lunedì 16 agosto 2021

James Senese - James is back

Quanto ci e vi manca Pino da 1 a 10? Probabilmente 10 per molti di voi. E parlo del vero Pino, non di certo quello degli ultimi album o degli ultimi concerti anche se ogni volta che indossava chitarra e si metteva a cantare erano brividi assicurati.

Che eredità ha lasciato oltre alle sue profonde canzoni? Alcuni musicisti, sparsi, che saltuariamente riescono a farci riascoltare un timido eco di della sua anima. 


Mi riferisco ai musicisti di un concerto che potete trovare in rete: Esposito, Zurzolo, Amoruso e De Piscopo. Concerto girato alla tv svizzera (studi RSI) nel suo periodo d'oro. Ho visto il mio primo PINO al teatro Roma di Vicenza, nel 1988 era accompagnato da musicisti incredibili (Aron Ammun batteria, Jeremy Meek basso, Bruno Illiano tastiere e Mel Collins - King Crimson - sax). Live strepitoso ed emozionante di cui conservo ancora un ricordo vivo e pulsante, grandissima energia ma niente di paragonabile a quanto si ascolta nel video di cui vi parlo. Fra i citati ne manca però uno, James Senese.

James is back - James Senese. Da quanto scritto sopra probabilmente vi aspettate un trattato pieno di riferimenti a Pino Daniele. No assolutamente, ho lasciato l'elemento nostalgico nell'introduzione per cercare di restarne staccato qui. La copertina di "James is back" rende già l'idea dell'ascolto che ci aspetta. L'album arriva dopo 9 anni di assenza discografica ed è scurissimo, quasi nero. Esplora un bel pezzo di musica afroamericana senza tralasciare il linguaggio ritmico e sonoro di Napoli. Scurissima anche la voce di Senese, scurissimo il suo sax. Si respira aria di libertà e di esplorazione e James chiarisce questa voglia di partire del corpo e della mente nel brano che apre l'album. Basso-batteria sostengono in modo deciso tutti i brani lasciando spazio a suoni piu' percussivi solo in " 'o meglio amico mio" in cui piu' di ogni altro brano si respira l'aria dei quartieri di Napoli. Per il resto fa da padrone un funky bello pesante addolcito ma non troppo da un Rhodes (a sua volta addolcito dal classico chorus) e da indovinatissimi arrangiamenti per fiati ( non vorrei sbagliare ma troviamo sax - probabilmente Senese - e tromba ). Si gode in continuazione, passatemi il termine, e si muove la testa ritmicamente nello strumentale "duendes" prima di concludere in festa con "ancora ancora" e l'unico brano malinconico, probabilmente un epilogo "tutta 'a vita accussì".
Voto 8: buono, non ottimo in quanto bello da ascoltare, suonato divinamente e con poche cose fuori posto ma forse, al secondo giro, senza grosse novità o momenti originali. Ma non è un difetto e quanto scritto non preclude l'ascolto a ripetizione. Averne e...bentornato James Senese.


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