giovedì 6 maggio 2021

Heavy Sun - Daniel Lanois (Le Pagelle del Fabiet)


C'è qualcosa, forse qualcosa di chimico, che ci lega alle nostre prime esperienze. Esperienze di cui abbiamo un vago ricordo ma che continuano, da sempre e per sempre, a circolare dentro di noi. Sono nel sangue, negli impulsi nervosi, nei nostri muscoli e nelle nostre ossa. 
Le prime canzoni ascoltate, le prime esperienze amorose, tutta la matassa del "primo" o della "prima volta", seppellite dalla vita che scorre ma sempre sotto quella "coperta" che le nasconde alla nostra vista e alla vista degli altri. Il tempo ne cancella la cronologia e tende a mischiare un po' tutto, quello che è certo è che ad un certo punto vogliamo rievocare, tornare. Come se il nostro tentativo di riprendere quello che pare dimenticato potesse ringiovanirci o redimere altre azioni compiute più o meno recentemente.

Daniel Lanois si riavvicina al gospel, la prima musica che ha ascoltato (dichiara). Lo fa da persona più che matura dopo aver suonato altro e aver prodotto per i più grandi artisti (U2, Dylan, Gabriel ecc ecc). Lo fa con "il ricordo-sangue" della prima esperienza condito da tutto quel che è stato dopo.

Un finto ritorno insomma. 

Per me ancora non è arrivato il momento


Heavy Sun - Daniel Lanois. Ho già parlato di artisti che trasformano in oro quel che toccano. E' il caso di Daniel Lanois che ricordiamo tutti per l'intelligente produzione di grandi Album e di grandi artisti. E' anche un artista di quelli che "stanno sul palco" ed "Heavy Sun" è il gruppo presente in questo album composto da Rocco DeLuca (chitarra e voce), Johnny Sheperd (organo e voce) e Jim Wilson (basso e voce). Ben tre vocalist per una riuscita ambizione: portare la voce e le voci in primo piano. Tutti i brani ruotano attorno al gospel e presentano arrangiamenti classici accanto ad altri più sofisticati e ben prodotti (d'altronde è la peculiarità di Mr.David). Voce e voci, scrivevo, che si muovono sempre in equilibrio controbilanciate spesso da una strumentazione minimale ma ben presente, più elettrica ed elaborata in altri. Non potrebbe essere Gospel senza un buon organo e se lo vogliamo veramente buono dobbiamo puntare sull'Hammond: presente in quasi tutti i brani assicura un continuo cambiamento di colore grazie alle infinite possibilità dei suoi registri e del suo Leslie. 
Voto 8,5: oltre 40 minuti di musica viva che punta tutto sul calore delle voci alternando momenti dal sapore classico accanto a cose più..."Lanois". Il gospel è solo un punto di partenza, seppur centrale, da cui parte un discorso musicale ben più ampio e tutto da scoprire. Un Album relativamente tranquillo che raggiunge l'incredibile obiettivo di scaldare l'anima ad ogni ascolto. Perde qualche "mezzo punto" per la mancanza di qualche brano "che buca" e per una leggera sensazione "new age" che non mi ancora non mi abbandona nonostante ripetuti ascolti. Ma cercate di farlo vostro prima possibile.

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