mercoledì 30 gennaio 2019

Le Pagelle del Fabiet - 4

Articolo pubblicato su www.radionoventa.it il 17 dicembre 2018

E' tempo di donne, le tre pagelle di oggi riguardano l'italianissima Alessandra Amoroso, la statunitense Mariah Carey e la serba Ana Popovic. Tre provenienze diverse, tre modi diversi di presentare e vivere la musica, tre punti di partenza (e di vista) agli antipodi. Ana si è fatta le ossa sui palchi dei festival blues, Mariah ha sfruttato la bravura e la "vicinanza sentimentale" con la persona che l'ha poi prodotta mentre Alessandra arriva da un talent show, "Amici". Oggi sono tutte cantanti di successo ma... cosa penso dei loro ultimi prodotti discografici? Come al solito basta proseguire nella lettura dell'articolo, le mie umilissime pagelle - scritte solo dopo aver ascoltato bene tutto l'album - sono pronte.


Mariah Carey - Caution. Torna dopo 4 anni Mariah Carey, assente anche per motivi personali. Di lei sappiamo la cosa più importante: per anni è stata regina indiscussa delle vendite e delle classifiche di dischi venduti grazie ad una bella voce, all'ottima presenza e ad un "prodotto" ben confezionato per il grande pubblico internazionale. Oggi Mariah cerca di tornare a quel pubblico con una "fatica discografica" che probabilmente non è sua. Tutti i brani appaiono inspidi e slegati, costruiti a tavolino e poi presentati alla cantante per la sua prestazione vocale. E' una mia impressione, ovviamente, ma queste atmosfere da "new rhytm'n'blues" inflazionate dall'uso di batterie elettroniche (e non solo) vanno sicuramente d'accordo con la sua voce ma non creano emozioni, un po' come la copertina dell'Album che ci mostra una Mariah corretta e riveduta da filtri, quasi a nasconderne la vera essenza. Consiglio l'ascolto dei suoi primi Album.

Voto 5: musica ottima per sottofondo al SuperMercato o se costretti dalla vostra lei/lui. Classica produzione "al minimo sindacale", la voce di Mariah merita senz'altro di più.


Alessandra Amoroso - 10. Dieci anni di carriera per la Amoroso, il titolo si riferisce a questo. Forse l'esempio più riuscito di produzione "da Talent Show", Alessandra ha vinto nel salotto della De Filippi diversi anni fa ed ha cominciato un percorso fatto non solo di musica ma di apparizioni televisive e conduzioni (ottima prova con Morandi). La sua fortuna - caso pressochè unico a mio parere per questo genere di artisti - è aver trovato un entourage fatto di persone che le vogliono bene. Altrimenti non sarebbe durata. Queste persone l'hanno fatta entrare dalle porte giuste e le hanno ricamato un vestito musicale fatto su misura. E lei ha ripagato. Questo "10" non fa eccezione, dimostra che son passati 10 anni ma ha ancora voglia di cantare e chi le sta attorno ha ancora voglia di creare per lei le canzoni giuste. Questo Album non contiene capolavori, Alessandra non è la miglior voce in circolazione, ma tutto funziona, tanto da risultare ascoltabile anche più di una volta. Suoni armonie e melodie sono perfette per il suo stile. "10" ha il difetto di non andare oltre nel tentativo di far maturare ulteriormente Alessandra, 14 canzoni fra i 3 e i 4 minuti ben arrangiate, piacevoli. Una voce che ricade troppo spesso nell'errore dell'urlato (urlato venduto come "pezzo forte" quando invece le potenzialità sono altrove).
Voto 7: potete alzare di un mezzo voto se amate la sua voce (io "ni"), Alessandra merita il successo che ha però sarebbe bello ascoltarla in qualche situazione nuova.


