Sento una grande mancanza di thriller. Film che impongano la chiusura degli occhi (si non sono un coraggioso come voi, sono un fifone) ogni due minuti lasciando l'udito unico spettatore di momenti al buio, senza musica.
Senza sangue ma pieni di coltelli affilatissimi, pieni di ombre non bene identificate, di misteri che si intrecciano fino alla fine e di personaggi ambigui, di ospedali psichiatrici e colpevoli innocenze o innocenti colpevolizzati. Da troppo tempo non se ne vede uno.
L'UOMO INVISIBILE
Regia di Leigh Whannell
2021
con Elizabeth Moss, Aldis Hodge
Attratto sicuramente dal titolo che riporta al cult di H.G. Wells mi sono convinto che fosse un buon film ancora prima di vederlo. Attrazione che continua anche durante i titoli iniziali (apprezzatissimi), non delude la visione grazie ad una serie di punti interrogativi che restano al loro posto fino a metà spettacolo. Non manca il pane per i nostri denti, la classica protagonista vittima del cattivone, impotente e - quel che più ci interessa - non creduta dagli amici o parenti piú prossimi. Il ritmo é serrato e non c'é spazio per momenti leggeri o umoristici, ben presto precipitiamo nell'incubo degli eventi grazie ad una buona regia, meno grazie alla bravura degli attori (Moss a parte grazie ad un make-up convincente). Tutto bene fin quando non ci risvegliamo in un poliziesco (troppi poliziotti e pistole insomma) o un western da ospedale psichiatrico. Errore o serie di errori che causano la perdita di interesse fino al finale con sorpresa banale, un contro finale insipido ed un finalone-one che purtroppo non convince.
Voto 7: ancora un brutto thriller? No, sono troppo esigente e questo "uomo invisibile" é tutto sommato godibile. L'approfondimento psicologico - che poteva starci - non esiste e purtroppo dalla metà in poi il dramma diventa quasi un film di super eroi. Comunque superiore alla media attuale.
Nessun commento:
Posta un commento