sabato 30 luglio 2022

Concert: Steve Hackett

 

Fortunello ad essere in vacanza e trovare il tempo, fra le molte attività e richieste, di assistere (per la prima volta) ad un concerto di Steve Hackett. L'ex chitarrista dei Genesis viene in Italia praticamente una volta l'anno ma l'ho sempre colpevolmente evitato.

E' di gran lunga il mio chitarrista preferito: Hackett a 70 anni è ancora padrone della sua chitarra, crea accompagnamenti e melodie a tratti dolci ma anche cupe, dure, sognanti grazie ad un controllo che ha da sempre sul suono e - ovviamente - sulle sue mani. Ciliegina sulla torta: non si è mai fermato nell'evoluzione e nella scoperta di quello che può uscire dall'amplificatore, effetti e feedback si mescolano a virtuosismi rinnovati da una continua ricerca sonora. Nei live incanta l'ascoltatore al di là di quello che propone: un mix di brani personali e di quelli - storici - del nostro gruppo preferito.

Due importanti parole sull'area del concerto, l'arena "Beniamino Gigli" a Porto Recanati, suggestiva e perfetta per questi eventi grazie ad un'acustica che - sinceramente - ho difficilmente riscontrato altrove.

Già all'esterno si fa notare grazie alla torre/orologio che resta un elemento chiave e dominante  anche all'interno. Per il turista (e per la storia) questa arena è il Castello Svevo, lascio il link per i curiosi
Arrivato alle 8.50 dopo una pizza veloce in riva al mare certo di entrare in velocità mi son ritrovato di fronte ad una bella fila (foto) dimenticando che qui siamo forse tutti in vacanza (e il posto prenotato fa la differenza). Pazienza. Il tempo di entrare ed ecco che inizia il concerto. Hackett, come detto, è al centro della scena, 70 anni e non sentirli veramente. Di gran lunga l'ex Genesis più in forma, ineguagliabile attività live (sarà ancora in Italia a novembre con un altro tour) ma anche per l'attività discografica (nel 2021 sono usciti ben 2 album a suo nome). 

Il gruppo è per metà il suo "storico" con il solido Roger King alle tastiere e Nad Sylvan alla voce. Il caro Nad amato / odiato occupa il posto abbastanza scomodo di dover evocare le voci di Gabriel e Collins. La sua non è - per fortuna - una mera imitazione. Nad - seppur non più in forma come un tempo - è un ottimo cantante ed interprete (e forse questo non è ben capito da una parte del pubblico che si aspetta - appunto - un'imitazione e non un'interpretazione seppur sui binari originali). Troviamo poi Rob Townsend ai fiati (flauto, sax e tastiere), grazie a lui i vecchi brani dei Genesis godono di uno spettro sonoro più ampio coprendo in modo intelligente le parti che un tempo furono del moog. La sezione ritmica è quasi nuovissima, grazie a questo rinnovamento alcuni momenti son diventati più "hard" e questo non mi ha spiazzato visto che i Genesis lavoravano molto bene nelle atmosfere folk ma anche in momenti indimenticabili che necessitavano di una bella spinta di gruppo. In questo Jonas Reingold (basso) e Craig Blundell (batteria) mi hanno impressionato in positivo. Nella prima parte del concerto poi Steve si è fatto aiutare dall'incredibile chitarrista Amanda Lehmann. 

Il concerto è stato godibilissimo per l'acustica del posto e per l'incredibile servizio di tutti i musicisti. Steve Hackett ha la capacità di essere al centro della scena ma di lasciare lo spazio a tutti. Il bello (per me, forse non per tutti) è che non si tratta di una Tribute Band ma di un gruppo che esegue gli storici brani dei Genesis senza fare un meticoloso copia incolla. In questo tour Steve ha scelto di rievocare tutto "Seconds Out" sicuramente il live più amato dai fans (non da me). Ebbene se da una parte ritoccare arrangiamento e parti scritte dei brani dei Genesis è peccato, dall'altra questo gruppo non cerca l'imitazione fine a se stessa. Ogni musicista ci mette del suo vuoi per l'interpretazione (cantante) vuoi per le caratteristiche dello strumento (sax) Lo stesso Steve ha perfezionato la sua performance in tutti i brani soprattutto per quel che riguarda le sonorità. Il risultato è quindi non una riproposizione con suoni vecchi (sicuramente affascinanti) ma un lavoro di lucidatura che a me è piaciuto. D'altronde gli stessi "3 rimasti" han fatto lo stesso (pur con un numero limitatissimo di brani). Cosa che - secondo me - non piace a chi cerca la riproposizione "stantia". Si tratta comunque di piccoli - ma importanti - dettagli che ho notato. 

