domenica 19 dicembre 2021

The Bridge - Sting

The Police, altro gruppo della mia gioventu'. Andy Summers, Sting e Stewart Copeland. Un'idra a tre teste destinata a lasciare tanti bei ricordi. Estate 1985, Live Aid, Sting accompagnato da Branford Marsalis (fratello di Wynton, come verrà ricordato spesso e volentieri): ottima occasione per capire - se già non si fosse capito - che Sting ha già intrapreso una carriera solista. Destinato ad un successo incredibile pur sempre all'ombra della band citata qui sopra. La frase "eh ma con i Police" che frulla da sempre nella mia testa sarà pronunciata, negli anni a venire, parecchie volte da critici, fan, musicisti, addetti ai lavori.E venne "The dream of the blue turtles", sicuramente maturo e completo ma "eh con i Police". Poi arrivò "Nothing like the sun" che piaceva a tutti, sicuramente un ottimo seguito ma "eh con i Police...". Quindi "The soul cages" che mi piaceva e mi piace tanto per alcuni suoi brani riflessivi e tuttoggi al di fuori del suo repertorio. Ma con i Police... E ancora ancora. Il successo di Sting non mi è mai piaciuto così come la persona, sempre in bilico fra altruismo e antipatica autovenerazione. Un po' di luce solo grazie alla Reunion di cui resta uno splendido Bluray Live che mi ricorderà, per tutta la vita, quanto mi è mancata l'energia dei "The Police" prima, durante e dopo.

The bridge - Sting. La domanda è spontanea: ma Sting ama ancora comporre, suonare, cantare? La mia risposta, personale e non basata su fatti che posso conoscere, è un tragico "no". Dalla sua musica degli ultimi anni percepisco tante cose: nostalgia, routine, mancanza di idee, mancanza di colore. Manca di colore la copertina di "The Bridge" sicuramente un album di Sting "ultime uscite", con alcune canzoni che hanno il compito di ricordarci chi è: un cantante dalla voce affascinante, un compositore consumato di hit che non riescono ad emergere forse per mancanza di coraggio nella produzione. Che si fa? Si ascolta comunque attratti dalla sua voce sicuramente tranquillizzante e meno aggressiva del solito che - pur nello svolgere il compito - può emozionare come poche altre. Ma ogni brano è un "già ascoltato" un po' in tutti i settori. Batteria, basso e chitarra suonano a memoria vecchi arrangiamenti su nuove canzoni. Strumenti "accessori" aggiungono si un po' di colore ma spesso scontato e - comunque - mai all'altezza di quello che dovrebbe essere un vero disco di Sting, qualcosa che, pur nel passare degli anni, dovrebbe far scattare un certo amore per l'ascolto. Perchè questo spirito di conservazione? A mio avviso, ma sono sempre ipotesi personali, la mancanza di musicisti validi attorno all'attore principale, musicisti che al posto di fare bene il "compitino" si espongano a dare un po' di arte creativa. Ma qui mi fermo, probabilmente conosco ben poco la possibile e discussa "dittatura" di Sting. 

Voto 6: sufficiente, aggiungete un punticino se amate le atmosfere intime perfette per sedurre e consumare. Attenzione però il rischio "sonno" o "mal di testa" è sempre dietro l'angolo quindi valutate molto bene le capacità uditive del vostro "lui" o della vostra "lei".

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