martedì 7 settembre 2021

Welcome 2 America - Prince

Purtroppo Prince non è più in questo mondo. Compositore produttore cantante chitarrista polistrumentista, grande performer live. Un artista chiaro scuro, da una parte la sua immensa produzione conosciuta e le sue performance piene di carica vitalità musica e - diciamolo - gioia di vivere in pienezza la vita. Dall'altra i misteri che si nascondono sulla sua vita privata.

Pochi possono dire o raccontare di averlo conosciuto veramente (forse solo i suoi primi amici/musicisti). E poco sappiamo dell'archivio musicale che non è stato pubblicato, nascosto da qualche parte e custodito chissà da chi. Un tassello arriva in questi giorni ed è subito caccia all'etichetta: "a quale fase appartiene, a cosa somiglia, come sarà"? Vediamo di curare una pagella diversa dal solito e provare a comprendere cos'è questa nuova (vecchia) uscita.

Welcome 2 America - Prince.  Facciamo luce sul dubbio principale: si tratta di un album "nuovo" uscito postumo o di una "scelta" di brani della sua vasta produzione nascosta per bene a Pasley Park? La prima pare, si tratta di un album che doveva uscire nel 2010 ma che non ha visto luce sicuramente per uno dei non tanto rari ripensamenti del principe ( ricordo l'episodio più famoso, il "black album" ritirato e rinnegato da Prince, pubblicato dopo molti anni quando comunque circolava già nella sua edizione pirata). Scontento perchè? Non è dato conoscere cosa girava nel suo geniale cervello quando si trattava di scegliere cosa portare in concerto o su un album. Divido in tre la sua produzione: a) quella geniale legata soprattutto al primo periodo, b) la produzione mediocre, brani incomprensibilmente usciti e pubblicati senz'anima tanto da farlo sembrare "finito", c) ottimi album dal grande sound che non contenevano però "hit" o genialate sonore particolari. Questo "welcome 2 America" appartiene alla fascia "C", indubbiamente. Bei brani da ascoltare, ben prodotti, pieni di spunti, maturi ma non per questo non celebrativi del grande passato, quello che appartiene al "ceppo a". Non è difficile infatti riconoscere suoni, tracce, motivi, grooves legati al passato. Tracce di "Sign of the times", qualcosa da "Diamonds and Pearls", mescolati sapientemente al brivido funk più recente, meno "Prince" ma sicuramente più "nero". Ecco che la chitarra ritmica lascia gentilmente spazio ai vecchi suoni dei synth analogici ( ottima "Running game"), torna qualcosa anche dai primi album solitari ("hot summer") , ovviamente non mancano le ballads erotiche ("when she comes") con il classico falsetto e brani più rock'n'roll ("Yes" e siamo dalle parti di 1999). La solidità, com'è sempre stato, è assicurata da una sezione ritmica sapiente generosa e potente.
Voto 8: la produzione di Prince non ha età, non è collocabile se non all'interno della sua discografia, la prima parte ben definita la seconda invece più cerimoniale ma non per questo meno interessante, sicuramente meno ispirata ma sicuramente libera da ogni imposizione commerciale. Questo album postumo appartiene ovviamente alla seconda parte della vita di Prince, quella in cui il live era la vita, il disco un po' meno. Buon album forse sicuramente fra i migliori usciti nel periodo che ha preceduto la sua morte.

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