’epoca, stampa musicale e di cronaca che era in combutta con le grosse major. Kaiser aveva minato il sistema dall’interno e la cosa aveva dato fastidio ai grossi manager; fu accusato di spaccio di sostanze illegali, altre accuse pesanti lo volevano coinvolto in sit-in durante i quali i musicisti venivano pagati unicamente con francobolli di LSD; molte calunnie! Kaiser è scomparso dalla scena musicale nel 1975 e pensare che era probabilmente il più grande critico musicale e produttore della storia del rock europeo! Chi ascolta oggi la musica cosmica è gente che dalla musica non richiede più un messaggio o un contenuto specifico, cerca solo la forma più pura ed elettronica; o meglio, cerca un mezzo che può essere a volte anche l’esperimento elettronico che si manifesta. Più pura, cioè non contaminata da fonti “classiche” è la musica, più l’ascesa psicologica funziona. E’ emozionante! Però si devono mettere da parte tutti quegli aspetti (melodia, armonia, gusto, ecc ecc) appresi con l’ascolto della musica così detta “normale”. Per un periodo sono stato anch’io un drogato di musica cosmica, sembra impossibile, all’inizio non ci capisci nulla e poi finisci per spendere cifre incredibili per avere un vinile tramite il quale potrai intraprendere un nuovo interessante viaggio all’interno di te stesso, o all’interno dell’universo (inteso come infinito), che è poi la stessa cosa.

Fabio - Quali punti di riferimento ci sono in Italia per quel che riguarda il tuo genere, e c'è comunicazione con gli altri paesi (Europa, America ecc. ecc.) ?

Enrico – Penso tu ti riferisca alla musica elettronica, e più specificatamente a quella sperimentale… in Italia ci sono pochissimi punti di riferimento, i miei ascoltatori italiani ad esempio si possono contare su 4 mani. All’estero le cose vanno diversamente. Ci sono dei distributori di musica elettronica che procurano e vendono qualunque cosa, da tener presente però che le nuove frontiere di questo genere sono l’Asia (Giappone) e la Russia. L’Europa e l’America sono ormai fuori dal giro, poco interessate alla sperimentazione. Soprattutto in Italia la situazione musicale vive uno stato d’empasse riluttante. Personalmente sono contento che i miei estimatori siano quasi tutti stranieri. Grazie al fatto che sono titolare del “Popol Vuh fan club”, l’unico nel mondo ufficializzato dagli eredi del leader Florian Fricke, morto nel 2001, ho contatti con americani, inglesi, tedeschi, francesi, russi, giapponesi; poi grazie alla mia attività su internet in relazione agli strumenti elettronici vintage, molte persone ordinano i miei dischi direttamente dal mio sito. Ma ho un distributore olandese e uno finlandese che si occupano anch’essi della distribuzione. Per l’ultimo CD, in 10 mesi abbiamo esaurito la quasi totale tiratura ed è un buon risultato calcolando che non ho fatto nemmeno una data dal vivo e non esiste pubblicità se non il passaparola fra gli appassionati. Personalmente non ci guadagno nulla ma provo gioia quando la mia musica aiuta qualcuno a scoprire d’avere delle propensioni (o sensibilità) musicali elettroniche e sperimentali. Una volta c’erano le fanzine che cercavano di creare una comunity dei fans di questo genere, l’inglese “Audion” ha fatto scuola a molti! Poi è arrivato internet e fra appassionati di musica elettronica e sperimentale si creano dei legami molto più solidi e prolifici anche dal punto di vista artistico. I punti di riferimento massimi sono i festival di musica elettronica; ce ne sono moltissimi ma pochi però di seri. Il più importante si svolge al CEMS di Stoccolma, ma li non prendono chiunque, vogliono roba tosta e soprattutto originale. L’anno passato provai ad inviare una mia proposta, si trattava di una istallazione audio-video intitolata “Landscapes-Constellation”. E’ una specie di rappresentazione nella quale il computer, tramite un programma che normalmente viene utilizzato dagli astrofili per simulare le orbite dei pianeti o i movimenti delle stelle, comanda una serie di campionatori e sintetizzatori. In base alla costellazione che un ascoltatore vuole analizzare la musica sarà sempre diversa. Questo progetto è stato realizzato in collaborazione con un ingegnere di Ravenna, ma in quell’occasione non passò il turno di selezione. Per quest’anno ho in progetto una seconda proposta che si basa su una musica sinestetica; potrebbe uscire anche un nuovo album… non lo so, sono così pieno di impegni (la fotografia, la musica altrui, i treni, le gite, i viaggi, la scrittura, ecc), nella mia vita ci sono così tante cose oltre alla mia musica…

Grazie Enrico, speriamo di ritrovarci ancora a parlare di queste cose per me sconosciute ma interessantissime!

