giovedì 8 ottobre 2020

Le Pagelle del Fabiet - Nuda (Annalisa)

Nella puntata precedente ho espresso un parere molto duro nei confronti del pubblico di oggi, reo di dirigere la musica, intendendo la musica che conta commercialmente - e quindi far vivere gli artisti e tutte le persone che ci lavorano intorno - con le proprie scelte di ascolto che sono:

- privilegiare la musica come sottofondo o semplice colonna sonora di momenti divertenti

- escludere l'ascolto di musica che non piace prima ancora di ascoltarla

- affidarsi, per la propria cultura, a discutibili personaggi che in tv pensano piu' a demolire che a costruire (per un vincitore ci troviamo migliaia di artisti esclusi e demoliti spesso per sempre).

Mi si obiettano le seguenti argomentazioni:

- "potrò ascoltare quello che mi piace"

- "la musica deve essere semplice da ascoltare, non tutti possono fare il conservatorio".

Rispondo velocemente a queste giuste obiezioni. Si anch'io ascolto quello che mi piace spesso e volentieri ma per capire quello che mi piace devo anche ascoltare, e meglio, quello che non mi piace. Si la musica non deve essere complicata da ascoltare ma essendo un linguaggio universale non è necessario studiare per capirla. E' sufficiente fare una cosa che non si fa piu': fermarsi e concentrarsi sull'ascolto.

E quando? Questo è il vero problema. Si fa fatica a trovare il tempo per un ascolto profondo e appagante che potrebbe portare tutti a scoperte interessanti e sorprendenti.


Nuda - Annalisa. Lei è un'artista della generazione "Xfactor" o "Amici" che si è leggermente differenziata dallo standard, almeno è l'unica che ha parlato, tempo fa, di "progetto" riferendosi ad un album in uscita, lasciandomi a bocca aperta. Voce interessante e bella presenza ha presentato, nel passato, alcuni lavori onesti e piu' che discreti. Purtroppo "Nuda" non cambia una virgola nella direzione presa dagli ultimi "progetti", sonorità moderne commerciali e alla moda sposate ad ospiti rapper italici che non mi fanno assolutamente sentire a mio agio. Si, preferisco Annalisa vestita di "Non so ballare" o "Splende" a questo amalgama di reggheton e rap trap, bassi kickosi (questa la spiegherò) e suoni sintetici stereofonici rumorosi e compressi che finiscono per rendere poco interessante la sua voce. Poco interessante, piccolina e noiosa: il risultato è un'interpretazione monocorde generalizata (aggiungo che è il problema comune alla maggioranza dei cantanti che escono da quella fucina). Tutto - o quasi - già sentito. 
Voto 6: la sufficienza c'è perchè il compito è svolto anche se c'è un fortissimo odore di scopiazzatura ovunque. Un'artista al settimo album dovrebbe essere in grado di staccarsi dalle mode e crearsi una propria identità. Non penso piacerà ai fans di Annalisa mentre potrà essere consumata con felicità da chi ascolta musica nei supermercati. Aspettando la vera Annalisa.

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