Ana Popovic - Like it on Top. Ana è nata in concerto con una chitarra in mano, è una vera bluesgirl anche se la geografia potrebbe ingannare (è serba). Per un bluesman (o bluesgirl) il lavoro discografico è sempre secondario, sono molto più importanti i concerti, il contatto con il pubblico, il suonare il proprio strumento in libertà e non condizionati da taglio e cucito tipico della sala di registrazione. Ma Ana sa fare molto bene anche questo: portare in sala di registrazione la sua bravura e la sua esperienza condita di un po' di ruffianaggine che per un solista è una dote importante. Like it on Top è un album genuino, tanto blues ma anche soul e un occhio rivolto al pop. Fra il tris di album "pagellati" oggi sicuramente questo è quello che mi piace di più per i suoni veri, genuini, vissuti. E se avete voglia di un album suonato live, o che pare esserlo, questo fa per voi. Il limite è quello proprio dei lavori di questi artisti da palco: trattasi di brani pronti per essere suonati dal vivo e che perderanno sempre il confronto se ascoltati in salotto.
Voto 7: la porta principale per ascoltare Ana Popovic è questa, con l'obiettivo di raggiungerla in concerto al più presto.

domenica 27 gennaio 2019

Le Pagelle del Fabiet - 3

Articolo pubblicato il 10 dic 2018 su www.radionoventa.it

E' quasi Natale, ricordate il tempo in cui si usava regalare il "Cd" o il "33 giri"? Io si. Forse nel 2018 si è un po' perso il gusto di ricevere un regalo simile che nascondeva sempre la passione per la musica e la curiosità per l'ascolto di qualcosa (probabilmente) di nuovo. Fra i regali musicali ricevuti ricordo "Robinson" (33 giri) di Roberto Vecchioni o un doppio CD live dei Doors. Ascoltatissimi. E oggi? Qualcuno si azzarda a fare regali del genere nonostante basti un click "qui o la" per ascoltare (male)? Questa rubrica è dedicata a chi apprezza ancora qualche consiglio (recensito) o ama regalare il cd perchè c'è la copertina, ci sono i testi, c'è un oggetto simbolo che trasporta il lavoro di tecnici, musicisti e autori ( nonostate il sottoscritto non disdegni nemmeno l'ascolto digitale). Quindi, buona lettura a voi!



Elisa - Diari Aperti. Torna Elisa "in italiano" dopo i festeggiamenti per i 20 anni di carriera e il divorzio dalla "Sugar". Non si capisce se questo Album nasce da una mancanza di ispirazione, da un momento di riflessione o da un preciso "disegno". 11 brani che scorrono via veloci privi di grinta, con risultati altalenanti. Si tratta di testi tenuti nel cassetto o scritti da un'Elisa giovanissima proprio per questo suonano molto diretti, intimi e "veri". Se "come fosse adesso" o "se piovesse il tuo nome" sono piccole perle" altri brani come "l'estate è già fuori" o "tutta un'altra storia" rischiano di essere un po' troppo ruffiani e commerciali. Musicalmente discreto, non ci sono brani particolarmente esaltanti, tutto suona molto professionale ma privo di un'anima ben precisa. Nonostante tutto l'ascolto risulta piacevole se escludiamo un paio di brani (ma oggi lo possiamo fare con il digitale), la bella voce di Elisa (a volte troppo "trattata") tiene sempre una bella compagnia anche se probabilmente il suo forte è altrove.
Voto 7: piacevole da ascoltare grazie all'ottima Elisa gli 11 brevi brani si fanno riascoltare con piacere, aspettando e sperando un lavoro di livello più elevato.




