lunedì 7 settembre 2020

Le Pagelle del Fabiet - The Red Planet (Rick Wakeman)


Finalmente tornano le Pagelle per la gioia mia ma soprattutto dei pagellandi, quei gioiosi figuri che una volta ultimato il loro lavoro pensano di avere raggiunto la gloria. Invece no, la strada è dura e impervia e passa anche da questo blog, dalla mia penna o meglio dalla mia tastiera rovente.
Tastiera rovente che non si è spenta durante questa estate, ho continuato ad ascoltare e scrivere, scrivere ed ascoltare. 
Si riapre con un musicista che ha fatto la storia, Rick Wakeman famoso soprattutto per essere stato il tastierista degli "Yes" e l'autore di album memorabili come "The six wives of Henry VIII" e "King Arthur". Fra i due io preferisco il secondo ma il nuovissimo "The Red Planet" uscito a giugno si rifà al primo nominato.



Rick Wakeman - The Red Planet Rick era il principale antagonista di Keith Emerson. Penso che, in un'ipotetica sfida, abbia vinto il povero Keith (che ci ha lasciati qualche anno fa) soprattutto grazie al suo esibizionismo. Ma - secondo me - anche tolto l'esibizionismo Keith gli era superiore soprattutto a livello compositivo. Rick invece è stato sicuramente eccelso nella sua produzione, anche se non tutta convincente, alla fine i suoi grandi album - al netto dell'incredibile esperienza con gli Yes - son quelli sopra citati. Questo "The Red Planet" ,  concept album dedicato ovviamente al pianeta rosso, ha molti legami sonori con "The six wives of...". Questo è il primo lato negativo, tutto pare essersi fermato al 1973 fino ad apparire come una nostalgica riproposizione sonora, arricchita solo leggermente da una produzione piu' moderna. Se aggiungiamo che a livello compositivo non si raggiungono vette tanto che l'album scorre si tranquillo e piacevole ma senza momenti veramente emozionanti o degni di essere ripercorsi. Anche l'esecuzione pare statica e l'impressione che tutta la musica si muova "a comando" è molto forte. 

Voto 6,5: si ascolta anche due volte ma poi si lascia. Non c'è nemmeno una grande esplorazione sonora per quel che riguarda i sinth. Insomma, il "solito" grande Rick Wakeman, piacevole e bravissimo ma un po' troppo distaccato dalla realtà. D'altronde è un disco su Marte.

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