La bella notizia è che sono riuscito a guardarmi - finalmente - ben due film di seguito. Senza pause, con pop-corn calde e salate e - importante - senza toccare il telecomando per bypassare scene noiose.
Sono un appassionato di cinema "entry level", cerco di tenermi informato sulle uscite e di non perdere i bei film. Come faccio a capire se un film è da vedere o no? A"intuito" (quello che percepisco da un trailer) o leggendo qualche veloce recensione (intuito indiretto). Ammettiamolo, gli ultimi anni sono stati poveri e avari di qualità. Le recensioni positive sono poche e non sono il primo a notare un calo qualitativo generale. Per chiudere il discorso: difficilmente sono riuscito a guardare un film dall'inizio alla fine, gli altri sono stati colpiti dalla furia del telecomando (si, ho bypassato i troppi momenti banali e noiosi) Colpa mia?
The Menu. Ho letto la presentazione e già mi piaceva. In quest'epoca di Masterchef, 4 ristoranti, cucine del diavolo e format simili il film sullo chef mi mancava (c'è il telefilm però!). Se poi si tratta di un thriller la curiosità diventa morbosa e l'attrazione fatale, devo vederlo immediatamente. Parto dal fondo: guardatevelo. Il regista è Mark Mylod, a me sconosciuto, devo decisamente recuperare le altre sue opere (sperando che siano all'altezza).
Capolavoro? No grazie.
No, non è un capolavoro. La bellezza del film risiede in due ingredienti: l'idea (e tutta la narrazione) e lo chef interpretato da un indelebile Ralph Fiennes. Tutto il resto è si buono ma non eccelso. Immaginate il più grande chef del globo, pagatelo (salato). Immaginate la miglior location esistente ( un'isola), pagate pure quella. Voi siete i clienti attratti dal nome, dal lusso, dalla possibilità di postare sul vostro profilo la foto di un piatto che è per pochissimi. Probabilmente di ingredienti, di gusto, di filosofia della cucina ne capite poco o nulla, lo chef può proporre qualsiasi pietanza: la cosa più importante per voi è l'invidia dei vostri amici.
Pensate ora allo chef. Per lui la cucina è arte, pensiamo a quanta frustrazione può esserci quando non è l'arte ad essere apprezzata ma lo status che si crea attorno ad essa. La storia di "the menù" attinge a questa condizione infatti è lo Chef il protagonista principale, uno Chef frustrato e disperato che ha realizzato ed accettato questo vuoto. Così disperato da organizzare un'ultima cena da condividere con alcuni inconsapevoli clienti. Saremo dalla sua parte?
Horror? No grazie.
Non intendo proseguire con la trama, dovete gustarvela e scoprirla da soli. Mi ha colpito - e mi ha tenuto incollato allo schermo - l'esercizio di equilibrismo del regista che è riuscito (e bene) a trattare il tema in modo originale e mai banale all'interno di un genere più leggero qual'è l'horror/thriller. Non è splatter ma i momenti forti non mancano, gli ingredienti thriller ci sono tutti ma vengono proposti a piccoli e brevi sorsi, interrotti dall'incedere del menù e dalle varie pietanze via via sempre più macabre.
Humor nero.
Qualcuno potrebbe vederci una critica alle proposte - esagerate - di certi ristoranti. Non penso sia così, in diversi momenti il film spiega anche molto bene cos'è l'arte e la creazione con lo scopo di esaltare il ruolo del personaggio principale e di ingigantirne i problemi. Non ho trovato banalità ma molta classe nel raccontare gli eventi e nel non esasperare le situazioni (che sono veramente tante). La tensione è crescente, le sorprese sono dietro ad ogni portata anche se non si arriva mai al "colpo di cuore".
Risultano invece banalotti i clienti soprattutto all'inizio (quando siamo costretti a conoscerli): c'è il "solito" personaggio famoso, il classico miliardario che nasconde l'amante, i mafiosetti e - non potevano mancare - gli incorruttibili recensori.
Banale la collocazione sociale, banali le loro storie. Ma - e qui sta il bello - tutto fa parte di un piano ben preciso e porterà ben presto a nascondere questo aspetto (sarà voluto?).
Banale potrebbe risultare il finale anche se - secondo me - è nella sua risoluzione, quasi geniale. Qualcuno però potrebbe non essere d'accordo.
Recuperatelo, buona visione.
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