Maneskin - Il Ballo della Vita. Maneskin in cerca di conferme in quello che è il loro primo vero Album dopo l'incredibile vittoria ad X-Factor. Gruppo di giovanissimi ai quali possiamo ancora perdonare molto soprattutto una maniacale attenzione al "look" (come dev'essere per un prodotto commerciale come questo). Ma cosa c'è dietro al fascinoso Damiano David? "Eppur si muove" mi vien da dire. Questo lavoro discografico è sicuramente un passo avanti al primissimo e acerbo "Chosen". C'è spazio per qualche spiazzante proposta italiana (nel senso che ha spiazzato il sottoscritto) che fa l'occhiolino ai cantautori e a qualche riff di chitarra un po' più variegato rispetto all'anno scorso. Ma ancora non basta: se è facile fantasticare sulle note di "Torna a casa" e "Parole Lontane" poi si torna al solito "inventa un riff e chiudi il pezzo in 3 minuti senza passare per il via". Buona la prova della voce (d'altronde tutto l'album è basato sulle prestazioni del cantante), il resto è appena volutamente sufficiente,  tutto quel che si ascolta è una precisa scelta di produzione. Diamo per scontato che il gruppo - se resterà unito e si ribellerà al "padre padrone discografico" - potrà dire la sua forte di un successo e di una posizione probabilmente comoda.
Voto 6: i Maneskin sono attualmente un "prodotto di fabbrica", il presunto (attuale o futuro) valore del gruppo è tenuto sotto pressione, nel frattempo proviamo ad accontenarci di canzonette che durano un ascolto per noi "ragazzi esigenti", più di uno per i fans. Sufficienza meritata grazie ad alcuni brani inaspettatamente in controtendenza.




Mina - Paradiso (Lucio Battisti Songbook). A chiudere questo tris tutto italiano un Album non atteso ma fortemente voluto da Mina. Si tratta sostanzialmente di una raccolta di interpretazioni che la più grande cantante italiana di musica leggera ha eseguito sui pezzi di un altro indiscusso grande artista, Lucio Battisti. L'accoppiata ha un valore immenso, si tratta di due artisti che hanno prodotto alcune delle pagine più belle della musica italiana. La semplice complessità di Lucio Battisti, le sue canzoni (testi di Mogol), la sua timidezza, la sua voce, tutto questo, oltre a Lucio stesso, unite all'unica interprete in grado di essere alla pari grazie alle proprie doti vocali, all'intelligenza e sicuramente alla profonda conoscenza dell'artista. Mina è l'indiscussa interprete principale delle canzoni di Battisti, accanto a Battisti stesso. E' impossibile e - per il sottoscritto - sempre sarà impossibile stabilire "chi la canta meglio". Si tratta di canzoni che tutti dobbiamo conoscere, ascoltare, digerire, non ci sono scuse. E questa è forse l'ultima chiamata e una specie di testamento: tutte le interpretazioni che Mina ha dato nel corso della sua carriera più due inediti: "Vento nel Vento" e Il "Tempo di Morire". Da ascoltare, da vivere, da ricordare per sempre.
Voto 10: al di là di alcuni arrangiamenti più o meno indovinati su tutto dominano la voce di Mina e la genialità di Battisti/Mogol, e tutto sembra migliorare con l'andare indietro nel tempo, quando suoni voce e arrangiamento diventano un'unica grandiosa opera d'arte da ricordare per sempre.

mercoledì 23 gennaio 2019

Le Pagelle del Fabiet - 2

Articolo pubblicati sul sito www.radionoventa.it 

Il nuovo appuntamento del sito di Radio Noventa, partito lunedi scorso, arriva alla seconda puntata. Si tratta di recensioni mordi e fuggi ma - e qui dovete fidarvi - l'ascolto non è certo così. Ogni album recensito viene ascoltato come minimo 2 volte per intero senza "salti". Poi passo alla scrittura: non esiste per ora un iter predefinito, cerco di trasmettere le emozioni che mi ha regalato l'ascolto e quantificare in breve l'aspetto tecnico/tecnologico/artistico. L'obiettivo è far capire se il prodotto ascoltato fa per voi. L'idea è tornare ad ascoltare la musica in modo continuo-non-fuggevole. Magari grazie alla radio....



