Faccio parte dei ragazzi fortunelli che hanno vissuto in prima linea gli albori dell'industria dei videogiochi, ho vissuto sulla mia pelle i primi pixel in movimento sulla tv di casa, i caricamenti eterni dello ZX Spectrum o del Commodore 64, la vista doppia causata dai primi game boy e così via.
Non sono mai stato un NERD riconosciuto in quanto tale perchè poi i miei interessi erano veramente tanti. Ma i videogiochi hanno sempre occupato un bel po' del mio tempo - soprattutto notturno. Ho esultato per i primi modelli poligonali, mi son fatto mille domande ai primi collegamenti online, ho consumato diottrie inseguendo le migliori performance in Phantasy Star Online. E ancora oggi riesco a stupirmi per tutto quello che viene inventato attorno a quella che è diventata un'industria con tanto di fatturato, società quotate in borsa, budget e manager che probabilmente non sanno nemmeno tenere un joystick in mano.
Poteva uscirne una serie tv dedicata a questo mondo? Certo, e .... perchè non è arrivata prima?
MYTHIC QUEST
2020
di Charlie Day, Megan Ganz, Rob McElhenney
con Rob McElhenney, Charlotte Nicdao
Una commedia - finalmente - interamente ambientata all'interno di una software house. Ormai - come scrivevo qui sopra - attorno ad un videogioco ruota una infinità di persone, non solo stretti programmatori. Accanto a chi si occupa della programmazione vera e propria (un tempo bastavano due persone e - se fortunati - un musicista) troviamo manager, sceneggiatori, visionari, impiegati, addetti alle risorse umane, P.R. e tester pagati apposta per giocare e scovare i cosidetti "bugs". Mythic quest indaga in modo ironico ma profondo sui rapporti fra tutti questi "addetti" scovandone tutte le criticità umane e lo scontro di interessi artistici ed economici che ne deriva. Ecco che chi ha ideato il videogioco non sa bene come realizzarlo, chi deve venderlo non è interessato a quel che succede ma a quanto attraente sarà per i giocatori e quanto venderà. Mythic Quest va oltre, parla di rapporto uomo-donna, di nazismo, di pari opportunità e di amore. Lo fa strappandoci sempre un sorriso - alla fine - senza però cadere mai in volgarità o luoghi comuni, lasciando fra l'altro una sottilissima sensazione di giustizia che fa star bene per tutta la prima serie.
Voto 9 : una sorpresa che fa star bene con un "finale di stagione" atipico girato durante le prime fasi della pandemia. C'è spazio anche per un episodio "retrò" molto poetico. Attori perfettamente calati nella parte e ritmo impeccabile. Da vedere assolutamente anche se non siete "del settore".
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