martedì 14 luglio 2020

Solo per parlare di Ringo


Ha compiuto gli anni da poco ed è fra i miei preferiti. Non un semplice batterista. 
Mi è capitato di leggere questo articolo del ben più quotato (del mio) sito Rockol. Leggetelo.

Al di là dell'ipnotico e inaspettato solo in "The End", per non parlare del suo incredibile contributo in "Abbey Road", mi sono soffermato sui soliti "commenti del bar" in Facebook. 

Si pure io faccio i miei commenti da bar, nessuno è escluso. Ma mi diverte proprio leggere tutti i reply su Facebook che riguardano la figura molto discussa (come batterista ma non solo) del signor Ringo Starr.

"Un gran batterista". "Non sapeva nemmeno andare a tempo". "Brani famosi grazie al suo timing".
E via così, ognuno ha la sua teoria, batteristi, mezzi batteristi e passanti per caso.
Ovviamente lasciamo perdere tutti i grandi della storia come - ad esempio - Stewart Copeland (Police), Dave Grohl (Nirvana).... bene guardatevi il video qui sotto e non farò liste.



Tanto per farci un'idea di come un batterista semplice ed intuitivo come Ringo Starr possa fare scuola ed essere fondamentale nella crescita di molti musicisti. 

Io sto con loro, sia chiaro, e mi diverte leggere i cosidetti "contrari". Per carità, amo la libertà di opinione e.... non importa nemmeno chi ha ragione. La storia è sempre pronta a raccontarci di come Ringo Starr fosse il batterista dei Beatles e di come i Beatles abbiano avuto un certo successo grazie a capolavori del pop. Che magari hanno inventato loro. E Ringo ne faceva parte.

Ma sto divagando. Mi interessa il discorso del "solo". Cos'è il "solo"? E' il momento in cui un musicista si mette davanti alla band (no non è che prende lo strumento tipo una batteria, la sposta e si mette davanti al chitarrista). Gli altri tacciono (solitamente) e il "solista" (così si chiama) cerca di mettersi un po' in mostra facendo uscire i muscoli mantenendo una musicalità, se possibile (e una dignità).

Discussione infinita, nel mio piccolo ma funzionante cervello, è da sempre acceso dibattito sulla "convenienza" del solo. Perchè? Ha un senso all'interno del brano? Oppure deve essere un momento più ragionato in cui un musicista esprime, sottolina o esegue una variazione di un tema già presente nel brano che sta suonando?

Non c'è storia! Zitto, prenditi i tuoi applausi e non pensare. 

Applausi...forse però.

Appunto, chi applaude, il pubblico. Cosa pensa il pubblico di un "solo". Come lo vive, cosa si aspetta una persona che va ad un concerto. Ho cercato di individuare più atteggiamenti, vediamo se indovino il vostro.

IL FAN DEL VELOCE

Partiamo da "quelli che il solo fa vedere chi è il più bravo". Già cercare il più bravo in un gruppo parti sbagliato, comunque... Il fan veloce apprezza i soli veloci, a 200 di metronomo e perchè no a 300. E poche pause, per favore. Torna a casa deluso se la velocità media è di 150 e probabilmente non tornerà a rivedere un gruppo se la cosa si ripete per più di due volte. Non sopporta tutto il resto, o al limite lo tollera come semplice momento di passaggio fra un'eruzione vulcanica e l'altra.
A casa ascolta musica solo se può manipolare la velocità dei brani.

IL FAN DEL LENTO

Non è proprio il contrario, il fan del lento è un tipo vanitoso. Si vanta di "aver capito" che "il musicista che ha capito" è colui che affronta il solo in modo pacato, disegnando le note nell'aria una decina di volte prima di realizzarle veramente sullo strumento. Una specie di yoga-musicista insomma. Non è il contrario perchè il "fan del lento" apprezza la velocità (contrariamente all'altro caso che non apprezza la lentezza), purchè rara, misurata. Il momento "veloce", per il fan del lento, è sempre una genialata che "permette al musicista di far capire chi è veramente il migliore".

IL JAZZISTA

Attenzione, il jazzista innanzitutto è uno che la sa lunga. Conosce nomi, anni, versioni. E riesce veramente a seguire un giro durante il solo. Non suona, sa a malapena tenere in mano uno strumento ma riesce a capire se chi gli sta davanti, il musicista intendo, "sente" il brano, lo sta suonando bene. Non importa la velocità o la lentezza, l'importante è che sia catalogabile. In cosa? Chiaro! In qualcosa di riconoscibile nell'immensa discoteca casalinga.

IL TUTTO UN PO'

Io faccio parte di questa categoria: mi va bene tutto. Tutto purchè suoni, se non ci sono assoli son pure contento ma se ci sono e sono corti tiro le orecchie e me li godo. Il tutto un po' non fa solitamente gare e non ne prende parte, apprezza l'insieme e l'arte delle pause. Il tutto un po' si impaurisce quando si parla di soli perchè non ne capisce nulla.

L'ASSATANATO

Categoria che mi fa un po' paura. In pratica.... assolo o non assolo per l'assatanato l'importante è che sul palco qualcuno consumi un rito. Che sia un incendio di uno strumento, una distruzione, un atteggiamento di superiorità ostentato a ripetizione. Ma anche atteggiamenti più semplici come la sofferenza continua nel viso del musicista mentre suona, il dare le spalle, il fare discorsi strani, il provocare il pubblico. Tutto quello che, alla fine del concerto, ti fa dire "eh quello è un vero musicista". 

Le ho dette tutte? Ho elencato le più evidenti. 

Tornando a Ringo Starr. Grazie Ringo. Hai sostenuto i Beatles per quasi 10 anni, hai fatto scuola con semplicità. E ti sei tolto lo sfizio di un "solo" alla fine del percorso. Facendo scuola, anche in quell'occasione. 



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