La prima recensione della settimana mi intimorisce...difficile ascoltare e valutare il lavoro discografico di un grande della musica come Paul McCartney, il rischio di essere imparziale è sempre elevato soprattutto per un amante di (quasi) tutto quello che ha scritto. La capacità di scrivere belle canzoni e di arrangiarle sempre a livelli molto elevati è una caratteristica di Sir Paul. Non ha solamente scritto una delle più belle canzoni della storia ("Yesterday"), si è ripetuto più volte con o senza i Beatles. Ed è arrivato oggi a 75 anni con un bagaglio incredibile di bella musica scritta. Questo "Egypt Station" conferma quanto scritto: belle canzoni, arrangiamenti mai scontati si passa dal Rock'n'Roll duro e sofferto di "Come on to Me" alle classiche ballate come "Hand in Hand". Che dire? Un disco che va gustato dall'inizio alla fine, non ha brani "super" ma contiene una bella lezione a tutti noi di come la musica va ideata, scritta, pensata, arrangiata sempre a 360°. Lezione che, ricordiamo, arriva da un "ragazzo di oltre 70 anni che una volta suonava coi Beatles".
Voto 7,5: non il migliore di McCartney (ho apprezzato di più il precedente "New") ma da ascoltare più volte e...una lezione su come si fa un disco.




Dopo qualche anno di assenza (7) Patrizia Laquidara torna nel mondo discografico con "C'è Qualcosa che Ti Riguarda". Ci sentiamo tutti presi in causa, se Patrizia ha optato per questo titolo significa che un ascolto deve essere dato... sicuramente qualcosa che ci riguarda c'è! Vi avviso subito: non è un album che colpisce al primo ascolto, in primis la voce di Patrizia è spesso malinconica, profonda, non sempre solare come "le voci che vanno di moda oggi", sofferente, interprete stretta (e giustamente direi) dei testi che racconta. E una voce così va metabolizzata soprattutto da chi non la conosce: le emozioni vanno ricercate ascolto dopo ascolto, direi con un certo impegno. Inoltre, ogni canzone rappresenta un quadro, ogni quadro, come dice il titolo dell'album, potrebbe riguardarci ma di sicuro riguarda lei, la sua vita, le sue debolezze e le sue conquiste. Un lavoro gigantesco - soprattutto se pensiamo che si tratta di una produzione italiana - è stato fatto sugli arrangiamenti e sui suoni: prima parlavo di quadri, ogni quadro ha i suoi colori/suoni ricercati e una dimensione sonora che dovrebbe spingerci a più livelli di ascolto. Tutto questo grazie alla grinta di Patrizia che ha voluto e cercato questo progetto ma anche dell'arrangiatore / pianista Alfonso Santimone. Non arriva al massimo dei voti perchè - mi assumo la responsabilità di quanto scrivo - si poteva, a questo punto, osare anche di più. Ma il prodotto è ottimo.
Voto 9: un album che premia l'ascolto nel tempo continuando a stupirci con una ricerca artistica non comune in questi tempi, un regalo che potete farvi tenendo presente che le soddisfazioni non arriveranno dopo il primo ascolto.




Ecco un altro gruppo che torna ad un lavoro discografico dopo un po' (3 anni da "Drones).I Muse si sono ricamati uno spazio particolare, sono riconoscibili grazie ad un prezioso miscuglio di chitarre elettriche, sintetizzatori e atmosfere spesso apocalittiche (musicalmente parlando). Difficile trovare intimità nei loro brani che, quasi sempre, sfociano in ritmi pesanti, arrangiamenti pomposi e cantati maestosi. Non fa eccezione questo album che - va detto - non contiene picchi compositivi. La voce di Bellamy risulta sempre in primo piano bella, potente e importante. Largo uso di sintetizzatori, da sempre caratteristica del gruppo (e sicuramente nota positiva per il sottoscritto), in questo caso vengono utilizzati suoni analogici che richiamano ai primi synth di fine anni '70. L'alchimia con dei brani molto duri (chitarre elettriche e basso che pompa sempre presenti) funziona ma alla lunga - secondo il sottoscritto - stanca. Stanca perchè alla fine nonostante spunti interessanti pare di ascoltare sempre il solito brano. Qualche variante non ci stava male e l'esempio lampante è proprio il primo brano "Algorithm" che risulta più interessante e indovinato nella sua versione alternativa (presente nell'edizione Deluxe dell'album stesso). Non il lavoro più importante dei Muse, sicuramente contribuirà ad affermare ancora di più la band (e pare che questa musica piaccia), non c'è insufficienza e la band ha comunque lavorato bene. sicuramente il tour che seguirà darà molte soddisfazioni.
Voto 7: i Muse riescono ad essere riconoscibili grazie alle loro alchimie sonore e alla voce di Bellamy ma l'album scorre veloce senza picchi e la perla finale "The Void" non è sufficiente a farci riascoltare tutti i brani. Acquisto obbligato per i fans.



