Non è da tutti saper cantare o suonare in solitudine. Meglio, tutti possiamo farlo ma pochi, veramente pochi, dovrebbero pubblicarne il risultato. Innanzitutto bisogna saper cantare accompagnati da una sola chitarra, o da un solo pianoforte. Non è facile capire quale sia lo strumento fatto realmente per noi, quale colore possa legare al meglio con le nostre corde vocali. Poi viene il resto: la bellezza della voce (spesso innata), la profondità, la capacità di mantenere alto il livello qualitativo per "x" composizioni ed il saper raccontare la canzone o una storia senza annoiare. Non è piu' semplice o piu' difficile, decisamente non è per tutti.
Angel Olsen - Whole new mess. Registrato in una chiesa, nel 2018 ma uscito da pochissimo, in un momento di forte depressione di Angel e frutto di un bisogno di registrarsi in un ambito naturale (cioè senza frapposizioni fra l'artista ed il registratore), sfruttando l'eco ed il riverbero proprio di quell'ambiente. Angel riesce senza dubbio a trasmettere questo suo momento, alcuni di questi brani verranno ripresi nell'ottimo "All Mirrors" da me pagellato l'anno scorso. Ma, artisticamente parlando, c'è ben poco. Al di là di questo desiderio di pubblicare le registrazioni c'è ben poco. La voce di Angel non si confà a queste atmosfere per i motivi che ho spiegato in apertura: pur essendo una brava cantante non possiede la capacità di fermare l'ascolto, di renderlo interessante e vivo per tutta la durata dell'album. Di certo la musica è fatta di emozioni a 360 gradi ma qui abbiamo qualche sensazione appena. E' ben preferibile il suo album successivo, appunto, perfetto e perfettamente "a quadro" con le sue corde.
Voto 5,5: l'album si "salva" perchè c'è una motivazione reale dietro a tutto questo lavoro. Musicalmente è tutto nascosto e monocromatico, non va ascoltato per godere. Se volete scoprire Angel andate su altro. Di certo se amate i poeti e i cantanti maledetti potrebbe essere il vostro album.
Nessun commento:
Posta un commento