Lo spettacolo è - per trovare una parola - standard. I musicisti sono abbastanza fermi e poche sono le occasioni da "olaaaa". Ma vista la caratura dei brani meglio così, si tratta di un concerto VERO, da ascoltare e meno da vedere, in una cornice di colori e sporadici effetti.

"Seconds out" dicevo: bel disco, ottimo live ma per me troppo zuccheroso. Amatissimo da tutti, però. In concerto ho notato alcuni brani suonati a memoria e stanchi (Squonk, Dance on a Volcano) una "I know what I like" un po' fuori luogo (il solo centrale mi ha fatto apprezzare i musicisti ma non c'entra con il brano), autentiche bombe (Los Endos) e gioielli riproposti in modo impeccabile (Supper's Ready su tutti con un finale allungato - approved - da un solo di chitarra magico che ha aggiunto importanza, se mai ce ne fosse bisogno, il brano più importante dei Genesis, e l'ottima Carpet Crawl). Ben accolta e indovinatissima la scelta di chiudere "Cinema Show" con Aisle of Plenty (così come succede nell'album originale), piccola ma significativa digressione da "Seconds Out".

Nella prima parte (circa 40 minuti) Steve ha giustamente presentato brani del suo repertorio.
 
Ritengo che Steve sia l'unico - attualmente - a proporre la musica dei Genesis nel modo corretto. Da una parte lui è i Genesis, è parte attiva del periodo che sta riproponendo a differenza delle tribute band che purtroppo - seppur credibili brave e capaci - si muovono in una comodissima operazione nostalgia (che ovviamente accomoda tutti i fans).
Oltre a questo, sempre Steve è l'unico ex-Genesis in piena attività. La riproposizione del periodo 1970-1977 è per lui proficua commercialmente parlando ma il vero Steve risiede, per me, anche nella sua incredibile attività discografica.
Proprio per questo ho apprezzato - e non poco - l'ottima musica della prima parte. Brani storici come "Shadow of the Hieropant" (finale da lacrime)  ma anche nuovissimi come "Devil's Chatedral". Tutta la sua discografia prosegue in modo onesto e spontaneo l'attività e l'esperienza dei migliori Genesis. Se "i tre rimasti" hanno cambiato completamente rotta negli anni '80, Steve è sicuramente il prosecutore di quel sound (nel bene e nel male).

Voglio dire, andiamo al concerto ad ascoltare Steve Hackett, non i Genesis (seppure storicamente questi ultimi ricoprano un'importanza enorme). E qui viene, in conclusione, la mia nota polemica verso il pubblico dal quale ho visto uscire molti punti interrogativi durante la prima parte ed una reazione freddina ai brani (che meritavano - eccome - ben altro trattamento). Addirittura - non avrei mai voluto sentirlo - qualcuno attorno a me si azzardava ad un "ma come non doveva fare i brani dei Genesis?". 
Capisco ma non approvo l'esultanza (e i testi cantati a memoria) di tutti sulle prime note di "Squonk", un applauso liberatorio quasi a dire "ah ecco comincia il concerto".

No, la parte più fresca, signori, è proprio la prima in quanto frutto diretto di composizioni e ricerche dell'artista. 
Da questa osservazione polemica potrebbe esserci una discussione sana ma chiudo qui, di questi tempi "social" si rischia di innestare una guerra.
Il giorno dopo mi ritrovo a riascoltare gli album di Steve, grande musicista, compositore e ... il mio chitarrista preferito.


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo in tutto specie sul pubblico freddino

Anonimo ha detto...

A Firenze il pubblico era caldissimo anche sui primi pezzi....a mio parere bellissimi

Fabio Ranghiero ha detto...

Si, attenzione parlo di freddezza nella prima parte poi ho percepito molto più calore 😉