sabato 19 gennaio 2019

Le Pagelle del Fabiet - 1

Articolo pubblicato sul sito www.radionoventa.it

Da oggi Radio Noventa (il sito) parte con i "consigli per gli acquisti discografici". Cosa è meglio ascoltare? Se vi fidate di noi, seguiteci!




Il primo Album che prendiamo in esame è quello degli italiani "Thegiornalisti" : "Love". Uscito ancora il 21 settembre scorso presenta 10 brani più un'Overture di un minuto abbondante. La presenza di questa "overture" strumentale non deve farci sognare troppo: si tratta di 10 canzonette molto nostalgiche che si rifanno (per quel che ricordo) a sonorità e temi tipici delle canzonette italiane di fine anni '70 o forse primissimi anni '80. In particolare il modo di cantare mi ricorda Umberto Tozzi, quello di "Stella Stai" e "Tu". Da ascoltare con nostalgia una volta, questi ragazzi sanno sicuramente fare il loro mestiere, fanno i ruffiani ma alla fine testi e canzonette finiscono per assomigliarsi tutte.
Voto 5: album che vale qualche ascolto nostalgico mentre ci facciamo la doccia.




Di tutt'altro tenore l'Album di Lenny Kravitz "Raise Vibration" che mescola sonorità rock bianche a soul e rhythm'n'blues nero. 12 brani trascinanti guidati dalla chitarra e dalla voce di Lenny, uno più ricercato dell'altro. Arrangiati in modo splendido, ogni brano nasconde più di una sorpresa e continue emozioni. Si passa dalla soul-funky "Low" alla pop song "5 More Days 'Til Summer", ma non esiste un brano più importante. Tripudio di suoni che spingono l'ascoltatore ad alzare il volume sempre di più e a riascoltare tutti i brani una volta finito l'album. Era da un po' che non mi esaltavo così per una nuova uscita, potrebbe meritare più del voto massimo se non fosse per alcuni "dejà vù", d'altronde le forti influenze di Lenny si sono sempre fatte sentire ed è giusto così.
Voto 10: potrei sbagliare ma questo è uno di quei capolavori che sarà un piacere riascoltare anche fra molti anni.



E passiamo all'omaggio di Giorgia al Pop, al suo "Pop Heart". La voce di Giorgia non è assolutamente in discussione e queste cover stanno li a provarlo. L'Album presenta brani italiani (Ramazzotti, Zucchero, Pino Daniele) e non (Madonna, Whytney Houston): Giorgia si trova sempre a suo agio anche nei brani "ostici", una bella prova la sua non supportata purtroppo da arrangiamenti convincenti. Se alcuni brani sono ben arrangiati (Dune mosse forse è quella che mi piace di più) altri sono monocromatici, pigri, semplici. Si son scelte sonorità "moderne" e anonime per acchiappare più pubblico possibile (presumo) dimenticando che almeno 5/6 brani con strumenti più tradizionali potevano anche fare la differenza. Alti e bassi quindi per un disco "mancato" o una "semplice dimostrazione di forza di Giorgia" che comunque tiene banco, è sicuramente una delle nostre voci più belle e "nere".
Voto 6,5: Italia patria del ben canto, della bella voce, ma per fare la differenza servirebbero anche arrangiamenti e originalità.



Vi aspetto al prossimo appuntamento con le mie "pagelle". Avete dei suggerimenti?
Scrivete a :info@radionoventa.it