lunedì 5 ottobre 2020

Le Pagelle del Fabiet - The Other Girl (Chiara Pastò)

 

Esiste un pubblico che consuma musica nello stesso modo in cui si mangiano patatine davanti ad un film di serie B. Oggi questo è il pubblico che dirige il mondo della musica: un po' ignorante, un po' sbilanciato verso altre forme d'arte moderne ( tipo il "mipiace" su facebook o "il selfie" su altri social). Ogni tanto questo pubblico ascolta qualcosa (si parlo di musica, di canzoni) senza alzare tanto il volume, un po' più spesso assiste ai corsi di aggiornamento che si tengono - gratis! - in TV in cui fantomatici insegnanti di canto (di solito sono 4) ascoltano e demoliscono potenziali artisti nel giro di 2 minuti. 

Abituati e assuefatti da una musica spesso ricreata in laboratori stile "Frankenstein", dimentichi del fatto che questa va degustata con calma, ad occhi chiusi, digerita, goduta possibilmente sola. E va giudicata - ma non è obbligatorio - dopo un ascolto (o più) sereno, serio, posato.

Esiste un altro pubblico, "the other audience", meritevole e in grado di ascoltare e godere di altro, qualcosa di profondo, ad esempio, "the other girl".


The other girl - Chiara Pastò. L'altra ragazza del titolo è lei, Chiara. E' sufficiente il primo incredibile brano ("dove sei") per capire che ci troviamo di fronte ad un album studiato in ogni particolare, dai testi poetici e profondi agli arrangiamenti classici ma pieni di sorprese, dai suoni ricchi e brillanti alla  ricercata caratura di tutti i musicisti e compositori presenti. Album dominato però da una voce - la sua - in grado di interpretare, raccontare e - soprattutto - legare tutti i brani pur preservandoli nella loro unicità. Quello che balza all'orecchio è sicuramente la purezza del suono, non troviamo nulla di finto o di costruito fra le 4 mura domestiche, orchestra compresa. Tutto vero. Questo fa si che alzando il volume dell'impianto (cosa che si dovrebbe fare sempre) e chiudendo gli occhi vi ritroverete al centro della musica. Chiara sarà li, davanti a voi, senza plugin o diavolerie elettroniche atte ad ofuscare o mimettizzarne la qualità vocale, tutte le sfumature servite su un piatto d'argento e non tagliate selvaggiamente, sport preferito di molti produttori.
Voto 9: un album di vera musica italiana anche quando il testo è inglese. Nessun brano è scontato, gli arrangiamenti nascondono sempre sorprese sotto un'abito che può apparire classico. Su tutto domina la voce di Chiara Pastò: giovane ma già matura e in grado di stare fra le grandi. Unico appunto: la decisa superiorità - soprattutto a livello di interpretazione - dei brani in italiano rispetto a quelli in inglese. Se posso dire la mia, la sua strada è la prima.

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