martedì 5 luglio 2022

Porcupine Tree - Closure/Continuation

Tornano i Porcupine Tree dopo molti anni di assenza. In realtà si erano sciolti ed ora si sono rimessi assieme ma queste cose di "gossip" non mi interessano e penso che un gruppo, in fondo, non si sciolga mai. Semplicemente smette di produrre in attesa di "altro". A volte ritornano e i Porcupine Tree sono un bel ritorno. Gruppo che deve molto all'Italia (i primi successi di pubblico li ha avuti qui) e al "progressive". Non sono d'accordo con quest'ultima affermazione ( che riporta ogni rivista da sempre). Se devo dare una collocazione, cosa a me spesso antipatica ma in questo caso utile, direi sicuramente un Rock bello sano che può passare da "duro duro" a "dolce dolce" in modo veramente intelligente. Inoltre riscontro forti legami psichedelici (grazie agli arrangiamenti tastieristici di Richard Barbieri).

Miscela ideata dal fondatore del gruppo, Steven Wilson, polistrumentista e "nerd" persona incredibilmente attiva e attenta ad ogni dettaglio. Caratteristica di tutti gli album dei Porcupine Tree è infatti oltre ad una buona dote compositive l'attenzione nella ripresa e riproduzione di tutti i suoni. Una delizia per le nostre orecchie, insomma.

Porcupine Tree - Closure/continuation. Il brano di apertura "Harridan", un 5/4 che contiene già tutti gli ingredienti migliori dei Porcupine, basta per portarci nel loro mondo e preparci al meglio per l'ascolto di questo ottimo e graditissimo ritorno. Gli ingredienti, dicevo genericamente. Andiamo a vederli: sezione ritmica incalzante, chitarre elettriche dalla distorsione calibratissima, tastiere a colorare con classe, effetti come se non ci fosse un domani. Il tutto mixato alla perfezione, è questo il denominatore comune a tutti gli album dei Porcupine Tree, una cura maniacale dei suoni e la loro collocazione nello spazio-tempo. L'album dura oltre 1 ora e dimostra tutta la voglia del gruppo di tornare sulle scene portando brani credibili che hanno l'unico difetto di cadere, saltuariamente, sotto il peso del lavoro di post-produzione. Ma questo fa parte del gioco da sempre ed è anzi un ingrediente (come dicevo all'inizio) necessario per immergerci (e sommergerci) in un ascolto completo. Si passa da un rock psico-progressivo a ballad più dolci ("Dignity") e orecchiabili (ma mai troppo). 
Voto 8,5: la vena compositiva c'è ancora così come la voglia di suonare, d'altronde i Porcupine sono un gruppo vero che pensa prima alla musica poi a tutto il resto. L'album oscilla fra i dejà ecoutè e qualche nota di novità così come deve essere (ma non sempre è) per le reunion importanti. Closure/Continuation è comunque un album da avere senza se e senza ma, spanne sopra alla produzione attuale.

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