giovedì 7 gennaio 2021

Wednesdays - Ryan Adams (Le pagelle del Fabiet)

 

Il mondo dei social. Le mie sicurezze ora sono solo illusioni: quello che mi pareva il futuro della comunicazione fra persone molto lontane fra loro è diventato il palco perfetto per far uscire il peggio dell'umanità: storie, falsità, invenzioni, insulti gratuiti. Faccio fatica a trovare quello che speravo: conoscenza condivisa, collaborazione, educazione. Faccio fatica a capire quello che è vero e quello che è falso tanto da avere la continua esigenza di toccare con mano la realtà e rinunciare a credere a quello che non posso vedere con i miei occhi. 
Ryan Adams è accusato di molestie. Situazione non chiara e da provare. Certo, nell'ormai malato "mondo dei social" additare e accusare è diventato lo sport senza spreco di calorie e con elevato ma incerto appagamento personale. Ryan è colpevole "perchè io non lo sono di certo". 
Ryan Adams si trova in una posizione difficile ma le accuse non hanno ancora avuto un seguito. Meritano rispetto accusato e accusatrici, sperando che non sia una "bolla" destinata semplicemente a scoppiare (o magari speriamo lo sia). Nel frattempo, nessuna censura. 
Nel frattempo ho ascoltato, sperando che la musica faccia quel che ha sempre fatto: trasportarmi sul mio pianeta preferito. Se lui è colpevole, io sono colpevole.


Wednesdays - Ryan Adams. Un dolcissimo album folk ricco di chitarre che si apre con un emblematico "I'm sorry and I love you" che da molti verrà visto come un'ammissione e un tentativo di redenzione. Wednesdays è un album modesto, per molti versi, il cui fine è semplicemente dare tranquillità e pace all'ascoltatore. Pace che probabilmente l'autore spera di vedere tornare indietro. Arrangiamenti semplici spesso ridotti ad un semplice accompagnamento chitarristico, brani che tendono a raffreddarsi e con la voce, rarefatta, sempre centrale. Tutto il resto degli strumenti resta molto indietro, a distanza di sicurezza, nascosti timidi e, nel momento in cui emergono si mantengono tiepidi ed essenziali. Non esistono alti o bassi, la qualità dei brani si mantiene su livelli discreti rendendo l'ascolto piacevole fino alla fine. Riascoltiamo? Attenzione, la tranquillità potrebbe trasformarsi in inquietudine e malinconia.
Voto 6,5: una produzione non esaltante, brani che tengono compagnia per un ascolto o due, poca profondità che arriva soprattutto dal cantante, Ryan, che non trasmette le emozioni che ci potremmo aspettare. Ed è forse questo il lato veramente negativo di questo album.

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