mercoledì 2 aprile 2008

Aspettando i Four Fried Fish - F.A.Q. - parte 1

Da oggi il Glass Master è al lavoro, il suo compito sarà stampare in tantissimi CD il frutto del lavoro dei Four Fried Fish di questi ultimi tre mesi. Renderò dolce l'attesa con una serie di post che vi accompagneranno durante il pre-lancio fino all'uscita (prevista per fine aprile) e, ancora più avanti, nei giorni dell'ascolto da parte mia e vostra (spero). Intitolo questi post "FAQ", domande frequenti, in cui cercherò di parlarvi di come ho affrontato questa avventura e di cosa è successo. Con molte sorprese naturalmente. Chiedete tutto quello che volete, sarò ben felice di rispondere a tutto ad esclusione degli argomenti TOP SECRET che saranno rivelati al momento opportuno ( numero di brani, genere, testi, libretto ecc ecc). Buona attesa!


Arrivo e primo impatto con lo studio

Le prime sessioni di registrazioni si sono svolte il 7, l'8 e il 9 marzo a Preganziol, presso lo STUDIO AREA MAGISTER (nella foto l'imponente mixer della sala regia). Non sto a spiegarvi le meraviglie tecniche delle sale, sono ben descritte (in modo sintetico) nel sito. Il mio consiglio è di seguire il link e immergervi nella lettura. Al mio arrivo ho scoperto che il tecnico Andrea Valfrè e il producer Marco Lincetto erano già attivi dal primo mattino per sistemare i primi microfoni. Il pianoforte, uno Steinway Gran Coda del 1930, era già pronto accordato e piazzato sul fondo della SALA GIALLA mentre accanto un tappeto rosso era pronto ad accogliere le chitarre di Flamiano. La Sala Gialla è veramente grande, vi si accede attraverso due porte di firewall (che come ci ricorda Andrea devono sempre essere chiuse), non ci sono finestre ad altezza d'uomo questo per garantire un reverbero naturale che viene mantenuto in registrazione. A seconda di dove ci si piazza all'interno della sala è possibile ricreare un reverbero diverso. E' stata la prima cosa che ho provato, questa cosa mi incuriosiva. Mentre Marco montava la sua batteria e Flamiano controllava che l'amplificatore fosse ben piazzato, mi sono messo alla tastiera e mi sono scaldato. Batteria e basso erano piazzati nella SALA BIANCA , più piccolina e con un reverbero più leggero. L'ampli del basso è stato piazzato in una delle ISO BOOTH (quella dietro al mixer) mentre quello della chitarra era nella sala gialla il primo giorno, nella ISO BOOTH della sala di VELUT LUNA il secondo (per avere un suono più cattivo). L'impressione personale è che tutta la sala, tecnici compresi, fosse ai nostri piedi per farci avere il miglior suono possibile. Miglior suono significa miglior riuscita dei brani e meno lavoro per i tecnici durante l'editing. Una volta sistemati tutti i piccoli problemi (rumori, suoni, volumi) abbiamo fatto una prova generale. Erano le 13, e siamo andati a mangiare qualche buon panino. Al ritorno abbiamo cominciato le registrazioni.




Questa foto da l'idea di come eravamo piazzati io e Flamiano. Il contatto con la sala bianca era garantito da una telecamera e monitor mentre con la sala di regia comunicavamo tramite i microfoni.

Organizzazione delle giornate

Pensavo che tre giorni non bastassero... Effettivamente avere a disposizione più giorni offre diversi vantaggi. Ma tre giorni ci son bastati (inconvenienti compresi) per ultimare il prodotto al meglio. Lo "stile" di lavoro è tanto semplice quanto efficace e si avvicina molto a "come si faceva una volta". Per ogni brano (salvo qualche eccezione) sono state suonate due o tre tracks (brano eseguito completamente, dall'inizio alla fine con voce guida). In alcuni casi c'è stata la necessità di una quarta track. La terza track, nella maggior parte delle volte, era la più riuscita ( andando oltre ho notato un calo di prestazioni personali ma anche del gruppo) . A quel punto si andava tutti in regia, si riascoltava ed ognuno dava le impressioni generali. L'editaggio quindi veniva fatto subito dopo l'esecuzione, a caldo, e null'altro veniva più modificato successivamente. In pratica il pezzo dopo essere stato suonato veniva ripulito ed era già pronto per il missaggio. Orgoglio del gruppo, devo dire che gli edit (gli interventi fatti dal tecnico per aggiustare degli errori, a volte prendendo piccole parti venute meglio da altre tracks e incollate) sono stati pochissimi. Nulli per la maggior parte dei brani. Errori gravi non ce ne sono stati durante l'esecuzione, e quelli meno gravi (sempre pochi) sono stati lasciati anche per volontà del produttore che esige una registrazione più live possibile. Questo, lo ascolterete, rende più vivo il brano anche se non tutto è tarato alla perfezione. La maggior parte dei CD oggi viene corretta fino ad essere perfetta, con il risultato che quello che era stato suonato in origine viene snaturato. Non si ascolta più il musicista che suona ma una serie di interventi fatti su qualcuno che suonava. Torno a ripetermi (perchè è una cosa che mi piace), con VELUT LUNA gli interventi successivi all'esecuzione sono edit ridotto all'osso (possibilmente nullo), poca equalizzazione (il suono arriva già perfetto fin dai primi momenti, questa è la filosofia) e "live groove". Cosa rara, penso. Tanto per fare un esempio, in un brano Marco (batterista) aveva dimenticato di dare un accento sul piatto (non me ne voglia Marco, fra tutti è stato il più preciso in assoluto). Ebbene, bastava ritornare in sala e sovraincidere il piatto sopra l'esecuzione . Due secondi e si risolveva tutto. Niente, non è stato possibile. Non si è fatto così, quel piatto non lo sentirete mai nel cd. C'è stata solo un'eccezione che riguarda il piano. Nel finale di un pezzo ho anticipato un Si bemolle, di poco, cosa aggiustabile con un edit di tre secondi. L'edit non riusciva , non si poteva fare.... unica soluzione cancellare la nota con PROTOOLS e incidere sopra un nuovo Si bemolle. Discussione di mezzora. Non si poteva fare. Alla fine, dopo aver tranquillizzato il producer (Marco Lincetto) che sarebbe stata la sola volta in tutta la nostra carriera, sono andato al piano, ho eseguito un bellissimo Si bemolle, e tutto è stato aggiustato. E parliamo di un FINALE di brano, dove queste cose possono anche starci (nel senso che effettivamente potevamo lasciar stare). Alla fine questo modo di lavoro mi è entrato nella testa e sono arrivato non solo ad apprezzarlo, ma ad adorarlo. E' il metodo di lavoro giusto e rispettoso per un musicista.

Umore e simpatia

Una cosa che ricorderò sempre di quei giorni. Accanto alla professionalità di tutti, anche mia e di Flamiano che professionisti non siamo, soprattutto dei tecnici, son stati momenti di gioia. Non ci sono stati momenti di tensione, la battuta era sempre dietro l'angolo anche quando avevamo le cuffie ed eravamo pronti a partire con un nuovo brano. Lo rifarei domani, se non fosse per il lavoro duro (ne parlerò domani) fatto sul pianoforte e sugli spartiti. E' difficile descrivere a parole tutto questo, lo riporto per dovere di cronaca e vi do appuntamento con la FAQ n. 2 che pubblicherò venerdi o sabato.

Nel frattempo, se avete altre domande, fatele! Risponderò subito ai commenti e, se sarà necessario un approfondimento, dedicherò a questo un post.

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