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Il sito di Enrico Bassi
Il mio post sul Cd di Enrico Bassi

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho avuto la fortuna di conoscere Enrico Bassi e in poco tempo sono giunto a stimarlo moltissimo. Chiunque legge questa intervista può comprendere l'altissimo livello di conoscenza e competenza nel campo della musica di Bassi. Uno scambio di battute con lui diviene subito lezione di vita e servirebbe avere con sé sempre carta e penna per prendere appunti. Ho ascoltato molta della sua musica più e più volte. Nell'album Virginalis, che testimonia le prime sperimentazioni musicali di Enrico, ho potuto apprezzare particolarmente la traccia numero cinque "Virginalis strumentale", un'autentica perla racchiusa in 3' e 16''. Tra i miei preferiti vi sono però Scandinavia (2006) e Mistery Experience (2007). Consiglio di ascoltarli anche al pubblico più esigente...non ne rimarrete delusi! Enrico Bassi diviene artista in qualsiasi cosa attiri la sua attenzione. Il suo eclettismo, che gli deriva probabilmente dalla sua mente geniale, gli permette di spaziare in qualsiasi campo dell'arte e della conoscenza arrivando là dove nessuno prima di lui era arrivato. Questo avviene nella musica ma anche nelle ricerche e negli studi storici che lui conduce. Un giorno mi disse: "se cerchi una cosa e non la trovi, non puoi dire che non esiste, perché se in te vi è l'idea, la cosa da qualche parte o in qualche modo deve esistere. Se non la trovi è semplicemente perché continui a cercare nel posto sbagliato". Applicando questo insegnamento sono riuscito arrivare, nelle mie ricerche, dove non pensavo sarei mai arrivato. E dopo ogni traguardo raggiunto, dopo ogni tassello aggiunto al puzzle della mia vita, riecheggiano nella mia mente le voci dei monaci nel brano "Exultet" dell'ultimo successo del nostro geniale artista...

Anonimo ha detto...

Manuel, te si masa lekkin :-)
Se capise che te si ti! Uno dei me poki fans italiani. Va in ostrega valà!
firmato Enrybaxx

P.S. Ancora grazie all'amico Fabio per la pubblicazione dell'intervista.

BYE

Anonimo ha detto...

Smascherato! Eh sì Enry, sono proprio io.
Siamo sempre in attesa di sentire le tue nuove sperimentazioni e - credetemi ragazzi - dopo aver sentito l'ultimo lavoro di Enrico sono rimasto a bocca aperta.
La nuova suite è ancora inedita e rimarrà forse tale, ma parte da una vecchia idea, rimasta nel cassetto fino a qualche settimana fa, di una musica ispirata dal libro di Kenneth Grahame "Il vento fra i salici".
Il risultato a mio parere? 17 minuti di sorprendente e geniale follia! In primis perché Bassi non si era mai dilettato nel trasporre in musica un classico della letteratura inglese per l'infanzia. In secundis perché esce dalle sonorità e dalle atmosfere che Bassi ha realizzato nelle sperimentazioni precedenti. Rompere gli schemi sembra d'altronde essere un "must" per il nostro artista.
Indiscrezioni dicono che stia per partire un nuovo progetto.
Alcune anticipazioni: sarà una sfida a certa musica elettronica ormai inflazionata, copiata e stracopiata che sentite alla radio o nelle discoteche. Il fine, credo, è quello di "salvare" chi ama ballare la musica elettronica, sbloccando il corpo e la mente dal solito tunz tunz monotono e anonimo. Non mancheranno i ritmi sostenuti, ma saranno rivalutati proponendo delle alternative (ne abbiamo tanto bisogno!).
La musica non ha limiti né confini, per questo credo sia necessario sfidare il mercato musicale imperante che propone sempre la stessa minestra riscaldata. Per questo, e qui chiudo ringraziando il cielo, ci sono ancora artisti come Enrico Bassi.

Manuel