Non dobbiamo mai smettere di cercare anche quando non pare più il momento, anche quando ti dicono che "non hai più l'età" o che "non serve a nulla, ". La ricerca è essenzialmente per noi stessi e per il nostro arricchimento non di certo per gli altri. Se qualcuno poi vuole arricchirsi con noi, ben venga.
Ricerca non significa sempre successo anzi molto spesso (e soprattutto di questi tempi) non paga nell'immediato e nemmeno del futuro prossimo. Nel possibile futuro si, forse paga.
Le pagelle di oggi ascoltano un cercartore puro: Mike Scott e quel che resta dei Waterboys.
Good Luck, Seeker - The Waterboys. Pare un augurio rivolto a se' stesso, al leader dei Waterboys che ci crede ancora e continua imperterrito nelle uscite discografiche e nella ricerca sonora. Il precedente "where the action is" mi era piaciuto a tal punto da tenerlo in playlist per un po' di tempo. Se l'azione era molto rock per la ricerca si punta molto sull'ambiente soul, facile quando il primo brano si intitola "soul singer". Un soul - rock'n'roll se mi è permessa questa fusione. Riuscito in parte, ascoltabile e riascoltabile nei primi brani grazie alla competenza di Scott nel trovare equilibrio fra sonorità, ambienti, arrangiamenti e testi. Meno riuscita la seconda parte, più elettronica e scura in cui non si capisce bene cosa si deve ascoltare: testi recitati o musica sottotono e ripetitiva, title track compresa. Nel mezzo, a fare da bilancere, una curiosa cover di "why should I love you" di Kate Bush (che Prince scrisse per Kate contenuta nell'album "red shoes") che non brilla di certo per originalità.
Voto 6,5: album riuscito a metà con una cover importante ma che non convince. Nessun brano meritevole di citazione nonostante il lavoro di produzione fatto in studio meriti più di un ascolto. Album che forse anche i fans di Scott metteranno velocemente sullo scaffale.
Nessun commento:
Posta un commento